Stefano Barone (The Wall): “Bene il delivery e le affinate in legno. Necessario riaprire rispettando le regole”

Come si reagisce alla crisi in corso, quando il tuo lavoro è quello di produrre birra artigianale? Una risposta univoca non c’è; ci sono però molti spunti che il variegato mondo della birra italiana sta provando a sfruttare per restare a galla in un periodo complicato e ricco di incertezza su qualsiasi fronte. Di certo c’è un fatto: in questi ultimi 8/9 mesi tutti hanno scelto di “tenere duro”, nel senso che ogni azienda, ogni operatore, ogni addetto ha provato a trovare soluzioni per dare continuità ai propri progetti.

Stefano Barone (a sinistra) con Agostino Arioli del Birrificio Italiano

Di questo e di altro abbiamo parlato con Stefano Barone, titolare di “The Wall”, il birrificio di Venegono Superiore che è uno dei punti di riferimento per il movimento craft del Varesotto, con la sua sede moderna e aperta anche a produzioni esterne, e con i due locali a esso collegati, il primo a Milano e il secondo proprio a Venegono.  Continua a leggere

Quattro chiacchiere con Jurij Ferri sulla GentianIpa prodotta con Meantime

È raro che la cotta pilota di una nuova birra faccia discutere e attiri su di sé le luci dei riflettori; un evento che invece è accaduto nel febbraio scorso – a Beer Attraction in corso – quando venne annunciata la nascita imminente della GentianIpa, inventata da Jurij Ferri, realizzata sull’impianto del suo birrificio (Almond ’22) ma – e qui sta la notizia – in collaborazione con Meantime. Marchio londinese nato in ambito artigianale che però è da alcuni anni nell’orbita della grande industria e che fa attualmente parte del gruppo giapponese Asahi (lo stesso che possiede anche l’italiana Peroni).

L’accordo prevede che la ricetta sviluppata da Ferri, in collaborazione con i birrai di Meantime, venga poi prodotta e commercializzata dall’azienda britannica attraverso i propri canali, ricalcando quanto già avvenuto in altre occasioni (nel Regno Unito) nell’ambito del programma “Meantime and Friends”. Quella con Almond è quindi la prima iniziativa di questo tipo all’estero, per il birrificio d’Oltremanica, e nei mesi scorsi ha alimentato le voci su una possibile acquisizione come già accaduto per altri marchi del mondo artigianale italiano. Rumors che però non hanno trovato riscontro e che i diretti interessati – Ferri in primis – smentiscono con forza.

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Benvenuta Ma.Bo.: la beer firm nata tra Valcuvia e Lago Maggiore

Il movimento delle birre artigianali è un fenomeno che ha attecchito fortemente – anche da tanti anni – nella parte bassa della provincia, e ha comunque i suoi avamposti anche nel capoluogo. Nel Nord del Varesotto invece, il mondo craft non ha mai (ancora?) sfondato: i soli microbirrifici sono quelli di Induno (In Mostra) e Gemonio (Amalu), ma sono realtà con produzioni molto piccole anche rispetto ad aziende come The Wall, Orso Verde o Extraomnes.

Alessio Marella (Ma.) e Stefano Bodio (Bo.), i due fondatori

Su questo fronte però, qualcosa si muove, nel senso che anche tra la Valcuvia e il Lago Maggiore è – finalmente, verrebbe da dire – nato un nuovo marchio: si tratta di Ma.Bo. Beer, che è una beer firm nata dall’impegno di due soci che hanno fatto diventare (come tanti altri) il loro hobby, l’homebrewing, un’attività commerciale più strutturata.  Continua a leggere

Halloween è nell’aria: alla scoperta delle birre alla zucca

Il termine è inglese, perché sono nate nel mondo anglosassone, ma il significato è chiaro a chiunque mastichi un pizzico quella lingua. Parliamo delle pumpkin ales e cioè delle birre alla zucca: lo facciamo nella settimana di Halloween visto che questa tipologia di birra è da tempo disponibile (e prodotta) anche in Italia e visto che diversi locali hanno scelto questi prodotti per dissetare la notte di Ognissanti. Per un approfondimento sulle pumpkin ales abbiamo intervistato Michele D’Angelo, degustatore che fa parte di Unionbirrai Beer Tasters, conosciuto anche per il progetto Beer Brain attraverso il quale propone diversi format di divulgazione legati alla cultura della birra.

UNA STORIA AMERICANA

Quella delle birre alla zucca è una storia che viene da lontano e che è profondamente radicata in quella degli Stati Uniti d’America, in modo particolare nei territori della East Coast. «Fin dai tempi dei Padri Pellegrini, tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, era un fatto comune che le navi provenienti dall’Europa e in particolare dalla Gran Bretagna portassero nel Nuovo Mondo anche botti di birra, per il consumo durante il viaggio, ma anche sementi e orzo già maltato per poter avviare le produzioni una volta insediati oltre oceano». Continua a leggere

Quindici anni di “Orso Verde”, quindici domande a Cesare Gualdoni

Quindici anni fa (era il 2004) la provincia di Varese iniziò a scoprire la birra artigianale. O meglio, piazzò il primo avamposto in un campo che molti conoscevano grazie ad alcuni produttori già attivi nelle terre circostanti (il Birrificio Italiano di Lurago Marinone o il Lambrate di Milano, su tutti) ma che dalle nostre parti di fatto aspettava ancora il “primo passo”. Certo, a Saronno era già nata la “Fabbrica” che però era un brewpub: il primo vero birrificio fu dunque quello impiantato da Cesare Gualdoni che, dopo averci pensato a lungo, lasciò la vecchia professione e diede il via all’avventura dell’Orso Verde di Busto Arsizio.

Cesare Gualdoni in plancia di comando al Varese Beer Festival

Oggi il birrificio di via Petrarca è ancora attivo e assai vivace, ha affiancato due locali (a Milano e Varese) allo stabilimento di produzione e proprio in questa settimana ha deciso di festeggiare l’importante ricorrenza con una serie di eventi (ne parlammo QUI) e con una nuova birra creata per l’occasione. Qui, nella redazione di Malto Gradimento, non potevamo che tributare un omaggio a modo nostro a questa bella storia e al suo ideatore: ecco dunque una intervista in quindici domande “botta e risposta” a Cesare Gualdoni. Buon compleanno, Orso!

1) Cesare, cosa ricorda di quel primo giorno di Orso Verde?
«Ricordo che… non era un giorno ma una notte, quella a cavallo tra il 30 aprile e il 1° maggio. Nel pomeriggio arrivarono gli ultimi permessi necessari, mi misi subito al lavoro con la prima cotta. Insomma, iniziai con un turno notturno e festivo».  Continua a leggere

Schigi: “La lattina ci ha convinto: presto ne arriveranno altre”

Confezionate a Marnate, messe in frigorifero, aperte nel giro di qualche ora o di qualche giorno a pochi chilometri di distanza, a Castellanza, nel locale collegato al birrificio stesso. È stato questo il destino delle primissime lattine della storia di Extraomnes (le prime anche della birra artigianale varesotta), quelle di cui vi avevamo parlato meno di un mese fa in questo articolo.

Oggi, dunque, Guld e Iconic in latta sono realtà e iniziano a circolare tra gli appassionati, nel loro curioso formato da 0,44 cl e con quelle etichette che sono – da sole – un manifesto programmatico di quello che si troverà una volta sollevata la linguetta. A versarci le birre è direttamente Schigi D’Amelio, regista dell’operazione, che a Malto Gradimento racconta la genesi del progetto, anticipa qualche passo futuro sempre riguardo all’alluminio e tocca, qua e là, qualche altro argomento di attualità.

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Ferraris (Unionbirrai): “Il marchio di tutela ci aiuterà a raggiungere la gente comune”

I più attenti bevitori di birra di qualità avranno notato una novità sulle etichette di molti produttori artigianali italiani: da qualche mese, su alcune bottiglie, campeggia infatti un marchio rettangolare nel quale è riportato chiaramente il nome dell’associazione di categoria, “Unionbirrai”. Una innovazione (che sta iniziando a prendere piede) tesa a garantire con chiarezza ai consumatori la provenienza del prodotto, anche in virtù della legge sulle birre artigianali.

Per fare il punto della situazione, abbiamo incontrato – nell’ambito della recente fiera Craft Beer Italy di Milano – il direttore generale di Unionbirrai, Vittorio Ferraris, che è anche uno dei responsabili del birrificio BSA di Vercelli. Ferraris, anzitutto, ci fornisce un primo dato utile: «Il lancio del nostro marchio risale alla scorsa edizione di EurHop a Roma, a ottobre, le prime concessioni all’uso sono state rilasciate verso dicembre e a oggi sono circa 110 i birrifici che possono utilizzarlo sulle proprie bottiglie».

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La magia del luppolo fresco raccontata da Elia Pina (50&50)

Un po’ un sogno, un po’ una pazzia, un po’ una nuova esperienza professionale. Un salto in Germania, in una località simbolo per la produzione del luppolo, il rito del raccolto, una rapida lavorazione e poi via, sul furgone, per tornare in Italia e mettersi al lavoro. Elia Pina, birraio varesino e socio (con Alberto Cataldo) di “50&50 Craft Brewery” si è tolto questa bella soddisfazione realizzando, alla fine di questo itinerario, una birra prodotta con luppolo fresco, il cosiddetto “fresh hop”.

«Non provavo certe sensazioni da quando ero ancora un homebrewer» sorride Elia nel raccontare a Malto Gradimento la curiosa esperienza. «Di fatto mi sono trovato a lavorare con materie prime diverse dal solito, con un impianto che ho dovuto “piegare” a certe esigenze e ho dovuto attendere, anche un po’ con le dita incrociate, l’evolversi della situazione. Mi sono divertito e credo che sia stata una cosa utile, anche per rompere la routine di un lavoro bello e che amo, ma che spesso costringe a fare di continuo le stesse operazioni. In più mi sono fatto accompagnare da mio figlio, ed è stato tutto ancora più bello».

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Visintin: “Provo affetto per la birra artigianale. Per questo l’ho attaccata”

Qualche mese fa – era il 17 marzo – il mondo della birra artigianale italiana venne scosso da un articolo pungente di uno dei giornalisti italiani più noti nel mondo dell’enogastronomia, Valerio M. Visintin, il quotato critico milanese del Corriere della Sera.

Valerio M. Visintin (Corriere della Sera)

Nel pezzo (lo trovate QUI) Visintin attaccava in maniera piuttosto pesante il panorama nazionale a partire dal titolo: “L’era della birra al calzino (ma artigianale)”. All’interno, accanto a qualche passaggio incontrovertibile, non mancavano riferimenti ironici a Kuaska, a Teo Musso, ai tanti appassionati “nerd”. Diverse anche le frasi contestabili o addirittura piuttosto campate per aria; su tutte, a nostro avviso, i riferimenti all’uso delle materie prime straniere o all’adozioni di stili esteri da parte dei nostri birrai (che non possono certo essere una colpa) e via discorrendo.

Nei giorni scorsi Visintin – camuffato come di consueto dalla testa ai piedi, occhi compresi (è lo stile con cui si presenta in pubblico per evitare di essere riconosciuto, e quindi trattato con favore nei locali che recensisce e, spesso, stronca) – era ospite di Glocal, il festival di giornalismo digitale organizzato da VareseNews. Non potevamo farci scappare l’occasione, quindi, di tornare sull’argomento “birre artigianali” al termine dell’incontro che lo ha visto protagonista nella sede delle Ville Ponti di Varese.  Continua a leggere

Concorso MG: intervista a Stefano Baladda, presidente di giuria

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Stefano Baladda (a sin.) applaude il nuovo campione di Malto Gradimento

Al termine della proclamazione dei vincitori del nostro Concorso Malto Gradimento abbiamo intervistato il presidente di giuria, Stefano Baladda, cresciuto alla corte del mitico Franco Re e ora socio (con Silvana Giordano e Samantha Belli) di Unibirra della quale è anche docente nei corsi organizzati dal locale di Calcinate del Pesce.

A Stefano è toccato il compito svolto in passato dallo stesso Re e da Cesare Gualdoni, ovvero illustrare ai concorrenti il modo con cui i giudici sono arrivati al verdetto e dare una panoramica generale dei prodotti degustati in sede di valutazione. Continua a leggere