Referendum, polemica senza fine

Una lettera aperta di alcune associazioni del fronte referendario rimesta le braci della consultazione fallita: "conflitti di omissione, coerenza e opportunità"

Democrazia vuol dire prima di tutto partecipazione. Lo ricordano in una lettera aperta agli elettori le associazioni Città ApertA, Altralombardia e Legambiente, riprendendo ancora una volta il discorso referendum. "La democrazia può anche fermarsi all’aspetto formale – elezioni, delega agli eletti – ma risultare una democrazia povera se nella sostanza non riesce a realizzarsi nella partecipazione, nel confronto delle opinioni e soprattutto nella vigilanza sugli interessi in campo" scrivono gli estensori della missiva, che parlano di un "conflitto di omissione, di coerenza e di opportunità" nell’atteggiamento della politica cittadina.

"Busto Arsizio, ancora una volta, ha dimostrato di avere una classe politica non all’altezza" lamentano le associazioni. "Abbiamo visto un Sindaco e la sua amministrazione, pur con qualche encomiabile eccezione, omettere sistematicamente qualsiasi occasione di confronto, sottrarsi ai più elementari doveri di informazione, e addirittura vanificare in anticipo la consultazione referendaria con l’annuncio che non si sarebbe comunque tenuto conto della volontà espressa dai cittadini. Questo atteggiamento non ha niente di democratico".

Non è piaciuta ai referendari la "delega" del compito di "riqualificare il centro storico della città, di preservarne l’ultima impronta medievale", ad un costruttore, "un soggetto non istituzionale, che per definizione persegue legittimamente gli affari propri e di coloro che gli conferiscono capitali di investimento". La tesi è che "un tale progetto non è e non può essere un progetto privato. La sua natura è pubblica, e pubblico deve essere ogni suo dettaglio. I cittadini hanno il diritto di conoscere in anticipo chi saranno, dopo la realizzazione del progetto, i proprietari della porzione di centro storico “rifatto”; quali saranno stati i costi di urbanizzazione sostenuti dal Comune ed a quanto ammonteranno gli oneri di urbanizzazione a carico del privato. Per quanto riguarda l’eventuale autosilo va dichiarato chi sarà il proprietario dei posti macchina a disposizione del pubblico e chi ne sarà il gestore"Al Comune si chiede "trasparenza assoluta"; mancando questa, "ogni cittadino dovrà chiedersi se ci troviamo di fronte ad un conflitto d’interessi; dovrà sapere quale sarà la contropartita al maggior traffico ed al maggiore inquinamento". 

Sul piano della coerenza, le associazioni contestano la tesi uscita dal centrodestra secondo la quale il referendum è stato uno spreco di danaro pubblico. "Se lo è stato, la responsabilità è di chi l’ha sabotato e l’ha svuotato della sua funzione": ma qui siamo al rigettarsi la colpa l’un l’altro. Quanto ai veri sprechi, i referendari citano impietosamente le elezioni anticipate a Busto Arsizio, per l’abbattimento dell’amministrazione Rosa, e in Provincia, per la candidatura di Marco Reguzzoni alla Camera. "Anticipare le elezioni (…) molto tempo prima della scadenza naturale, e per giunta in presenza di una maggioranza bulgara vuole dire esattamente buttare dalla finestra il denaro pubblico. Il costo delle due elezioni anticipate (…) ammonta a parecchie centinaia di migliaia di euro, infinitamente di più di un referendum locale". Per tacere, si rincara, del costo delle passerelle dei Cinque Ponti, "uno spreco inutile di oltre tre milioni di euro, di che poter offrire per anni autobus gratis ai bustesi".

"Messa a posto la maggioranza", Città ApertA, Altralombardia e Legambiente non dimenticano il PD. "Clamorosa è la decisione del Partito Democratico di venir meno ad una storica tradizione della Sinistra, che sempre l’ha vista schierata contro ogni forma di speculazione edilizia": si fa notare che ancora nel 2002, candidato sindaco per il centrosinistra l’architetto Alberto Grandi, "nel programma si affermava senza il minimo dubbio che i parcheggi e gli autosilos vanno costruiti all’esterno del centro storico. Idem "il 4 maggio 2004, quando i suoi cinque rappresentanti in Consiglio Comunale (col nome di Progressisti per Busto) per iscritto invitavano il Sindaco e la Giunta a depennare dal Piano dei Parcheggi “il progetto di autosilo in Piazza Vittorio Emanuele II°". Posizioni passate che ancora una volta gli sconfitti del referendum vanno a contestare. "Nel 2008 la posizione del PD è stata completamente ribaltata. (…) Quali elaborazioni teoretiche siano intervenute tra il 2004 ed il 2008, atte a spingere il PD ad appoggiare il progetto della impresa SoCeBa del sig. Dal Ben ed a propagandare l’astensione dal referendum noi non sappiamo. Invece sappiamo che in Europa e nel mondo si liberano i centri storici dalle auto, a Busto gli si aprono le porte".

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Pubblicato il 11 Giugno 2008
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