“Per stasera, lasciateci liberi di sognare”
Anche se il tempo ha scombianto un pò i piani, successo per il concerto al carcere di Busto
«Grazie per averci dato la possibilità di esprimere il nostro pensiero. Questo è un messaggio di libertà: liberate il cuore, lasciate entrare la musica e per una sera…lasciateci liberi di sognare». È iniziato così, con le parole di detenuto nonché musicista, il concerto organizzato dal Carcere di Busto Arsizio sabato 7 giugno. Nel primo pomeriggio il tempo sembrava promettere davvero bene, ma poi il cielo ha iniziato a rannuvolarsi e poco prima delle 18 c’è stato il verdetto finale: un temporale durato almeno un’ora ha scombinato tutti i piani. Scartata quasi subito l’idea di rimandare il tutto, si è decido di chiedere agli ospiti di pazientare un pò e di spostare tutto al chiuso. E mentre le autorità, i rappresentanti della magistratura e dei servizi sociali, gli operatori e i volontari gustavano il rinfresco realizzato dai detenuti, palco e platea sono stati allestiti all’interno della palestra.
«L’idea di questo concerto – spiega il direttore del carcere Salvatore Nastasia – è nata un po’ per prova e un po’ per scherzo. Sembrava una scommessa persa, ma col tempo abbiamo iniziato ad avere fiducia. Il merito è di tutti quelli che ci hanno messo il loro entusiasmo, i ragazzi del gruppo così come gli agenti che li sostenevano». E i ragazzi, come li chiama il direttore anche se alcuni di loro sei gli “anta” li hanno già passati, ce l’hanno davvero messa tutta. In solo tre mesi hanno formato il gruppo, studiato, provato e scelto le canzoni da fare. Guest star del repertorio che ripercorreva gli anni ’70, ’80 e ’90 Biagio Antonacci. «Uno di loro era un batterista famoso negli anni sessanta – racconta Nastasia -, qualcuno aveva studiato musica a scuola, ma c’è anche chi non aveva mai cantato se non davanti allo specchio e chi non sapeva distinguere una chitarra da un sassofono». Ma è da tutto questo, anche da queste diverse esperienze di vita, che è nato questa iniziativa “Stasera tenetevi liberi”. Un concerto "come tanti altri" se si pensa al boato di applausi e incitazione che arrivava dal pubblico e soprattutto dagli altri detenuti. Un momento senza paragoni se davvero ha regalato a tutti loro un paio di ore per sognare e sentirsi liberi. «Dobbiamo sempre pensare che qui dentro c’è prima di tutto tanta umanità – chiarisce il direttore -, a volte è celata dietro una maschera, ma c’è sempre».
Una riflessione questa comune anche a chi sedeva fra il pubblico. «È giusto promuovere queste attività di recupero – spiega il sindaco bustocco Gigi Farioli -. Il carcere è sì un luogo di detenzione, ma non un posto in cui rischiare di perdere la proprio dignità». Anche “la magistratura” plaude all’iniziativa. «Troviamo che sia un vento davvero positivo – spiegano Anna Zena e Nicoletta Guerrero, giudici del Tribunale di Busto Arsizio nel distaccamento di Gallarate -. È importante coltivare all’interno di un carcere questi interessi, come la musica, il giornale, …». Presente anche Sergio Preite di Enaip che lavora all’interno del carcere con il progetto regionale Agenti di rete. «Da tecnico leggo queste iniziative come strumenti per utilizzare linguaggi diversi per collegare mondi diversi. Per un detenuto, esperienze positive come questa sono necessarie per poter definire la propria identità».
E se questa volta il tempo ha un pò rovinato i “sogni”, l’entusiasmo non è mancato. «Possiamo sempre rifare un altro concerto al più presto», promette il direttore.
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