Dalla cantina al boccALE: St. Peter’s Best Bitter

cantinaboccale2(franz) Un birrificio di origini relativamente vicine – è nato nel 1996 – ma che rappresenta in maniera fedele una tradizione lunghissima, quella britannica. Un marchio impreziosito da quelle sue bottiglie verdi, originali e sempre riconoscibili a un primo sguardo. Parliamo di St. Peter’s e, nel dettaglio, di una delle birre più note: oggi il nostro Ale ha voluto stappare e raccontare la Best Bitter. Buona lettura, buona bevuta.

Nelle terre dove la fermentazione di luppolo e malto affonda le proprie radici tradizionali, la birra viene consumata nei pub, alla spina o alla pompa. Solitamente non ha gradazioni particolarmente elevate perché viene bevuta in abbondanti quantità e, più o meno, a qualsiasi ora del giorno e della sera. In pratica la birra sostituisce l’acqua.  Continua a leggere

«Preparazione, fantasia, duro lavoro e… tanto freddo: così abbiamo scosso il mondo della birra inglese»

Inglese lento e perfetto, da uno abituato a girare il mondo e parlare con chiunque, barba a incorniciare un viso tondo e rubizzo, battuta pronta in perfetto stile british. Rod Jones ha passato mezza vita a creare e produrre birre che hanno cambiato un panorama fino a quel momento piuttosto piatto, e ora veste con piacere i panni di ambasciatore del marchio Meantime, quello che ha contribuito a far diventare grande.RodJones1
È in questo ruolo che abbiamo avuto l’occasione di incontrare Rod, chiamato a presenziare a un evento organizzato a Gavirate (da Di.Be., azienda che sta per iniziare a distribuire Meantime nel Varesotto) e disponibile a una chiacchierata per Malto Gradimento. Meantime appunto: vale la pena ricordare che il birrificio londinese ha seguito un percorso paragonabile a quello dell’italiana Birra del Borgo. Innovatrice, rivoluzionaria, capofila di un’ondata rilevante nella propria nazione e infine inglobata da una grande azienda del settore (SAB Miller prima, Asahi poi, nel caso di Meantime).

La rubricaGente di Birra

Meantime è stata fondata alla fine degli anni Novanta e in poco tempo ha lasciato un segno profondo sul panorama britannico. Quando ripensa al passato, che immagini le passano davanti agli occhi?
«Se torno indietro agli inizi mi ricordo soprattutto un gran freddo. Iniziavamo a lavorare in birrificio alle 6 del mattino e in inverno si congelava: era dura, affrettavamo il lavoro per arrivare al più presto alla cotta e usare quel liquido caldo come una specie di colazione. All’inizio non c’erano grandi guadagni, però fin da subito abbiamo scelto di percorrere nuove strade e offrire una birra diversa rispetto a certe piatte birre inglesi tradizionali o alle lager straniere e industriali. Il panorama era moscio, lo abbiamo vivacizzato».  Continua a leggere

Stefano, un italiano a Nottingham per laurearsi in birra

Dal posto fisso in una multinazionale ai banchi di un’università inglese per inseguire il proprio sogno: completare una formazione accademica per intraprendere il lavoro di birraio. È il percorso del 32enne milanese Stefano Occhi – in tasca una laurea in agraria – che ha scelto di volare in Inghilterra per partecipare alle lezioni del corso di Scienza Birraria all’Università di Nottingham, uno degli atenei che ha questa specializzazione all’interno della propria offerta e che, tra l’altro, mette a disposizione degli studenti strumentazioni di alto livello.

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Il team di Zerogravity: da sinistra Will Brennand, Stefano Occhi, Will Gelder

Dopo alcune settimane di corso poi, Stefano e due suoi compagni – l’americano Will Brennand e il britannico Will Gelder – hanno potuto dare vita a un progetto di tesi pratico nel corso del quale si confronteranno con un vero impianto e con tutti i passaggi relativi alla creazione, alla produzione, al marketing e a lancio di una nuova birra. Il tutto grazie alla collaborazione dell’università con Castle Rock, birrificio di Nottingham famoso per la sua Harvest Pale già premiata in diversi concorsi compreso il GBBF 2010. Continua a leggere