«Una casa comune per la preghiera in città»

Una petizione a questo scopo sarà diffusa giovedì sera presso il corso di lingua italiana per stranieri in occasione del ritrovo per gli auguri

«C’è una sola religione, benché ne esistano un centinaio di versioni». Così la pensavalo scrittore George Bernard Shaw con la consueta punta di umorismo. Chi lo prende in parola è la scuola di lingua italiana per stranieri di Busto Arsizio, che avanza tramite una petizione una richiesta semplice ma ambiziosa: una Casa comune per la preghiera aperta a tutte le fedi.

La scuola, che ha sede presso le scuole Manzoni nell’omonima piazza, giovedì 18 dicembre dalle 19 alle 23, si terrà una piccola festa per gli auguri natalizi, in occasione della quale si raccoglieranno firme in occasione dell’incontro. La richiesta, rivolta al sindaco, ai consiglieri comunali, al decano, ai parroci, alle associazioni culturali e ai cittadini tutti, è che "venga istituito un luogo pubblico, (comunale) o privato (parrocchie, associazioni, privati) in cui tutti, ordinatamente e seguendo regole condivise, possano svolgere alla luce del sole le loro preghiere: la casa comune della preghiera".

La motivazione della richiesta viene espressa con una serie di considerazioni. "Una religione" si legge nel documento inoltrato dal maestro Vittorio Di Mattei "è un complesso di credenze, comportamenti, atti rituali e culturali, mediante cui un gruppo umano esprime un rapporto con qualche ordine soprannaturale o realtà ultraterrena o che attiene ai significati ultimi dell’esistenza". 
Quanto alla preghiera "
è una delle pratiche comuni a tutte le religioni" e consiste "nel rivolgersi ad una entità trascendentale (solitamente la Divinità) con la parola o con il pensiero" per gli scopi più vari. Può essere personale o pubblica, e secondo la dottrina cattolica la sua pratica eleva l’uomo a Dio "in modo cosciente".

"Noi sottoscrittori di questa petizione" si legge "ci siamo trovati d’accordo su questi principi, abbiamo sperimentato, soprattutto frequentando una scuola accogliente, che ci ha permesso di studiare insieme ed incontrarci, parlarci, anche se provenienti da varie culture, etnie, religioni e nazioni; abbiamo sperimentato che si può stare bene insieme. Per questi motivi ci rivolgiamo in modo diretto e pubblico, attraverso la stampa" per dare risalto e pubblicità alla richiesta.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Dicembre 2008
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