Oggimitrattobene: la Duvel Tripel Hop 2014

Duvel_Tripel14_2Uno dei grandi marchi belgi ben noti anche all’estero – non necessariamente solo tra gli appassionati – è certamente “Duvel” di cui, qui a Varese, si ricorda una storiella curiosa risalente ai Mondiali di ciclismo 2008. Allora un noto albergo-ristorante del centro, prenotato da un folto gruppo di fiamminghi arrivati a tifare Boonen e compagni, fece una buona scorta (per gli standard del locale) di questa birra ma dopo la prima sera dovette rifare l’ordine. La Duvel era già esaurita, e qualche anima pia riportò un belga zigzagante all’area camper dove alloggiava, dopo “l’imbenzinata” presa con i connazionali.
tigli_valdarno_590x85

Raccontato l’aneddoto, torno dopo troppo tempo a riempire la rubrica delle degustazioni, non con la classica Duvel “base” con semplice scritta rossa su fondo bianco, bensì la “Tripel Hop 2014”, che il birrificio di Breendonk ha prodotto appositamente nei mesi scorsi seguendo una strada tracciata pochi anni fa (esordio nel 2007, poi appuntamento fisso dal 2012). Duvel_Tripel14Quella cioè di una produzione speciale e limitata, nella quale ai due luppoli tradizionalmente usati (saaz e styrian golding) ne viene aggiunto un terzo in dryhopping, che nell’edizione 2014 è il mosaic di origine americana.
Ne è nata una birra di colore dorato, chiaro (quasi da blanche…), con una schiuma bianca, rigogliosa, persistente e piuttosto grossolana. Al naso si sente l’apporto dei luppoli che danno alla birra un ricco bouquet: floreale, fruttato (frutti gialli, tropicale), agrumato e abbastanza delicato. In bocca è il dolce a prevalere: le note sono fresche, ricordano ancora la frutta – pesca, albicocca – e il miele d’acacia mentre l’amaro arriva nel finale per timbrare la propria presenza, senza però essere troppo tagliente (almeno nella bottiglietta a nostra disposizione). La “Tripel hop” è mediamente carbonata e ha un buon corpo, anche se rimane piuttosto bevibile e, oserei dire, anche rinfrescante.
// <![CDATA[
var uri = 'http://impit.tradedoubler.com/imp?type(js)pool(495475)a(2021773)' + new String (Math.random()).substring (2, 11);
document.write('’);
// ]]>
A un certo punto però entra in gioco quel nome, “Duvel” (diavolo), che non perdona: l’alcool arriva al 9,5% (!) anche se è nascosto maledettamente bene, e comincia a farsi sentire solo quando il bevitore affronta gli ultimi sorsi. Troppo tardi, soprattutto se ne avete già ordinata (o stappata) un’altra… A proposito: anche questa si trova sugli scaffali della grande distribuzione, sui quali continua ad arrivare con il passare dei mesi: la produzione è sì limitata ma, evidentemente, con quantitativi comunque elevati.

Oggimitrattobene – Tutti gli articoli

Segui la pagina di MALTO GRADIMENTO su Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *