Inquinamento alla ex Montedison? Indaga la Procura
Dopo che i giornali svizzeri hanno ipotizzato un'indagine su un elettrodotto transfrontaliero la Procura smentisce di aver aperto un fascicolo ma pone l'attenzione sulla bonifica del polo chimico di Castellanza
L’area della ex-Montedison torna sotto i riflettori per via della bonifica del terreno. Mentre i giornali ticinesi parlano di indagini da parte della magistratura bustocca riguardo ai vertici dell’Azienda elettrica ticinese e coinvolgono anche un consigliere di stato del governo di Bellinzona, la procura di Busto Arsizio smentisce categoricamente che vi siano esponenti politici svizzeri indagati riguardo ad un elettrodotto tra Italia e Svizzera. Al momento, di certo, c’è solo una raccolta di informazioni riguardo alla bonifica del terreno su cui è stata ipotizzata la costruzione, per ora sospesa, di una centrale elettrica ad olio di palma da parte della società Bec (Bio Energia Castellanza).
La Procura si starebbe concentrando sui terreni occupati dal grande polo chimico-industriale, un tempo occupato interamente dalla Agrolinz, e sulla possibilità che questo sia stato inquinato fino alla falda acquifera. Una possibilità che il sindaco di Castellanza Fabrizio Farisoglio ha escluso immediatamente citando i continui controlli effettuati dall’Arpa nelle falde castellanzesi, risultate sempre non inquinate. «E’ noto che all’interno dell’area in questione vi siano attività in parte inquinanti ma c’è la volontà da parte della società Agrolinz, per la quale ho lavorato fino al 2005, di bonificare l’area – ha detto il sindaco – tanto è vero che la procedura burocratica per arrivare ad una bonifica si è conclusa lo scorso dicembre. Agrolinz è costretta da rigide normative comunitarie a bonificare prima di poter fare qualsiasi passo che sia la vendita dei terreni o la riconversione in altra attività».
Subito dopo sarebbe, però, iniziata la lottizzazione dei terreni da parte della società prima della bonifica dell’area. Proprio su questo punto non c’è molta chiarezza in quanto prima la Bec si era offerta di bonificare l’intero polo chimico per poi procedere alla costruzione della centrale, poi la mobilitazione dei cittadini ha costretto ad una retromarcia momentanea la suddetta società. Il problema della bonifica è rimasto, infatti ad oggi il sito non ha ancora subito nessun trattamento.
La questione è complessa e vede coinvolti una serie di società a partire dalla Bec (società che avrebbe dovuto costruire la centrale a olio di palma), la Ceg (società che gestisce un impianto di cogenerazione a Gavirate), le Ferrovie Nord e l’Azienda elettrica ticinese (riguardo ad un elettrodotto italo-svizzero) e i due comuni di Castellanza e Olgiate Olona (che si dividono l’area sui rispettivi territori).
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