SPAGHETTI CRUDI, CHE DELIZIA!

accademia_di_belle_arti_cortile_02Pare che sia meglio visitare i musei con la pancia leggermente vuota, piuttosto che leggermente piena, perché il corpo si trascina anche lo spirito nella ricerca di alimenti, ed entrambi sono più sensibili alle stimolazioni dei cinque o più sensi.
Io, comunque, spesso e volentieri mi sono ritrovato a visitare musei con la pancia totalmente vuota.
Ai miei tempi potevo entrare gratis nei musei, dove a volte ti davano gratis anche il depliant. Mentre oggi uno, le visite ai musei, se le deve pagare…….e i biglietti sono carissimi, e per dipingere è indispensabile aggiornarsi continuamente visitando i musei.

Ad ogni modo, ai miei tempi potevo entrare in un museo anche senza una lira in tasca e, una volta dentro e circolando alla larga da Bar e Ristoranti e tentazioni di quel tipo, potevo passarmi ore ed ore a studiare i miei maestri, senza problemi, al calduccio d’inverno e al fresco d’estate.

Arrivando in Nicaragua, parecchi anni più tardi, i miei alunni nicaraguensi mi hanno insegnato un trucco: per attenuare i morsi della fame bisogna bere acqua. Tanta acqua quanta sia necessaria per guadagnare tempo e non distrarsi.

1969-123-via-cavour-cm21x14Va bene, però sta di fatto che io nel 1969, arrivando a Firenze, tante cose non le sapevo e realmente non riuscivo a guadagnare tempo e le ore si facevano lunghissime, mentre la fame, come il vuoto, come un buco, si gonfiava sempre di più.
Poi ho saputo che in Arte i vuoti sono importanti tanto quanto i pieni, ma questo è un altro discorso.
Il fatto che sia arrivato in treno a Firenze e non a Venezia, per esempio, è stata puramente una casualità, una decisione dell’ultimo secondo, nell’incertezza e di fronte allo sguardo impaziente e arrabbiato del bigliettaio della Stazione di Cavaria, in provincia di Varese.

Sono sbarcato a Santa Maria Novella senza conoscere nessuno e senza sapere dove andare. Ho girato per varie ore, finchè sono riuscito a trovare un buco in affitto in Via San Zanobi, a tre isolati da Piazza San Marco.

Il buco era una stanzetta al terzo o quarto piano, in fondo a un budello di corridoio scuro di un miniappartamento, la cui proprietaria era una vecchietta tipo acciuga, sola, antipatica e autoritaria: proibito l’ingresso dopo le nove di sera, proibito accompagnamento di femmine, proibito dipingere con colori ad olio, proibito cucinare e, ovviamente, proibito entrare in cucina….però l’affitto era mezzo decente e quindi ho dovuto accettare queste condizioni estreme di sopravvivenza.

I primi mesi a Firenze me li sono passati come un cane, e sotto il controllo di questa vipera amareggiata (fortunatamente poi mi hanno salvato i corsi liberi della Scuola del Nudo nella Accademia di Belle Arti, dove finalmente ho ripreso a parlare e a comunicare con altri esseri umani).

1969-110-san-domenico-a-siena-cm24x32-25dis37Ad ogni modo, logicamente dopo poco tempo dall’arrivo a Firenze, i miei risparmi sono finiti, e l’orgoglio di chiedere soccorso ai miei familiari a Varese era aumentato……e sicchè non c’era sistema per sopravvivere se non vendendo qualche disegno…cosa impossibile in quella particolare situazione di isolamento urbano.

Io sapevo che Modigliani a Parigi vendeva o regalava i suoi disegni a cambio di assenzio o di un piatto di minestrone, ma qua a Firenze era diverso, molto diversa la cosa, non c’era più quel livello di civiltà che c’era a Parigi all’epoca di Modigliani.
I Bar e i Ristoranti erano già pieni di disegni e di quadri e di nuove offerte non ne volevano sapere per niente.
La vecchia vipera se ne andava quasi tutti i fine settimana fuori città, da alcuni parenti, non so, e il mio primo tentativo di invasione è successo in una triste domenica primaverile.

La fame era troppa, e quindi sono entrato in cucina e in poche parole mi sono fatto una spaghettata storica.
Poi ho pulito e lavato tutto alla perfezione ma non è servito a niente.
La signora acciuga ha scoperto tutto solo pochi secondi dopo il suo rientro ed è meglio che non racconti cosa è successo, è stato un disastro!

Sono riuscito a resistere nel buco mantenendo l’affitto solo grazie alle montagne di scuse, promesse, preghiere e lamenti con cui ho abbondantemente riempito il monolocale, riuscendo ad intenerire per un attimo il cuore di pietra della vecchietta tipo tedesca.
La promessa chiave per il successo è stata che non avrei mai più attraversato il budello scuro del corridoio e messo piede in cucina!
Condicio sine qua non” per continuare a sopravvivere con l’affitto nel buco.

Non so se sono passate due o tre settimane da questo fattaccio, ma la questione è che un’altra domenica quasi estiva mi ha sorpreso, nel silenzio dell’alba, con una fame mai provata in vita mia.

Qui devo fare una piccola parentesi a posteriori, perché a quel tempo non lo sapevo: la Conferenza Episcopale di Medellin del 1968 dichiarava che procurarsi il cibo in forme diciamo “irregolari” quando uno sta morendo di fame non è peccato. Questo lo dico perché le cose siano ben chiare anche rispetto alla mia anima, che dovrebbe essere rimasta pulita almeno da questo tipo di peccato. Non si sa mai.

1969-108-fontanella-di-boboli-cm38x28Il fatto è che in quella affamata domenica le ore della mattina le ho passate meditando sul da farsi. E non passavano mai.

E ad un certo punto non ho più resistito.

Sono andato in cucina e da ciascuno dei molti pacchetti di pasta aperti ho sottratto piccolissime quantità di spaghetti, linguine, tortiglioni, stellette, penne, rigatoni e farfalle.
E poi nella mia stanza/buco ho iniziato a masticare e inghiottire. La pasta cruda non è buona, anzi, è da vomito. Ma con abbastanza acqua si riesce a mandarla giù e a far sparire la fame.
La vipera/vecchietta/acciuga amareggiata non si è MAI accorta di niente, ed io con questo sistema sono riuscito a sbarcare diverse domeniche, e a concentrarmi nei miei studi d’Arte e di Pittura.
Per sbarcare poi gli altri giorni della settimana, è intervenuta direttamente la Divina Provvidenza, che mi ha fatto incontrare, studiando nella Scuola Libera del Nudo, l’amico Gianfranco Tognarelli, che arrivava ogni giorno in treno da Pontedera.
E ogni giorno, al suo arrivo, si andava innanzitutto dal vinaio, a farci uno strepitoso panino gigante con la trippa accompagnato da uno scandaloso bicchierone di Chianti….(che naturalmente Gianfranco pagava)…..giuro che in vita mia non ho mai degustato con tanto godimento quei panini, che erano contemporaneamente un inno alla vita, all’amicizia, alla pace e alla Pittura (ci saranno ancora a Firenze quei vinai ricavati da sgabuzzi minimi o da angoli stretti delle strade, o li avranno già chiusi tutti?)
1969-2-dalla-mia-stanza-a-firenze-cm32x24 Bisogna registrare a lettere cubitali il fatto che Gianfranco, con questa frugale alimentazione quotidiana (per vari mesi) ha praticamente salvato la vita di un pittore italiano del nord in cerca di se stesso nell’urbe fiorentina…..e anche se l’Arte italiana non ci ha guadagnato gran che, sicuramente le energie positive dell’universo si sono potenziate enormemente!
Poi, in Autunno, entrambi siamo entrati come studenti nella Accademia di Belle Arti, e da lì in avanti, con altri tipi di sotterfugi assolutamente onesti, legali e dignitosi, praticamente si è sbloccato l’orizzonte e risolto il problema della alimentazione materiale e spirituale del sottoscritto.
E…..se si vuole fare una risata finale con una ciliegina sulla torta….ecco il colmo della questione: una delle prime cose che il nostro Maestro della Scuola di Pittura nella Accademia di Belle Arti ci ha insegnato è di non risparmiare MAI sull’acquisto dei colori per dipingere, e che è necessario comperare i più cari di tutti…a costo di rinunciare al cibo e alla alimentazione…se si vuole davvero imparare a dipingere!

E così abbiamo fatto e continuiamo a fare ancora oggi, dopo quasi mezzo secolo.

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1969-LA MIA STANZA A FIRENZE cm.32x42

2 pensieri su “SPAGHETTI CRUDI, CHE DELIZIA!

  1. SOMOS FANTASMAS….A veces es mejor tener vacio el estomago y no tener lleno el cerebro de %$&/&$* como algunos jóvenes que no conocen la historia de su propio país. Bravo Sergio!

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