La memoria storica e il monumento di piazza Vittorio Emanuele II

Ancora un intervento da La Voce della Città sulla prevista ricollocazione dell'opera d'arte

Egregio direttore,

Le scrivo ancora in merito allo scempio che verrà perpetrato fra poco nel centro di Busto Arsizio.

Nel libro “Sommario di storia Bustese” ( ed. Bramante 1970), si parla di una Busto nata come insediamento militare romano. Il borgo aveva come fulcro centrale l’attuale Piazza Santa Maria.

Esiste quindi un concreto rischio che gli scavi, riportando in luce i resti romani, subiscano lunghi blocchi ai lavori, prorogando nel tempo i disagi per la popolazione, residente e non. Rischiando, nel contempo, di distruggere la testimonianza di un antica civiltà a cui dobbiamo molto.

Siamo a settembre e i lavori per la costruzione dell’autosilo in Piazza Vittorio Emanuele II non sono, per fortuna, ancora partiti.

Questo mi permette di poter scrivere ancora due parole per un ulteriore appello di sensibilizzazione rivolto ai cittadini. E d’altronde il prossimo 14 dicembre sarà anche il 50° anniversario del Monumento.

Sono già state spese molte parole e anche fatica dal nostro consigliere Audio Porfidio per poter almeno trovare una collocazione alternativa al Monumento. Lo scorso martedì 16 settembre, in consiglio comunale, ha proposto anche una delibera bocciata, senza neanche venire letta e tanto meno discussa, bollandola come diversivo di indirizzo politico.

Nella delibera si proponeva di spostare il Monumento nel cortile di Palazzo Gilardoni: “danno per danno” risulterebbe una collocazione più tranquilla, consentendone l’integrità, incluso il basamento, parte fondamentale dell’opera d’arte.

D’altronde il Monumento non è solo un’opera d’arte: è dedicato ai Caduti in guerra e a tutti quelli che si sono sacrificati per questo Paese e per la città di Busto in particolare.

Purtroppo, però, tanta sordità e poco interesse, è forse dovuto alla poca memoria storica e allo scarso interesse per i Caduti di quelle guerre in cui l’Italia si è trovata coinvolta, spesso suo malgrado, con buona pace di chi dice che siamo stati solo “aggressori”. Probabilmente anche in famiglia non è più di moda parlare e raccontare di questi eventi. I ricordi delle vecchie generazioni non interessano e non sono più di insegnamento alle nuove generazioni, perse in una quotidianità che “appare” così diversa da allora.

Comunque sia, non è questa la sede di domandarsi il perché di tanta scarsa consapevolezza di noi stessi e della nostra storia.

A queste righe vorrei solo allegare nomi e cognomi di questi Caduti in guerra. Sia che abbiano combattuto come militari, sia come partigiani. Perché non importa tanto da che parte abbiano combattuto, quello che conta è che sono state “persone”, nostri fratelli italiani che hanno dato la loro vita per Busto Arsizio e per la Nazione. Spero solo che qualcuno possa trovare il nome del nonno, dello zio, o comunque di un conoscente, o che almeno provi a riflettere su cosa significhi dedicare un’opera d’arte a chi si è battuto per il bene del suo popolo.

E’ stato detto: “Fuori della storia l’uomo è nulla”. Spero che i cittadini e, soprattutto, l’Amministrazione comunale capiscano la profonda importanza di questa frase.


Elisabetta Puccio membro de “La Voce della Città”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Settembre 2008
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