11 comuni contro Busto: “Su Accam non accetteremo le vostre decisioni”

I soci della provincia di Milano hanno inviato una dura lettera nella quale contestano le decisioni autonome che Busto Arsizio sta prendendo. E ricordano: “senza i nostri rifiuti tutti i piani di rilancio saltano"

Porta in calce la firma di 11 sindaci la lettera che in queste ore è stata recapitata ai vertici di Regione Lombardia, di Accam e al Primo Cittadino di Busto Arsizi, Gigi Farioli. Una dura missiva per "fare il punto su alcune questioni di vitale importanza per il futuro di Accam", scrivono i sindaci per contestare duramente la deriva che, a loro avviso, starebbe assumendo il piano di revamping dell’impiato. "Vogliamo pari dignità e vogliamo essere protagonisti del nostro futuro" tuonano gli amministratori locali prima di scagliarsi contro Busto Arsizio. Citano l’assemblea dello scorso 15 aprile 
quando "fu deciso di costituire un gruppo tecnico che operasse entro metà luglio 2014 per la definizione di scenari alternativi al revamping" e spiegano che "il gruppo si è costituito, ha lavorato alacremente e sembra ormai in grado di presentare all’assemblea i primi esiti del suo lavoro". Un lavoro che però potrebbe rivelarsi totalmente vano. "Il Comune di Busto Arsizio -si legge nella lettera- all’insaputa dell’assemblea ha concordato con Regione Lombardia per l’avvio di un gruppo di lavoro a partire dal 1 agosto. Nell’assemblea del 25 giugno la proposta di protocollo è stata sottoposta ai Sindaci i quali pur non gradendone i contenuti e per mero spirito costruttivo, hanno deciso di limitarsi ad emendarla parzialmente. Salvo scoprire che il lavoro fatto era del tutto inutile in quanto la segreteria del Sindaco di Busto, nella giornata antecedente l’assemblea, aveva già concordato con Regione Lombardia i contenuti del protocollo". 

 

Una dinamnica che porta i sindaci a nutrire "il fondato timore che in tutta questa vicenda qualcuno non abbia ben compreso appieno le ragioni della nostra azione e i principi fondanti della nostra partecipazione al progetto Accam" mettendo dunque in chiaro che "la nostra battaglia per l’autonomia da Milano non è fatta per diventare vassalli di altri". Proprio per questo "è altrettanto importante che Regione Lombardia comprenda che l’interlocutore per la definizione delle ipotesi di rilancio di Accam non è la società né il Comune ospitante. I numeri lo dimostrano concretamente: senza l’apporto di rifiuti e di risorse che può essere garantito dai Comuni del milanese, i piani di rilancio di Accam non hanno alcuna possibilità di decollare".

Dunque occorre "ribadire quantomeno il rispetto per le decisioni democraticamente assunte dai soci: Il gruppo tecnico c’è e, come già ripetutamente detto in diverse sedi, se Regione Lombardia intende offrire un aiuto a questo gruppo lo faccia ma senza sovrapposizione di ruoli e senza condizionare tempi e poteri". Proprio per questo i comuni dettano le loro condizioni: le decisioni assunte vengano attuate e non stravolte, entro ottobre 2014 Accam vada ad approvare una proposta di rilancio che regga sotto il profilo economico, finanziario ed ambientale, che Regione Lombardia svolga il proprio ruolo senza interferire sull’autonomia della società e dell’assemblea e che il Comune di Busto Arsizio operi costantemente ed in ogni sede istituzionale in piena collegialità con tutti i soci Accam. Una questione che dovrà essere affrontata al più presto ma che nel frattempo preveda la revoca o la sospensione del protocollo con il comune di Busto e sopratutto "procedere entro e non oltre il 20 luglio alla convocazione di una nuova assemblea dei soci che consenta al gruppo tecnico già costituito di relazionare sul lavoro fatto e sui possibili scenari di sviluppo".

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Luglio 2014
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