Birra in tour: due scoperte in Andalusia

BirraAndalusaLe mie vacanze non sono all’impronta del vero beer hunting ma, un po’ per passione, un po’ per ruolo e un po’ per curiosità non manco – come molti di voi – di andare alla ricerca delle novità artigianali locali tanto più in posti non famosi per avere un’ampia offerta birraria. È il caso dell’Andalusia, dove sono stato nei giorni scorsi – ecco perché il blog è rimasto fermo – e dove i giganti industriali del posto – Cruzcampo a Siviglia, San Miguel/Mahou a Malaga – hanno quasi monopolizzato il mercato. Da turista “normale” – senza, appunto, velleità di beer hunting – ho trovato davvero poche proposte alternative e, quando c’erano, erano su alcuni grandi marchi stranieri come Paulaner, Carlsberg, Guinness e… Birra Moretti.
Però, anche a detta di un’amica che vive là da qualche tempo, l’onda lunga del movimento artigianale inizia a lambire anche una terra finora quasi inesplorata sotto questo punto di vista. Dopo qualche ricerca quindi, sono in grado di parlarvi di due esperienze nate in questi anni e – stando alle birre assaggiate – già capaci di salire a livelli interessanti.

La prima, con sede a Cadice, è la Cerveza Artisana Maier che richiama nel proprio nome quello di Carlos Maier, un birraio bavarese che a inizio Ottocento arrivò nella città andalusa per dirigere una grossa fabbrica brassicola. IMG_9091Oggi la “Maier” produce sei tipi di birra (stando al sito), tra quelle in bottiglie da 33 e quelle da 75, viene venduta in alcuni punti vendita di Cadice e dintorni e proprio in uno di questi ho potuto acquistare una “Aniversario” tra l’altro a soli 3 euro (nel bar di un grande albergo).
Questa birra prodotta in quantità limitata (bottiglie numerate a mano) ha tra i suoi ingredienti il miele che caratterizza in modo evidente la bevuta.

Di colore arancio/caramellato, la “Aniversario” presenta una schiuma abbastanza grossolana e non troppo persistente; al naso però emerge subito l’apporto del miele di castagno cui si aggiunge il caramello e in misura minore l’agrume. In bocca è di nuovo il miele a farla da padrone e se possibile è ancora più evidente, accompagnato da note caramellate e da uno sfondo tostato. Il luppolo si avverte in chiusura ma non riesce a bilanciare le note dolci di una birra che resta comunque abbastanza scorrevole, nonostante l’8% di alcool. Nel complesso dunque un “dolcione” che però appare ben costruito, piacevole – ovvio, se il genere è apprezzato – e di buon livello.

IMG_9104Se a Cadice abbiamo scoperto la Maier, il passaggio a Malaga è servito per conoscere la Cerveza Malaqa, piccola ma brillante azienda che ha iniziato con quattro birre (porter, brown ale, apa e imperial pale ale) e che sta ampliando la sua produzione. Anche in questo caso siamo riusciti a trovare le bottiglie in un locale del centro (cercato in precedenza sul web): la nostra scelta è ricaduta sulla “Kernel Panic”, la american pale ale di casa Malaqa. Quattro, in questo caso, i luppoli “stelle e strisce” utilizzati dai birrai andalusi, come riportato in etichetta: Centennial, Citra, Mosaic e Simcoe, e il loro “lavoro” si sente assai, fin da quando la bottiglia viene stappata.

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La “Kernel Panic” è di color oro, leggermente torbida, ha schiuma fine e non abbondante di media persistenza.
Il naso regala sentori classici da luppoli americani: aggrumato – pompelmo in particolare -, erbaceo con note che richiamano i frutti rossi. In bocca la Kernel ricalca le note dell’olfatto alle quali aggiunge la sferzata amara del luppolo, piuttosto aggressivo ma non insostenibile. Il risultato finale è un palato ben pulito con un retrogusto fruttato/agrumato (pompelmo rosa); la birra è scorrevole, con corpo poco accentuato e non è molto alcoolica (5,4%). Anche in questo caso, a mio avviso, un prodotto da promuovere, sia perché è ben fatto, sia perché la Malaqa ha lanciato una vera sfida ai consumatori andalusi: proprio il nome “Kernel panic”, mutuato dall’informatica, va in questa direzione. «Immaginate che la vostra vita cambi totalmente in un batter d’occhi – spiega l’etichetta – Davanti a voi si apre un nuovo universo di possibilità. Questo è il tuo momento “di collasso”: speriamo di averti aperto le porte di un nuovo mondo». Quello dei luppoli aggressivi e delle birre che rompono con gli standard industriali. Già per questo, la Malaqa merita un applauso e una menzione speciale.

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2 pensieri su “Birra in tour: due scoperte in Andalusia

  1. Coincidenza, ero in Andalusia negli stessi giorni ed effettivamente le insegne delle birre erano sempre le stesse. Non mi sono messo alla ricerca di birrifici artigianali, in Andalusia suggerisco di provare i vini che sono parte di una cultura più antica e radicata. Come anche in Italia non credo venga qualcuno per bere birra.

    • Vini indubbiamente da provare – e naturalmente anche la sangria – così come da assaggiare sono le innumerevoli tapas che tra l’altro hanno un rapporto qualità/quantità/prezzo eccellente. Però, quando si riesce a fare un po’ di “scouting” birrario, non bisogna tirarsi indietro!

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