“Carlo vive”: Genova sette anni dopo, tra processi e memoria
Fino ad un centinaio di persone in piazza per rievocare i tragici fatti del G8 del luglio 2001
"Una pallottola non uccide un’idea: Carlo vive", e ancora: "Bolzaneto in prescrizione, è questa la giustizia?", oppure "Abuso e tortura, assoluzione sicura". Questi alcuni degli slogan sugli striscioni visti questa sera in piazza San Giovanni, dove la manifestazione a ricordo dei fatti del G8 di Genova del 2001 ha avuto tutto il carattere pacifico e ordinato mancato nel capoluogo ligure. Un centinaio o quasi di persone hanno preso parte alla rievocazione, svoltasi con il breve intervento dell’avvocato Mirko Mazzali del Genoa Legal Forum e la proiezione del filmato OP-Ordine Pubblico (qui il trailer) che presenta i fatti più drammatici di quel 20 luglio 2001, fino all’assurda morte di Carlo Giuliani, attribuendo la responsabilità del caos e delle violenze, ben più che ai temuti black bloc, alle stesse forze dell’ordine. Polizia e Carabinieri descritti nel documentario come scoordinati, sia pure in una situazione "al limite", e violenti senza necessità, sulla base delle immagini che hanno fatto il giro del mondo, delle comunicazioni speso caotiche intercorse fra i comandi e di spezzoni degli interrogatori in aula nei processi fin qui celebrati. Il tutto sullo sfondo delle immagini di lanci di lacrimogeni, pestaggi feroci e insensati a suon di manganello, manifestanti che implorano misericordia insanguinati o sputano la loro rabbia impotente lanciando sassi e bastoni.
«Sono stati puniti molto più severamente quelli che spaccavano le vetrine di quelli che spaccavano le teste» è l’amaro commento dell’avvocato Mazzali di fronte alle dure condanne ai manifestanti giudicati colpevoli di atti di teppismo e devastazione (110 anni a 25 imputati) e all’assoluzione di 30 dei 45 imputati per gli spregevoli fatti della caserma di Bolzaneto – quanto ai condannati la prescrizione è già dietro l’angolo. A settembre si dovrebbe giungere a sentenza per il parallelo processo sui fatti in assoluto più gravi, a parte l’episodio della morte di Carlo Giuliani: quelli della scuola Diaz, un assalto in piena regola, un caso di "macelleria messicana" con decine di feriti gravi che portano ancora oggi i segni di quella notte, ricorda Andrea Cegna, uno degli organizzatori della serata bustese. Chi ha dubbi si legga questa ricostruzione, e immagini quanto possa averne giovato l’immagine dell’Italia all’estero. «La scuola Diaz e Bolzaneto furono cose pianificate, esulano dagli scontri di piazza» sostiene Cegna. «In quei giorni i primi a violare le leggi sono stati proprio i tutori delle medesime, e ancora oggi la giustizia pare procedere al passo dei due pesi e delle due misure».
Alla manifestazione, che ha visto, naturalmente, la presenza visibile ma discreta delle forze dell’ordine, hanno dato la loro adesione Gruppo Spontaneo Antifascista, Alterlist, Migrando, Sinistra Critica, Legambiente, RdB/CUB Prov di Varese e altri gruppi. Unico partito aderente i Verdi.
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