Chiude il deposito giudiziario, indagato il proprietario

Floriano Ottolina ha custodito veicoli sotto sequestro per 16 anni. La Procura apre un'inchiesta per tentata truffa ma lui si difende: «Il settore è una giungla e sono io che chiedo 2 milioni di euro»

Per anni, dal 92 ad oggi, è stato il deposito giudiziario di Busto Arsizio e  in quei duemila metri quadri di area ha accumulato qualcosa come 400 automobili sotto sequestro. L’AutoService Ottolina chiude ma non si può dire "in bellezza". A carico del titolare Floriano Ottolina, infatti, c’è un avviso di garanzia notificatogli qualche giorno fa per tentata truffa ai danni del Ministero della Giustizia per una cifra che si aggira attorno ai 40 mila euro. A condurre l’inchiesta è il sostituto procuratore della Repubblica Luca Gaglio il quale si basa sulla mancata demolizione di nove veicoli richiesta nel 2005 dal giudice Toni Novik per i quali l’Ottolina avrebbe richiesto il pagamento del deposito da parte del Ministero illegittimamente dal 2005 al 2008.

Per Floriano Ottolina, che si dichiara innocente, è un colpo duro e la voglia di chiudere ne è la prova: «Maledetto il giorno che ho iniziato questa attività – spiega Ottolina – sin dal primo momento, erano i primi anni ’90, il settore del deposito giudiziario dei veicoli è stato una giungla. Non si sapeva quanti e quali erano i depositi in provincia, non si sapevano le tariffe. In realtà io chiedo al Ministero oltre due milioni di euro per depositi di auto ferme qui addirittura dal ’76. Se devo dirla tutta sono in guerra non solo col tribunale ma anche con la Prefettura e con il Comune». Basti pensare che solo nel 2000, racconta Ottolina, sono state definite le tariffe giornaliere per auto e moto sequestrate.

A deciderle fu la Prefettura e su quelle tariffe, mutate nel corso degli anni, si basa la richiesta di Ottolina: «Ho presentato al giudice una marea di istanze in cui chiedevo i pagamenti di questi depositi, soldi che non ho mai vista. Onestamente non so da dove arriva la cifra di 40 mila euro. Sono innocente e voglio dimostrarlo ma non so come perchè la materia è talmente mal amministrata che mi riesce difficile anche a me, che ci sono dentro da anni, capire». In realtà Ottolina è al suo secondo avviso di garanzia, il primo lo ha ricevuto a marzo del 2008 e ha patteggiato: «Il primo avviso di indagine riguardava la mancata schedatura, richiesta dal giudice Novik, di queste nove automobili – spiega Ottolina – la sua richiesta, datata dicembre 2005, si basava su una norma contenuta nella finanziaria del 2004 nella quale si chiedeva una specie di censimento delle auto in deposito. io non ho consegnato quelle schede perchè feci un’istanza in cui sostenevo che le auto da schedare erano diverse centinaia e delle nove richieste una era stata già demolita, di un’altra era sbagliata la targa, una era stata restituita. La mia intenzione era quella di sollevare il problema non di truffare alcunchè». Fin qui la difesa di Ottolina di fronte a questa indagine. La realtà è che Ottolina ha conservato un faldone di carte che pesa diversi chili e riassumere la lunga guerra di carte bollate richiederebbe un trattato più che un articolo. 

La realtà parla di un deposito giudiziario, l’unico per Busto, che sta per chiudere e di un’indagine per tentata truffa a carico del proprietario con 400 veicoli (auto, moto, carcasse, pezzi provento di furto e via dicendo), ognuno con una storia dietro e un futuro incerto perchè «con la chiusura dovrei portare queste auto in altri depositi – conclude Ottolina – secondo la Prefettura con la scorta di Polstrada e Carabinieri che hanno già comunicato di non volerlo fare perchè non hanno mezzi e uomini a sufficienza. Infine la prefettura dovrebbe individuare i depositi che dovrebbero accoglierle ma non ho ricevuto nessuna comunicazione. In queste condizioni è fin troppo facile sbagliare».

 

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Pubblicato il 14 Gennaio 2009
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