Aldo Moro, chi lo voleva morto? Imposimato racconta la sua verità

Il giudice che indagò proprio sul rapimento Moro non ha mai smesso di indagare e, grazie a nuove testimonianze e documenti, ha potuto riscrivere la versione che più si avvicina a quanto accadde nei 55 giorni del rapimento

«Andreotti e Cossiga sapevano dov’era detenuto Aldo Moro e sapevano che dal covo di via Montalcini non si era mai mosso ma non fecero nulla per impedirne l’assassinio».
La verità di Ferdinando Imposimato è una sassata contro 35 anni di dietrologie, piste inventate, storie da prima pagina e troppi mitomani. Il presidente onorario della Corte di Cassazione  è stato il giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro (1978), l’attentato al papa Giovanni Paolo II (1981), l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet, e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione.

Proprio del rapimento di Aldo Moro e di quei 55 giorni della notte della Repubblica si occupa il suo ultimo libro presentato a Busto Arsizio, a Villa Calcaterra, insieme al direttore del carcere di Busto Arsizio Orazio Sorrentini e al sindaco Gigi Farioli. Imposimato ha ricostruito tutta una serie di testimonianze che hanno cominciato a fornirgli diversi uomini di Stato a partire dal 2008: «All’inizio mi sembrò una storia incredibile quella che mi raccontò il bersagliere Giovanni Ladu che prese parte alle operazioni relative al rapimento Moro – ha raccontato Imposimato – Ladu mi disse che entrò nel covo di via Montalcini insieme ad altri tra i quali personaggi dei servizi segreti tedeschi e inglesi».
Inizialmente Imposimato non ritenne di dover dare credito a quella pista e alla possibilità che Moro fosse in quell’appartamento ma nel 2012 ecco che spunta Oscar Puddu, anch’egli impegnato nelle operazioni per scovare la casa in cui era detenuto il presidente Moro, incaricato di realizzare le microtelecamere per riprendere gli spostamenti dei brigatisti: «Mi raccontò che rimasero sotto il palazzo di via Montalcini fino al 7 maggio, due giorni prima dell’uccisione dell’esponente Dc, e che erano pronti ad intervenire in qualsiasi istante ma poi arrivò l’ordine dal Ministero dell’Interno (Cossiga, ndr) di smobilitare tutto perchè non era quello il covo delle Br».

Agli occhi di Imposimato quella storia così incredibile cominciava a prendere forma ed è così che ha riavviato le indagini su quei fatti andando, addirittura, a recuperare documenti negli archivi segreti del Parlamento, verificò le tesimonianze di Ladu e Puddu che, viene a scoprire, si conoscevano ma solo con i rispettivi nomi in codice in quell’operazione. Insomma i tasselli del puzzle si erano ricomposti fino alle conclusioni che tira nel libro "I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia – Perchè Aldo Moro doveva morire". La verità – ha detto Imposimato – ora ha nomi e cognomi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Maggio 2013
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