Accam, Busto dice no alle alternative all’inceneritore

In commissione respinte le proposte di delibera dei consiglieri Cirigliano e Catalano in merito all'approfondimento dello scenario che prevede la fabbrica dei materiali e l'impianto dell'umido a Borsano. Respinta anche quella di Rossi

Non sono bastate nemmeno le due proposte di delibera sul futuro di Accam a smuovere il dibattito tra i consiglieri comunali di Busto Arsizio sul futuro dell’inceneritore di Borsano e su quello della gestione dei rifiuti da parte della società per azioni dei comuni dell’Altomilanese. In commissione ambiente, martedì sera, le proposte di Marco Cirigliano (Sel) e Ivan Catalano (Gruppo Misto) da una parte e quella del collega Alberto Rossi di Manifattura Cittadina sono state respinte con il voto contrario della maggioranza e la presa d’atto del Pd. La prima, firmata da Cirigliano e Catalano, chiedeva di dare mandato all’amministrazione di approfondire lo scenario che prevede la chiusura dell’inceneritore e l’implementazione della cosiddetta fabbrica dei materiali e dell’impianto per il trattamento dell’umido con un prolungamento della convenzione sull’utilizzo del sito di Borsano fino al 2040. La proposta di Rossi, invece, chiedeva di allargare la partecipazione alla scelta sul futuro dell’impianto ai cittadini allungando i tempi di 6 mesi.

Entrambe le ipotesi hanno trovato la netta contrarietà dei consiglieri di maggioranza a partire dall’ex-presidente di Accam Paolo Cicero, da sempre sostenitore del revamping e fiero avversario della strategia rifiuti zero: « Non abbiamo mai parlato di chiusura dell’inceneritore. Qui ci sono una convenzione firmata da un notaio, un accordo di programma e un contratto di diritto di superfice per un totale di oltre 30 milioni di euro che, qualora si dovesse cambiare le carte in tavola, devono comunque entrare nelle casse del Comune di Busto Arsizio altrimenti si configurerebbe un danno erariale che noi dobbiamo evitare. Noi diciamo che se gli altri soci decidono di chiudere devono rispondere per danno erariale. Lo sappiano alcuni amministratori che hanno deliberato e forse non sanno cosa stanno facendo. Se si vuole il revamping parte domani mattina». Una linea condivisa, seppur in toni più soft, dal collega di partito Franco Castiglioni: «Dobbiamo aspettare che il sindaco che faccia i suoi passi prima di decidere uno scenario. Non siamo noi nella posizione di decidere ora. Siamo quelli che hanno firmato i contratti e in questo momento la priorità è far valere i diritti di Busto. Contraria alla mozione Cirigliano anche la Lega Nord con Paola Reguzzoni la quale, comunque, ha lasciato trasparire l’intenzione di spegnere l’inceneritore: «L’idea che la fabbrica dei materiali e il centro per l’umido debbano essere realizzati a Borsano ci trova fortemente contrari, se si farà non sarà Busto ad ospitare questo genere di impianti».

Per il Pd ha parlato Salvatore Vita: «In altri tempi la Lega aveva acceso l’impianto anche senza autorizzazioni. Quindi la posizione della giunta è quella di chiudere impianto? Finalmente abbiamo un indirizzo ma che lo portino in consiglio. Basta girare intorno alla questione con una manfrina che sta allungando i tempi. Abbiamo votato per la creazione della società unica di gestione della filiera dei rifiuti e per la tariffazione puntuale dei rifiuti, ora non capisco cosa significa chiudere il sito di Borsano. Abbiamo lavorato tre anni e speso soldi in consulenze per cosa?». Il Pd si è anche detto contrario all’idea lanciata da Manifattura: «Quando siamo stati eletti abbiamo ricevuto una delega dai cittadini per decidere, che senso ha coinvolgerli in una decisione che spetta alla politica». 

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Pubblicato il 04 Febbraio 2015
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