‘Ndrangheta e politica, Stelluti racconta la sua “resistenza” a Bollate

L'ex-sindaco del Comune milanese (poi candidato anche a Busto) ha raccontato retroscena inediti dei cinque anni di mandato che lo portarono all'isolamento più completo da parte della sua stessa maggioranza: "Davo fastidio"

Le connessioni tra ‘ndrangheta e politica in Lombardia, come nessuno le aveva mai raccontate in un incontro pubblico, sono emerse ieri sera durante la serata organizzata dal comitato bustocco che sostiene Matteo Renzi alle primarie del centrosinistra con la presenza di Massimo Brugnone e del vice-segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri. A raccontarle, per diretta esperienza, è stato l’ex-sindaco di Bollate Carlo Stelluti, bustocco e una lunga carriera politica e sindacale alle spalle. Stelluti, che alle ultime amministrative di Busto era il candidato sindaco del centrosinistra, ha parlato della sua esperienza nel comune milanese come sindaco raccontando diversi retroscena ancora inediti di quella difficile stagione amministrativa che lo vide governare il grosso centro tra il 2005 e il 2010.

Stelluti ha ripercorso quei cinque anni tra auto incendiate durante i consigli comunali, scontri durissimi con esponenti della sua maggioranza e della sua giunta, continui cambi di assessori e personaggi loschi che manovravano consiglieri comunali a loro piacimento (tra questi Francesco Simeti che non è stato mai indagato ma molto vicino al boss Mandalari, ndr): «Io avevo ben chiaro nella mia testa cosa stesse succedendo a Bollate – ha raccontato al pubblico presente a Villa Tovaglieri – ma solo con la chiusura dell’indagine Infinito e con gli arresti che ne conseguirono, capii che tutto quello che girava nella mia testa era vero». La sua indisponibilità a dialogare con la ‘ndrangheta gli venne riconosciuta proprio dal procuratore capo della Dda di Milano Ilda Bocassini. Mentre alcuni esponenti della sua maggioranza andavano a braccetto col capocosca (Simeti cercava appalti per la Imes di Mandalari) Stelluti cercava di governare una città pesantemente infiltrata, addirittura cercando i voti dell’opposizione se necessario.

Bollate, infatti, ospitava suo malgrado una delle "locali" di ‘ndrangheta più potenti della Lombardia, quella con a capo Vincenzo Mandalari che fu arrestato dopo qualche mese di latitanza. Furono cinque anni duri per Stelluti, durante i quali venne completamente isolato dala sua stessa maggioranza al punto che, durante una riunione, venne «minacciato pesantemente e avvicinato ad una finestra» – come ha raccontato con un velo di commozione lui stesso. Un duro atto d’accusa anche a membri dell’area politica che, ieri sera (giovedì) era tra gli organizzatori della serata. Al fianco di Stelluti, infatti, era seduto Alessandro Alfieri: «Sono dispiaciuto per le delusioni che ha vissuto Stelluti – ha detto l’esponente del Pd – ma posso assicurare che il partito sta mettendo il massimo impegno sulla questione legalità e lotta alle mafie». Stelluti, infine, ha anche ripercorso la sua breve esperienza nel Pd di Busto: «Quando ho capito che certe logiche di isolamento si stavano riproponendo anche qui mi sono fatto da parte» – ha detto infine Stelluti che dopo poche sedute del nuovo consiglio comunale aveva dato le dimissioni facendo entrare Marco Cirigliano di Sel.

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Pubblicato il 09 Novembre 2012
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