La Banca d’Italia non è degli italiani

Purtroppo si sa che comanda chi tiene le chiavi della cassaforte e non chi possiede l’intelligenza, la capacità, il pensiero, la ragione o la solidarietà e l’amore per i propri simili e per la madre terra. La cassaforte d’Italia, che oggi si chiama Bankitalia S.p.A, non è degli italiani, ma di persone che nessuno ha eletto o delegato.

E’ stata “privatizzata” negli anni ’80 con una serie di nefaste operazioni semiclandestine culminate nel luglio del 1981.

E neanche la Banca Centrale Europea (BCE o ECB – European Central Bank – in lingua inglese) appartiene ai cittadini europei: è l’insieme delle Banche private degli stati europei.

Praticamente la cassaforte d’Europa dove si stampano gli EURO appartiene alla Banda Bassotti….e da qui il disastro economico, politico, sociale e culturale che ci si trova di fronte… perchè, come termina l’articolo di Piero Valerio che qui sotto pubblichiamo:”… di fatto lo Stato italiano ha ceduto la sua sovranità politica ad una pletora di tecnocrati europei per quanto riguarda l’aspetto legislativo ed esecutivo, e agli avvoltoi della finanza per quel che rimaneva dell’antica sovranità economica e monetaria”.

Sergio Michilini, DUE MASCHERE PATRIOTTICHE, 1981, olio su tela, cm.90x70

Come credo quasi tutti gli italiani, nel Luglio 1981, io non sapevo quello che stavano macchinando al governo il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e l’allora governatore di Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi….ma qualche cosa si sentiva nell’aria. Tanto è vero che proprio in quell’anno 1981 e in quel mese di Luglio io stavo lavorando a una versione italiana de “La zattera della Medusa” dell’artista francese Théodore Géricault, e che ho appunto intitolato “LA ZATTERA DELLA MEDUSA ITALIANA”, dove il popolo naufrago, naufraga anche nei valori, nella speranza e nella dignità, con un carnevale pazzesco, irresponsabile, tra maschere, coriandoli e ubriachi.

Probabilmente dovro’ cambiare il titolo di questa opera con qualcosa di simile al titolo dell’articolo che pubblichiamo qua sotto: “IL DIVORZIO DI BANCA D’ITALIA E’ L’INIZIO DELLA FINE DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA

Sergio Michilini, LA ZATTERA DELLA MEDUSA ITALIANA, 1981, olio su tela, cm91x116

IL DIVORZIO DI BANCA D’ITALIA E’ L’INIZIO DELLA FINE DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA

In questi giorni di attesa spasmodica e di paura per il futuro della nazione, molti osservatori cercano di capire come mai l’Italia, che un tempo era fra le 5 nazioni più potenti e ricche del mondo, abbia potuto scendere così in basso fino ad arrivare ai limiti del default e del fallimento finanziario.

Molti analisti concordano col dire che uno dei momenti cruciali per capire la storia recente dell’Italia sia stato quando la Banca d’Italia, che allora era ancora la banca nazionale di emissione della moneta sovrana lira, smise di fare la banca centrale e lasciò lo stato nelle mani delle banche private, iniziando il periodo noto come divorzio fra la Banca d’Italia e lo Stato italiano.

Era il luglio del 1981, quando su proposta di legge del ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, Banca d’Italia non entrò più nelle aste primarie di collocamento dei titoli di stato come prestatore di ultima di istanza (per comprare i titoli di stato invenduti o calmierare le aste nel caso in cui le offerte degli investitori privati fossero state troppo basse) lasciando campo libero alle banche private, agli operatori e agli speculatori finanziari che come ampiamente prevedibile cominciarono a scannarsi alla ricerca del maggiore rendimento (che raggiunse in quegli anni livelli assurdi superiori al 12%, mentre oggi l’Italia rischia il default con un misero 7%).

Il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta giustificò questa sua bravata del divorzio di Banca d’Italia dicendo che voleva interrompere la politica dei soldi facili per abbassare il debito pubblico, ridurre l’inflazione e consentire all’Italia di entrare nei rigidi parametri dello SME (Sistema Monetario Europeo, ovvero l’anticamera dell’Unione Europea), ma l’effetto che provocò fu esattamente il contrario perchè poco dopo il divorzio fra Banca d’Italia e lo Stato il debito pubblico cominciò a crescere in modo galoppante, diventando in sostanza quell’enorme massa di debito che ci portiamo avanti fino ad oggi.

Infatti è utile ricordare che nel 1981 quando il ministro Andreatta sancì il divorzio fra Banca d’Italia e lo Stato, nessuno poteva immaginare che la Banca d’Italia nazionale fosse già da tempo passata in mano privata (il capitale della Banca d’Italia è partecipato tutt’oggi dalle principali banche private come Unicredit, Banca Intesa e Banca Montepaschi di Siena, mentre solo il 5% della proprietà appartiene ad enti pubblici), perchè l’inchiesta che svelò la lista degli anonimi azionisti privati di Banca d’Italia, che ingenuamente molti ritenevano un’istituzione pubblica, è solo del 2005.

Quindi il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e l’allora governatore di Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi (presidente emerito della repubblica, ma emerito per cosa? Per aver contribuito allo sfascio della democrazia italiana? Mistero) erano parecchio in mala fede quando decretarono di comune accordo quel divorzio perchè sapevano che impedendo a Banca d’Italia di intervenire nelle aste primarie di collocamento dei titoli di stato avrebbero messo lo Stato italiano nelle mani di voraci banche private come Unicredit, Banca Intesa, Montepaschi, Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, gli hedge funds, gli speculatori finanziari, che infatti in quel periodo indirizzarono le aste al rialzo, gettandosi a capofitto nella grande abbuffata di titoli di stato ad alto rendimento e facendo lievitare in modo inimmaginabile il debito pubblico.

Ad onor del vero anche parecchi cittadini privati italiani si arricchirono con i titoli di stato, tuttavia quello era un periodo in cui lo Stato italiano cominciava a perdere pezzi della sua struttura democratica ma era ancora uno stato sovrano, con la sua banca centrale e la sua moneta sovrana la lira, quindi il rischio di fallimento non era nemmeno lontanamente contemplato (al massimo si svalutava la lira rispetto alle altre monete estere, l’inflazione schizzava alle stelle e si cominciava daccapo con la speculazione).

Oggi quel processo iniziato tanti anni fa, proprio con il divorzio fra Banca d’Italia e lo stato italiano, è arrivato al suo finale compimento, perchè non solo la banca centrale Bankitalia S.p.A. è stata privatizzata ma anche l’intero Stato Italiano e la sua effimera democrazia sono stati trasformati in una gigantesca società per azioni, avendo di fatto lo stato ceduto la sua sovranità politica ad una pletora di tecnocrati europei per quanto riguarda l’aspetto legislativo ed esecutivo, e agli avvoltoi della finanza per quel che rimaneva dell’antica sovranità economica e monetaria.

Piero Valerio

Interessanti da leggere anche i commenti a questo articolo, su questo Link:
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Sergio Michilini, BARCA DI MATTI, 1980, carbone su carta, cm70x100

Di seguito alcuni quadri e disegni che realizzai negli anni ’80, chissà, forse captando la tragedia che si stava abbattendo sull’Italia e su tutta la umanità.

Sergio Michilini,UOMO ACCOVACCIATO IN FIAMME, 1980, olio su tela, cm70x60

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Sergio Michilini, UOMO BRUCIATO, 1980, olio su tela, cm.50x40

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Sergio Michilini, DONNA UCCELLO, 1980, olio su tela, cm.74x48

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Sergio Michilini, IL POLITOLOGO, 1980, collage, cm.49x34

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sergio-michilini, GUERRA, 1980, collage, cm.68x48

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Sergio Michilini, UMANITA' CHE BRUCIA N1, 1981, olio su tela, cm.50x40

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Sergio Michilini, MORTE SULLA CITTA' , 1981, disegno, cm.50x35

 

1 pensiero su “La Banca d’Italia non è degli italiani

  1. E’ un ‘articolo fatto benissimo…….che spiega il perchè di questo BUCO, senza fondo!

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