Vicenda Langè, nessuna soluzione in vista
L'ex assessore è stato tecnicamente reintegrato dal Tar, ma il sindaco ha subito avviato una nuova procedura per escluderlo dalla Giunta. Una grana in casa per Forza Italia
A fine settembre ci diceva di voler tornare in Giunta per potersi legittimamente dimettere, ma quando il Tar gli ha poi dato ragione di fatto reintegrandolo, non lo ha fatto. E spiega il motivo Tiziano Langè, assessore al bilancio a Castellanza fino al giugno scorso: «Che senso avrebbe a questo punto? Il sindaco ha immediatamente attivato una seconda procedura per togliermi l’incarico, dopo quella già giudicata irregolare dal Tar Lombardia. Vorrei capire la motivazione che darà». In più, osserva l’assessore, lui in Giunta di fatto non ci è più tornato: «Non ho mai potuto far valere il mio diritto a rientrare – e in definitiva, nemmno l’avrei voluto». Quindi…
Decisamente a Castellanza non tira una buona aria (sarà l’Olona?), da una parte come dall’altra. La fine dell’amministrazione Frigoli con la sua lunga "coda" sotto Maria Grazia Ponti (2004-2006) era stata amara e segnata da polemiche durissime e ripicche, al punto da aprire la strada al centrodestra di Farisoglio, ben presto trovatosi in eguali pasticci. Anche il duello fra il sindaco e Langè appare una vicenda difficilmente destinata a sbloccarsi.
Se per il sindaco Fabrizio Farisoglio, che della vicenda non vuole parlare più, la faccenda dovrebbe essere chiusa, per Langè, parole sue, non è così. E nemmeno per Forza Italia, il partito di entrambi. «Siamo spaccati, a Castellanza ci sono due club distinti del partito». Come se uno non fosse già più che abbastanza: situazione imbarazzante per una forza al governo della città. Se la maggioranza dei forzisti locali è a sostegno del sindaco, per risolvere l’increscioso inghippo si sarebbero mossi anche il coordinatore provinciale deglii azzurri Caianiello e il responsabile per gli enti locali Aliprandi. Langè, silurato, rimesso a galla dal Tar e in via di risiluramento ha proprio il dente avvelenato. Soprattutto vorrebbe chiudere la vicenda, personale quanto si vuole ma che riguarda cariche importanti della pubblica amministrazione cittadina, «in un modo che consenta ad entrambi di uscirne a testa alta».
Ciò che più preme a Langè è salvaguardare il proprio buon nome. «La gente non sa ancora per quale motivo sono stato estromesso» lamenta. Ufficialmente, ciò avvenne dopo un aspro scambio di note sui mobili per l’arredamento dell’ufficio del primo cittadino, con il sindaco in cerca di mobilia adeguata al prestigio di Palazzo Brambilla (si parla di 70.000 euro spesi). «Il sindaco è andato giù pesante anche nella nuova procedura di revoca dell’incarico, mi ha accusato di slealtà» dice Langè che non risparmia stoccate. Che i rapporti non fossero esattamente cordiali era noto, nei corridoi di Palazzo Brambilla si ricordano ancora gelidi scambi "a distanza", via lettera o via terzi, piuttosto che franche discussioni personali. Fino alle carte bollate. Le opposizioni ancora contestano i 10.000 euro di spese legali per opporsi (invano) al ricorso di Langè al Tar, e di ulteriori ricorsi al Consiglio di Stato non vogliono sentir parlare. Intanto l'(ex) assessore annuncia di aver chiesto al Comune… il rimborso delle spese legali da lui privatamente sostenute, a ulteriore beffa. «Per la battaglia legale davanti al Tar Farisoglio ha usato fondi del Comune, io soldi miei». E in mezzo al fuoco incrociato finisce anche il collega di Giunta Guido Zampini, dell’Udc, cui Langè dichiara di aver inviato una diffida: il sindaco avrebbe usato anche una sua lettera come elemento "a carico" del Langè.
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