L’Unitalsi ricorda Azzimonti, poeta dialettale
Sei anni fa moriva Giuseppe Azzimonti, testimonianza delle tradizioni bustocche. L'associazione presenta una raccolta di poesie
È promossa dall’Unitalsi di Busto Arsizio la presentazione di un nuovo libro di poesie bustocche del poeta Giuseppe Azzimonti (1925 – 2002). Una raccolta di poesie dell’autore che dedicò al dialetto bustocco metà della sua vita. Pinuccio Azzimonti scomparso sei anni fa, fu uno dei fondatori, nel 1954, dell’Unitalsi a Busto Arsizio. Il libro sarà messo in vendita nei giorni successivi la presentazione alla Libreria della Basilica, alla Libreria San Giovanni, da Boragno e alla Cartolibreria Tagliabue di viale Alfieri. I proventi saranno destinati al sostegno delle attività della sottosezione Unitalsi di Busto Arsizio. La raccolta di poesie, curata da Luigi Giavini, è stata fortemente voluta dalla moglie Maria Colombo e dai figli Laura e Paolo. L’obiettivo è quello di tenere vivo il ricordo di un uomo che amava profondamente la genuinità delle tradizioni bustocche.
Pinuccio Azzimonti iniziò a dedicarsi al dialetto bustocco nel 1960, una raccolta di sue prose e poesie “A pià” risale al 1962, mentre numerose sono le opere pubblicate nel corso degli anni negli almanacchi della Famiglia Bustocca, nel bollettino parrocchiale “Canto Novo” di San Giovanni e nei calendari della Radiantistica e dell’Istituto La Provvidenza.
Non è la prima volta che l’opera poetica di Azzimonti incrocia l’associazione: nel 1976 fu pubblicata la raccolta di poesie e prose bustocche “A Mièta” incisa anche su disco a 33 giri a cura proprio dell’associazione. Notevole anche la produzione teatrale iniziata con “A butìa dul ciclista” nel 1987 e conclusasi con “A Scendarniöa, un esémpia par chi grandi” del 1994 .
Nel volume che si apre con le parole: ‘Na pagina an’mó, ‘na pagina nöa in dul libar daa vita. Signùi, an’mó ‘na pagina Ti me vèrdi dananzi…, si possono ritrovare cinquantadue componimenti divisi in quattro capitoli: Le stagioni della vita, Gli affetti, Orizzonti infiniti e Radici. Il titolo della raccolta Girimbèla (cioè Girotondo) è tratto da una poesia del 1969.
«Spesse volte quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca: un patrimonio di ricordi, di affetti, di sapienza che va in fumo. Rimane solo la memoria che purtroppo è quella facoltà mentale… che dimentica» scrive monsignor Claudio Livetti nell’introdurre il volume. «Per fortuna Pinuccio Azzimonti ha scritto le sue poesie e i suoi drammi e i familiari li hanno conservati gelosamente e affettuosamente, sì che si possano ora pubblicare: così non è bruciato niente». La presentazione è affidata al presidente della sottosezione dell’Unitalsi Alberto Bossi e a Giancarlo Macchi che dedica all’Azzimonti un commosso ricordo.
A Luigi Giavini è affidato il prologo all’opera, una riflessione anche sul valore del dialetto e delle tradizioni. «Occuparsi di dialetto – scrive – vuol dire penetrare nell’essenza della nostra storia che ci insegna la generosità dell’accoglienza, quanto mai necessaria oggi per l’incontro continuo con culture diverse». L’ultima parola è quella dei figli Laura e Paolo Azzimonti che con Giavini hanno curato la pubblicazione edita non a caso nel 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes. Ringraziamenti ma anche, come scrivono i figli di Pinuccio Azzimonti, la speranza che in futuro altri lavori del poeta bustocco possano essere pubblicati.
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