Daniel Pulido“Rock my war”

“Rock my war” è l’ultimo lavoro del pittore, poeta e scenografo colombiano/nicaraguense Daniel Pulido, un dipinto a olio su tela che definirei un suo capolavoro, una delle opere pittoriche più interessanti che ho visto negli ultimi decenni.

Con le sue stesse parole Daniel Pulido ci spiega questo dipinto: “Il quadro intitolato ‘Rock my war’ è un olio su tela di cm 102×169.

Fa riferimento ai fondamentalismi cristiano e musulmano che scatenano i gravi conflitti attuali, entrambi ugualmente ciechi,entrambi ugualmente fanatici e violenti. Ovviamente non mancano i fallaci dell’ONU, terroristi con la cravatta mascherati da diplomatici che approvano bombardamenti e massacri da New York; non mancano neppure i mezzi di comunicazione che trasmettono orgogliosamente al mondo in modo tanto ‘efficace’ come la tecnologia armamentista puo’ cancellare un popolo dalla carta geografica…..per spaventarci o avvertirci e perchè tutto sia visto dalla ‘comodità delle nostre case’ (dalla paura instaurata nelle nostre case) mentre facciamo l’aerobica quotidiana o mentre ci beviamo un cappuccino con la briosc…C’è una canzone di Silvio Rodriguez che dice:’che facile è protestare per la bomba che è caduta a mille chilometri dall’armadio e dal frigorifero’…”

DANIEL PULIDO, "ROCK MY WAR", 2011, OLIO SU TELA, cm 102x169

(“El cuadro se llama “Rock my war”, es oleo sobre tela,169 x 102 centímetros. Hace referencia a los fundamentalismos cristiano y musulmán que desencadenan graves conflictos actuales, ambos igual de ciegos, ambos igual de fanáticos y violentos. Por supuesto no faltan los falaces de la ONU, terroristas de corbata disfrazados de diplomáticos que aprueban bombardeos y masacres desde Nueva York; tampoco faltan los medios que transmiten orgullosamente al mundo la manera tan “eficiente” cómo la tecnología armamentista puede borrar un pueblo del mapa…para asustarnos o advertirnos y para que todo sea visto desde la “comodidad de nuestros hogares”( desde el miedo instaurado en nuestros hogares) mientras hacemos los aeróbicos cotidianos o mientras tomamos un café con galletitas…Hay una canción de Silvio Rodríguez que dice: “qué fácil es protestar por la bomba que cayó a mil kilómetros del ropero y del refrigerador...”)

DANIEL PULIDO, "ROCK MY WAR", 2011, OLIO SU TELA, cm 102x169, particolare

Una lettura pittoricamente superficiale dell’opera ci porta magari a certo Surrealismo alla  Sebastián Matta (1911-2002), cioè a un particolere punto di raccordo tra l’espressionismo e l’astrattismo.
Oppure a pensare al Gruppo Cobra (1948-1951), cioè ad un “piacere edonistico del gesto creativo risolto in un neoespressionismo materico esasperato….con poco interesse verso il misticismo o l’automatismo…e che affonda le proprie radici nella vivace arte popolare nordica”

Oppure anche a certo espressionismo astratto nordamericano esacerbato alla De Kooning, pero’ solo nel senso della sua ribellione anarchica… e ovviamente non nel versante della estetica anti-figurativa, in quanto in Daniel Pulido l’estetica figurativa e la necessità di farsi capire è essenziale e determinante della sua poetica.
O infine potremmo pensare anche a un Wilfredo Lam (1902-1982), come pittura latinoamericana, pero’ senza il suo carattere “africano” e piuttosto, in Daniel Pulido un senso “espressionista, pittoricamente mediterraneo” ( cioè la espressione aspra e quasi caricaturale, pero’ attenta alle modulazione dei colori e ai suoi valori e significati) .

 

DANIEL PULIDO, "ROCK MY WAR", 2011, OLIO SU TELA, cm 102x169, particolare

Ma, a parte queste considerazioni iconografiche, e questa ultima sul carattere pittorico della ricerca di Daniel Pulido, l’opera “Rock my war” mi ricorda piuttosto i grandi cicli pittorici apocalittici medioevali, come per esempio le tremende opere di Taddeo di Bartolo (1363-1422) nella Collegiata di San Gimignano, in Italia, dove nella parete superiore della navata centrale ci sono gli affreschi raffiguranti il Giudizio Universale.

Oppure certi particolari del “Rock my war” non possono non portarci ai “Quattro cavalieri dell’apocalisse”, ossia alla guerra, alla fame, alla morte e alla malattia della bellissima incisione di Albrecht Dürer.

Ma, alla fine, credo che un percorso più condivisibile sia quello di considerare il “Rock my war” come opera “gemella” del  “Trittico La guerra” (1929-32) di Otto Dix, o meglio, come una sua “figlia“, quella che ne riassume il messaggio e ne indica il cammino.

 

DANIEL PULIDO, "ROCK MY WAR", 2011, OLIO SU TELA, cm 102x169, particolare

Sono due “trittici”: quello di Otto Dix è “classico”, con tre pannelli e una predella, nel centro riporta una croce conformata da una putrella e dal braccio di un cadavere che “chiudono” in un cerchio centrale l’incubo della guerra; quello di Daniel Pulido invece è un unico pannello, pero’ suddiviso in tre parti dalla presenza della colossale croce nel centro, che diventa parte “segnaletica” delle cause dell’ecatombe.

Sono due opere di morte, di distruzione, di catastrofe “inevitabile” e assurda dovuta alla stupidità dell’uomo.

Pero’ in Otto Dix tutto si ferma al fatto compiuto: la seconda guerra mondiale è finita, tutto è morte e distruzione e tutto si sta trasformando in terra e cenere, e c’è un atroce dubbio sulla possibilità di ripresa della natura e della vita….anche se ne esiste il “suggerimento” rimandando alla giungla tropicale che “ingloba” i resti delle grandi civiltà precolombiane.

Invece nel  “Rock my war” c’è la morte, ma c’è anche  il cammino verso il futuro, indicato dalla denuncia di chi oggi è messaggero di distruzione. Il dipinto di Daniel Pulido è una specie stele maya, come un grande bassorilievo con incisioni simboliche che diventano un “inventario” di coloro che (persone, organizzazioni, istituzioni e situazioni) impediscono o distruggono la vita sulla terra.

Si potrebbe anche suggerire all’artista di incidere una immensa lastra monolitica in pietra calcarea (come fecero gli egiziani),  sulla quale rappresentare  il “Rock my war” per i prossimi millenni, perchè se miracolosamente ci saranno future generazioni, possano capire chi e cosa oggi, in questo inizio del terzo millennio, ha minacciato la sopravvivenza della specie umana.

 

DANIEL PULIDO, "ROCK MY WAR", 2011, OLIO SU TELA, cm 102x169, particolare

Ma anche se le due opere fossero, nel loro contenuto, strettamente “negative”, senza speranza e senza futuro…nel semplice fatto di essere state dipinte con tanta passione e decisione ed emozione, e a questi altissimi livelli estetici, risiede il profondo messaggio “positivo e costruttivo” in ultima istanza, rispetto alla vita e alla possibilità da parte degli esseri umani di cambiare totalmente e radicalmente il corso nefasto della storia attuale e di salvare la nostra Madre Terra.

DANIEL PULIDO, "ROCK MY WAR", 2011, OLIO SU TELA, cm 102x169, particolare

—————————————————————————————————–

DANIEL PULIDO, "ROCK MY WAR", 2011, OLIO SU TELA, cm 102x169

——————————————————————————————————

Taddeo di Bartolo (1363-1422), Collegiata di San Gimignano, in Italia, GIUDIZIO UNIVERSALE

———————————————————————————————————

OTTO DIX, Trittico La guerra (1929-32)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *