Le favole dei detenuti conquistano Busto

Successo per la presentazione del libro "Storie da mondi diversi" che contiene le fiabe narrate e scritte durante un progetto di arte-terapia nel carcere bustocco

Una favola per i bambini: per quelli di Elvis, a cui lui potrà raccontarla in futuro; per quelli romeni, come Cristian, che vivono in Italia; per i figli di Barbara che non sanno leggere, ma che potranno guardare i disegni fatti dalla mamma; per tutti i bimbi (e non solo) che non vogliono fare della "diversità" un ostacolo. È questo, e tanto altro, il libro "Storie da mondi diversi" che ieri, sabato 6 dicembre, è stato presentato alla Libreria Boragno di Busto Arsizio. Presenti per raccontare come è nato questo volume c’erano la curatrice Carla Bottelli, insegnante di lingua e letteratura italiana e da anni volontaria in carcere; due dei partecipanti al progetto di arte-terapia che si è svolto nella casa circondariale di Busto Arsizio, Elvis del Ghana e Cristian della Romania; Barbara Parini che ha realizzato i disegni ed Emanuela Coerezza, psicologa, che insieme alla collega Valeria Api ha condotto il laboratorio di fiabe durato circa due anni. Presente fra il numeroso pubblico anche il sindaco bustocco Gigi Farioli.
«Nel carcere di Busto – spiega Coerezza – ci sono molti detenuti stranieri e più di cinquanta nazionalità diverse. Abbiamo deciso di far diventare queste "diversità" una ricchezza e di organizzare questo laboratorio di terapia. Abbiamo scelto la fiaba perchè esiste in tutte le tradizione, con forme diverse, ma c’è sempre». Il laboratorio di arte-terapia e il libro si inseriscono all’interno del progetto pedagogico dell’area trattamentale della casa circondariale (rappresentata nel corso della serata da Teresa Pignataro, educatrice, e Antonio Coviello, vicecomandante degli agenti di Polizia penitenziaria). È stato inoltre finanziato dal ministero di Giustizia e realizzato in collaborazione con la FA.T.A, associazione di Cesano Boscone che si occupa di bambini con gravi dififcoltà (presente la dottoressa Isabella Orsini). Proprio a queste due realtà andranno i proventi della vendita del libro che verranno infattid evoluti a La FA.T.A. per le sue attività e al carcere per finanziare progetti già esistenti e nuove iniziative.
Nel volume sono contenute dieci fiabe, tutte scritte in italiano con a fronte il testo in lingua madre. Di queste otto sono fiabe narrate dai partecipanti al laboratorio che hanno condiviso con noi alcune storie della loro cultura; una, "Destini incrociati", è stata inventata da un detenuto romeno e infine c’è la favola condivisa "Lenticchia e il ciondolo". «Abbiamo deciso – spiega Bottelli – di concludere il nostro percorso con un progetto comune che superasse tutte le diversità, culturali e linguistiche. È nata questa fiaba che abbiamo deciso di tradurre in inglese». Completano alla perfezione le storie i disegni di Barbara Parini, architteto e designer. «È stata la mia prima esperienza da disegnatrice. Mi sono divertita molto ed è stato un lavoro davvero emozionante. Chi legge può interpretare le storie a modo suo, ma per chi non sa ancora leggere, penso ad esempio ai miei bambini, è importante avere dei disegni che "raccontano"».
Ma come hanno vissuto tutto questi i diretti interessati? Emozionatissimi, Cristian ed Elvis (nella foto mentre autografano i libri. In primo piano Elvis, dietro Cristian) hanno raccontato cosa ha rappresentato per loro partecipare a quel progetto e vedere una fiaba del proprio paese pubblicata in un libro. «Mia nonna mi raccontava sempre questa storia – spiega Elvis, che ha scritto la "Tartaruga mangiona" -. Raccontarla per me è stato come fare un tuffo indietro di trenta anni. Ora spero di leggerla presto ai miei bambini». Anche il pensiero di Cristian va ai bambini, soprattutto a quelli di origine romena che come lui vivono in Italia. «Ho narrato la leggenda "L’orso bonaccione e la volpe malandrina" che spiega come mai oggi gli orsi non hanno più la coda. Volevo che anche i bambini italiani la conoscessero e che i tanti bimbi romeni che ci sono in Italia potessero leggere qualcosa che appartiene alla loro cultura».

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Pubblicato il 07 Dicembre 2008
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