Cerchi funghi, trovi guai: i boschi preda dello spaccio

Disavventure di un artista-fungiatt sullo sfondo del degrado quotidiano

Se a Lonate Pozzolo l’emergenza è la prostituzione, nei boschi intorno a Busto Arsizio è lo spaccio a fare la parte del leone. Ce lo conferma anche Giulio M., autore di lavori artistici presenti anche in alcuni bar della città. Solito andare per funghi in compagnia del suo cane – i funghi sono un’ispirazione permanente per le sue opere, realizzate nei materiali e nelle forme più svariati – Giulio si è trovato in almeno un paio di occasioni, negli ultimi mesi, in brutte situazioni: accerchiato e minacciato dagli spacciatori e dai loro “pali”. «È successo nella zona di Magnago a cavallo della SS527, nei boschi di qua e di là dallo stradone» spiega. «Venendo da Busto, dopo il primo cavalcavia, e inoltrandosi a sinistra oltre un’azienda e per una stradina di campagna, si arriva in un punto dove tutti i venerdì dalle 16 alle 18, regolarmente, c’è appuntamento per lo spaccio». Un bazar della droga ad orario limitato. «Dall’altra parte, accanto alla ferrovia per Malpensa, stessa scena con un nugolo di persone che si tengono in contatto via SMS contro ogni rischio e mettono alle strette ogni faccia sospetta che si avvicina». Il problema non è limitato a quella zona, «anche dietro la Metro di Castellanza non si scherza, accanto al centro multiraccolta c’è una stradina in cui si trova di tutto: rifiuti, siringhe, profilattici… Ormai anche di lì passo di rado, e a occhi ben aperti». Purtroppo non è necessariamente soltanto nei boschi che si spaccia: «nei giardini tra il mercato la sala corse, o presso il parco del Museo del Tessile, ma anche in qualche locale in centro» dice Giulio, che ha una conoscenza di prima mano degli ambienti dentro e fuori la città, della loro flora e soprattutto, suo malgrado, della fauna. 

Le forze dell’ordine conoscono la situazione, e nei limiti dei mezzi a disposizione agiscono per contrastare l’illegalità. Più volte, ad esempio, è stata “rastrellata” l’area di Borsano, dove i cittadini segnalavano la presenza di spacciatori al lavoro, sovente nella zona di Accam, fuori mano rispetto alle strade principali, in qualche caso anche più vicino al centro abitato, come per i pusher arrestati qualche tempo fa che avevano scelto quale “ufficio vendite” il giardino di una villetta abbandonata. È il destino delle aree marginali, quasi ripudiate da una città tentacolare che tutto ingloba. I residui boschi e terreni incolti diventano rifugi dell’emarginazione e delle pratiche illecite; lontano dagli occhi lontano dal cuore. Fin quando queste realtà non debordano, spinte da una domanda che conosce crisi, dando scandalo (vedi le prostitute a Lonate) o facendosi troppo visibili (spaccio). Per tacere, infine, dell’ubiquità del degrado: ci si lamenta a volte di quanto si trova anche nei parchi in città, ma pochi mesi fa riferivamo, su segnalazione di un cittadino indignato, di una discarica illegale così grande da essere visibile perfino dallo spazio

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Pubblicato il 20 Giugno 2008
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