Abete: “Dalle elezioni un’occasione per ristrutturare lo Stato”

Secondo l'ex-presidente di Confindustria è venuto il momento per i partiti di rifare la legge elettorale sul modello dei sindaci, abolire o ridisegnare le province e tagliare i costi della politica: "Su questo sono tutti d'accordo"

Legge elettorale, riduzione dei costi della politica, la semplificazione dei livelli istituzionali, interventi sulla struttura istituzionale di uno stato moderno. Queste le priorità dettate da Luigi Abete, imprenditore e presidente della Banca Nazionale del Lavoro (è stato anche presidente di Confindustria nella prima metà degli anni ’90, ndr) ospite alla Liuc nell’ambito dell’iniziativa "Il circolo delle idee": «Il Paese non è stato in grado di fare la prima vera riforma economica che renderebbe lo Stato italiano più moderno e al pari con gli altri Paesi europei – ha detto Abete – e su questo mi pare che ci sia un’ampia convergenza tra le forze politiche». Secondo l’imprenditore sarà molto difficile fare riforme economiche tradizionali, visti i risultati elettorali, «anche perchè su quel tipo di riforme ci sono forti divisioni».

Abete individua nel Presidente della Repubblica l’uomo giusto che può traghettare l’Italia in questo

momento particolare, verso un governo che – però – l’imprenditore non è in grado di definire o non vuole definire. Se sarà governissimo Pd-Pdl o un governo di minoranza con il voto dei parlamentari 5 Stelle, oppure un governo tecnico non importa per l’industriale campano perchè «l’essenziale è andare a mettere in atto quei punti di cui ho detto all’inizio». Abete dà anche una sua indicazione su che tipo di legge elettorale andrebbe approvata: «L’unico modello che ha funzionato in Italia è quello dell’elezione dei sindaci – precisa – perchè ci sia una governabilità e una visione che vada oltre i piccoli interessi che hanno prevalso fino ad oggi».

Per quanto riguarda l’economia e le imprese secondo Abete si può fare qualcosa: «Bisogna dare trasparenza al debito pubblico implicito, coperto dal mancato pagamento delle pubbliche amministrazioni alle imprese – dice Abete – non si può più fare finta di niente e poi è giusto che chi ha lavorato debba essere pagato. Secondariamente servirebbe un intervento netto sui redditi dei lavoratori dipendenti in particolare per i giovani neo-assunti con un trattamento contributivo agevolato per le imprese. Terzo punto da fare subito è il potenziamento dei fondi di garanzia per le imprese in modo che le banche aprano i cordoni per garantire maggiore liquidità e infine estendere il project financing anche per le opere pubbliche al di sotto dei 500 milioni di euro».

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Pubblicato il 05 Marzo 2013
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