Accam: chi vuole segare una gamba del tavolo?
Una lettera firmata da un gruppo di associazioni e comitati sollecita un incontro pubblico sul futuro dell'inceneritore di Borsano
Riceviamo e pubblichiamo:
Siamo sconcertati per il modo con cui si sta delegittimando un’esperienza utile come quella del tavolo tecnico che si sta occupando dei diversi, possibili scenari futuri del ciclo dei rifiuti sul nostro territorio.
Vogliamo ricordare che in modo unanime i comuni del consorzio ACCAM avevano deciso di costituire questo tavolo per cercare alternative al revamping dell’inceneritore di Borsano e a superare la situazione di grave impasse istituzionale dovuto alla mancata attuazione delle prescrizioni della Autorizzazione Integrata Ambientale e al relativo riesame alla scadenza (quasi due anni fa). Oggi siamo costretti a prendere atto di come, attraverso operazioni neanche troppo velate, si stia cercando di svuotare questo prezioso strumento di approfondimento al servizio di tutti.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito alla organizzazione di incontri nei diversi Comuni, spesso con la presenza del solo amministratore delegato dell’azienda quale oratore, nei quali si presentano come condivisi e conclusivi dati ed elaborazioni che sono in realtà ancora oggetto di accurata verifica, in particolare quelli economico-finanziari.
Riteniamo ancora più sconcertante il gioco di sponda dei Sindaci di Legnano e Parabiago nel chiedere al CdA di ACCAM di esprimersi sulle ricadute patrimoniali della chiusura dell’inceneritore, scavalcando di fatto il confronto in corso nel tavolo di lavoro, e di come il presidente di ACCAM Roberto Antonelli abbia risposto, prevaricando gli esperti che ne fanno parte, compreso lo stesso a.d. della società Giorgio Ghiringhelli, che stanno già valutando questi aspetti nei loro business plan.
“Non chiedere all’oste se il suo vino sia buono” hanno giustamente fatto rilevare diversi comuni del territorio nel loro comunicato di forte critica alla catastrofica lettera inviata dal presidente di ACCAM Antonelli.
Il vino che ci si vuole spacciare è la perpetuazione per altri vent’anni (ma seguendo questa logica e ingessandola poi all’ipotesi teleriscaldamento la protrarrebbe all’infinito) di “soluzioni” intrinsecamente obsolete come il mantenimento di un impianto di incenerimento in una realtà in rapida evoluzione dove lo smaltimento attraverso questa modalità sarà sempre più residuale, come è evidenziato dai numeri crescenti della raccolta differenziata, dalle stesse indicazioni regionali e europee, ed in ogni caso dal non banale fatto di essere sottoposto a leggi di mercato e alla diminuzione di incentivi finora “drogati” che ne renderanno sempre più antieconomico il proseguimento. La risoluzione passata all’unanimità al Senato il 19 novembre scorso poi, parla chiaro “l’avvio dei materiali all’incenerimento non può prevedere alcuna forma di sovvenzione”
Gli impianti di incenerimento non sono evidentemente un Barolo d’annata che acquista valore col passare del tempo.
Lo diciamo non per “posizioni ideologiche” come in modo incauto e francamente fuori luogo è stato affermato, ma con ragionamenti e numeri che dimostrano che altre modalità di affrontare il tema rifiuti non solo sono possibili teoricamente, non solo sono attuabili, ma sono già incontestabilmente in corso di attuazione! Dove sono state adottate queste soluzioni (ad es. la tariffa puntuale) hanno portato evidenti benefici in termini, ambientali, economici e occupazionali.
Lo abbiamo ascoltato sabato 22 a Magnago dalle parole di Paolo Contò direttore di Contarina SpA in provincia di Treviso dove la raccolta differenziata riguarda mezzo milione di abitanti (come il bacino di Accam). Non solo in piccoli paesi del trevigiano ma anche nella città capoluogo Treviso che ha 80.000 abitanti (più o meno come Busto o Legnano e Gallarate) si arriva ad una percentuale ormai dell’86% di raccolta differenziata (l’obiettivo è di arrivare oltre il 95% per il 2020); la società è in utile, l’occupazione in aumento, le tariffe in diminuzione, e i cittadini soddisfatti. Guarda caso non hanno un inceneritore da alimentare.
E visto che dovremmo tutti ritenere la trasparenza un valore, facciamo una proposta a chi sostiene l’ipotesi revamping, in primis al Dottor Antonelli: quella di una pubblica esposizione dei diversi scenari alla presenza dei Sindaci del territorio, dei tecnici del tavolo di lavoro e dei media locali (anche televisivi), in modo che tutti, a partire dai cittadini, possano conoscere le ipotesi “sul tavolo”, la validità, il pro e il contro delle soluzioni prospettate.
Firmato:
Comitato Ecologico Inceneritore e Ambiente di Borsano, Comitato RifiutiZero Busto Arsizio-NoInceneritore, Rete Rifiuti Zero Lombardia, Legambiente Lombardia, Movimento Legge Rifiuti Zero Legnano e Altomilanese, Ecoistituto della Valle del Ticino Onlus, Medicina Democratica Onlus, Salviamo il Paesaggio Inveruno Furato, Salviamo il Paesaggio Casorezzo, Associazione 5 Agosto 1991 di Buscate, Comitato No Terza Pista di Vanzaghello, Comitato Acqua bene comune della Provincia di Varese, Coop. Centro per la salute G.Maccacaro Arl, Associazione InFormazione inMovimento Legnano, Ass. NOI per la città Parabiago.
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