Nicaragua: jovenes muralistas.

sandino_muralistasJóvenes muralistas proyectan la gesta de Sandino
Juan José Lacayo, Martes, 24 Febrero 2009
El colectivo de muralistas David Alfaro Siqueiros, integrado por 20 miembros de la Juventud Sandinista, entre ellos, tres mujeres, ha recogido en sus obras pictóricas diseminadas en Managua y varios municipios del norte del país, la gesta del General de Hombres Libres, Augusto C. Sandino, en el 75 aniversario de su paso a la inmortalidad.
Este colectivo juvenil que lleva el nombre del famoso pintor y muralista mexicano, miembro del Partido Comunista mexicano y fundador del sindicato de pintores, escultores y grabadores de su época, no solamente ha realizado obras murales sino que también ha multiplicado su arte, transmitiendo sus conocimientos a niños, niñas y jóvenes en varios departamentos del país.
Uno de los miembros de este grupo es Benjamín Yllescas, de 17 años, originario de la heroica ciudad de Estelí, quien refiere que en los murales destacan la participación de los jóvenes en las diferentes tareas que desarrolla la juventud, como el deporte, la cultura, el trabajo social y el trabajo colectivo.
Igualmente imprimen a sus murales el ejemplo de los Héroes, Mártires y Próceres de Nicaragua y de los grandes de la poesía nicaragüense.
der-mural-2009-02-22-11826Entre estas figuras cimeras destaca al General de Hombres Libres, Augusto C. Sandino, que con su gesta heroica logró expulsar a las fuerzas interventoras de Estados Unidos y dejó una luz iluminando el caminO de la libertad para los nicaragüenses.
Igualmente en sus obras sobresale la figura del gran poeta universal Rubén Darío y diversos aspectos culturales de nuestro país, desde nuestras danzas hasta las manifestaciones de nuestras comunidades indígenas del Pacífico y de la Costa Caribe nicaragüense.
“Para nosotros el General Sandino es el padre de la revolución, nacionalista, antiimperialista, guerrillero proletario, descendiente de la casta de Diriangén, Castro y Zeledón”, dijo Yllescas.
“Para nosotros, Sandino es un símbolo de vida que hoy brilla en nuestras frentes y luchamos para que ese pensamiento vivo, siga surgiendo de nuestro corazón y nuestro pensamiento revolucionario para llegar construir la conciencia a través de murales e imágenes, para que nuestro pueblo se de cuenta de la importancia que tiene la historia”, añade.
“Para poder lograr los ideales de Sandino hay que unirnos, jóvenes, estudiantes, pintores, muralistas, poetas, todo el pueblo y concretizar algunas obras, para trabajar por el pueblo, así como Sandino lo hizo”, explica.
“Tenemos que sacar a Nicaragua adelante, los jóvenes debemos analizar cómo podemos contribuir en esta segunda etapa de la revolución, para fortalecer a nuestra Patria”, indica.
“Los jóvenes somos el futuro de Nicaragua, estamos dispuestos a construir, hacer y seguir trabajando por la Patria. Con nuestros murales hemos representado lo que es la cultura, el deporte, creamos conciencia para conocer la historia de Nicaragua, saber de dónde venimos y para adónde vamos”, sentencia.
Juan José Morán, otro de los miembros del colectivo, afirma que sus murales representan los ideales revolucionarios. “Son los valores morales que adquirimos, lo que nos heredó el General Sandino, como el antiimperialismo”, destaca.
“Sandino para mi es importante porque la lucha que él realizó fue para que ahora nosotros en esta nueva etapa del proceso revolucionario desarrollemos nuevos proyectos, alfabetizar, construir, ayudar en el deporte y también impulsar la cultura”, dice.
muralismo_2_294785666“Nosotros estamos identificados con el arte, la música, la danza, la poesía. A través de estos murales alfabetizamos y comunicamos para que el pueblo pueda saber lo que fue la historia, lo que hicieron los Héroes y Mártires, que se empapen de la lucha de Sandino, para que en este nuevo proceso nosotros los jóvenes podamos desempeñarnos en paz”, expresa.

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  1. Scontro ai Beni Culturali si dimette Salvatore Settis: stanno privatizzando tutto
    di Stefano Miliani

    Un vero terremoto scuote il ministero dei Beni Culturali. La cronaca di un mercoledì da tregenda restituisce tutto lo sfascio in atto a firma di Sandro Bondi. Che ha agito affinché il presidente del Consiglio superiore Salvatore Settis si dimettesse da presidente del Consiglio superiore del ministero. E l’ha sostituito immediatamente con l’archeologo romano Andrea Carandini. Ma cos’ha fatto il preside della Normale di Pisa e archeologo Settis di tanto imperdonabile? Ha osato criticare pubblicamente la deriva governativa sulla gestione del patrimonio artistico denunciando tagli mostruosi ai bilanci, soprintendenze commmissariate, niente assunzioni, l’affidamento di una direzione per valorizzare i musei a un manager inesperto nelle arti come Mario Resca, uno smantellamento in corso dalle conseguenze devastanti. Settis si dimette e il consiglio, solidale con il professore, si autosospende: un gesto clamoroso e senza precedenti.

    Nella mattinata Bondi parte lancia in resta e dichiara: “La posizione del professor Settis è ideologica. Io invece mi aspetto un confronto sui contenuti. Con Settis c’è un dissenso di fondo sul modo di concepire il ruolo della cultura in Italia e soprattutto sul modo di concepire il ruolo che deve svolgere il ministero dei Beni Culturali”. È il segnale.

    Poco dopo le 2 del pomeriggio il preside della Normale di Pisa e archeologo legge al Consiglio superiore la lettera con cui rassegna le dimissioni. I membri dell’autorevole organismo solidarizzano tutti con lui. Andrea Emiliani si è già dimesso, Andreina Ricci si dimette. Gli altri sono pronti a seguire questa strada. Solo l’architetto Paolo Portoghesi vuole prendere tempo e discuterne. Il dilemma è: dimettersi rischia di facilitare la vita a Bondi e ai suoi? Comunque la decisione è presa: il Consiglio si autosospende sine die. Tempo pochi minuti e il ministero sfodera il sostituto di Settis: Carandini: “Sono in ballo e ballerò. Voglio valutare tutto senza ideologie, lasciare che il governo sperimenti e poi giudicare dai risultati”. Uno studioso di vaglia, senza ombra di dubbio, in soccorso dei vincitori.

    Seguono i commenti a pioggia. Ve ne diamo qualcuno. «Queste dimissioni sono un fallimento per il ministro», attaccano le deputate del pd Manuela Ghizzoni ed Emilia De Biasi. «Bene, ma forse era meglio se il Consiglio approvava i piani di spesa delle soprintendenze, rischiamo di dare il fianco a chi vuole affossare il ministero», osserva Libero Rossi (Cgil). «Se ci fossimo dimessi tutti ci sostituirebbero com’è accaduto con Carandini, qui in gioco c’è la cultura italiana che rischia di essere smantellata in pochi mesi», interviene Cerasoli della Uil. Rutelli, che volle Settis, dà “l’onore delle armi” allo studioso dimissionario. Nella maggioranza solo Fabio Granata, capogruppo Pdl in Commissione cultura, sente “l’amaro in bocca”. Per gli altri questa debacle è motivo di giubilo.

    Qui corre l’obbligo di riportare cosa replica il diretto interessato Settis: “Le mie motivazioni non sono personali né ideologiche ma istituzionali. La situazione dei beni culturali è molto grave, sono pronto a dare battaglia in qualità di cittadino. Cito solo tre fatti: il taglio di bilancio enorme, oltre un miliardo per il prossimo triennio, la mancanza di personale che non viene più assunto, il sistematico commissariamento delle soprintendenze. Non posso essere connivente. E non vedo quale sia il mio ruolo se non dialogare con il ministro, ma lui non accetta il dialogo”. Mette il dito nella piaga: con Urbani, Buttiglione, Rutelli ministri Settis aveva spesso criticato pubblicamente il ministero e non era stato cacciato. Nel nuovo corso del pensiero unico una simile libertà diventa inammissibile.
    25 febbraio 2009

    Nato a Rosarno, provincia di Reggio Calabria, nel 1941, frequenta la Normale dal 1959 al 1963 come allievo del corso ordinario della classe di Lettere, e poi del corso di perfezionamento, dal 1963 al 1965. E’ stato Visiting Professor in varie università europee e americane, Preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Pisa, Preside della Classe di Lettere alla Scuola Normale Superiore, direttore della Normale dal 1999.

    E’ stato inoltre Direttore del Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities di Los Angeles dal 1994 al 1999, membro del Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa e del Consiglio Scientifico dell’Enciclopedia Italiana.

    I suoi interessi di studio e di ricerca riguardano principalmente la storia dell’arte antica, la storia della tradizione classica e la storia dell’iconografia e dell’arte religiosa in Europa dal Medioevo al Seicento. Negli ultimi anni Salvatore Settis è stato protagonista in Italia di una battaglia contro la svendita del patrimonio culturale, avvenuta tramite articoli sui principali quotidiani e due pubblicazioni: Italia S.p.A. L’assalto al patrimonio culturale. Torino, Einaudi 2002; Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto , Milano, Electa, 2005.

    E’ stato nominato nel 2006 da Rutelli e confermato dall’attuale ministro Bondi, presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali.

    Tra le accademie di appartenenza si segnalano: Accademia dei Lincei, Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften, Académie Royale de Belgique, Academia Europaea e American Academy of Arts and Sciences.

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