PGT: i bustocchi “affittuari nella propria città”

L'opinione di Sergio Moriggi, presidente delle Acli varesine. Severo il giudizio sulla politica urbanistica dell'amministrazione: "il futuro della città sarà la sommatoria di quanto altri decideranno"

Riceviamo e pubblichiamo 

Già nell’ormai lontano 2007, in occasione dell’avvio della procedura per la stesura del Piano di Governo del Territorio, chiedevo all’Amministrazione Comunale di rendere veramente partecipe gli abitanti di Busto in quanto veri comproprietari della città e gli amministratori loro delegati. Dopo le ultime deliberazioni di questa amministrazione si può, senza ombra di smentite, dire che i cittadini sono ritenuti semplici affittuari.

 

Dal 30 settembre 2007, data di scadenza per la presentazione delle osservazioni, solo in data 15 settembre 2008 ci si accorge, e quindi si nomina una commissione di tecnici interni, che occorrono ben 10 strumenti di pianificazione/programmazione utili per la stesura del P.G.T. Di questo passo probabilmente non vedremo mai questo nuovo strumento urbanistico che definisce quale città vogliamo.

In questa delibera non si dice chi, come e con quale temporalità verranno stesi:

-il documento di Piano

-il Piano dei servizi

-il Piano delle regole

Nel frattempo si deliberano documenti di inquadramento per l’attuazione dei Programmi Integrati di Intervento aperti all’iniziativa privata di tale portata che il futuro della città sarà semplicemente la sommatoria di quanto altri decideranno.

Leggo nella legge 12 del 2005 art. 25 comma 2 (istitutiva dei P. G. T.) che i Comuni che avevano deliberato il loro strumento urbanistico prima della legge 51 del 1975 non possono approvare nessuna variante al  Piano dei servizi allegato allo stesso Piano Regolatore.

Orbene la nuova modifica al documento di inquadramento dice che le aree destinate a servizi pubblici, ancorché vigenti potranno, sia pure con modalità specifiche, essere utilizzate a fini edificativi.

Non solo, anche le aree attualmente agricole, purchè da tre anni il proprietario non le abbia fatte coltivare e quindi hanno perso il carattere di ruralità, potranno essere utilizzate a fini residenziale, ricreativo, culturale, turistico-ricettivo , di ristorazione.

Ritengo questo documento sicuramente non solo contestabile ma completamente non valido in quanto non si può nello stesso documento affermare “ in attesa dell’approvazione del Piano dei servizi previsto dal P.G.T…….  si può intervenire sulle Aree destinate a Pubblici servizi” e in contrasto con la legge 12 che ne vieta qualsiasi modifica sino all’approvazione del nuovo P.G.T.

Qualcuno afferma che non è mai stato steso un Piano dei servizi, se ciò fosse credo che non fa onore a chi Amministra la città ma comunque è da ritenere la sommatoria dei vincoli specifici il vero Piano dei servizi esistente.

E pensare che una delle premesse alla stesura di tutti gli strumenti urbanistici, da sempre, la prima cosa da fare in attesa di decidere quale sarà la città del futuro, quantità di abitanti, quantità di servizi, soprattutto di quale dimensione e orientati al futuro o se di pura sopravvivenza, quale tipologia del commercio, dell’industria e tutto quanto si è solo da poco deciso di verificare, è di deliberare una salvaguardia molto estesa sul territorio proprio per permettere una stesura dello strumento più appropriata.

Come si potrà esaminare questi Piani integrati senza un riferimento, così si rinvia al futuro Piano la semplice presa d’atto ma questo non è progettare la città ma dare carta bianca a pochi, amministratori compresi, pur nel rispetto delle regole, alla faccia della più ampia partecipazione che la legge impone.

Per questa nuova Amministrazione la stesura di uno strumento urbanistico complessivo della città è la prima volta ma certamente la modalità con la quale lo sta affrontando si presta a tantissime valutazioni non benevole e sicuramente in contrasto col Bene Comune dei cittadini.

P.S. L’iniziativa privata è una grande risorsa, va tenuta in considerazione e utilizzarla al meglio e credo che, se è seria e professionale, lei stessa saprà proporre il meglio rispetto alle indicazioni dello strumento urbanistico. Ma quando mancano i riferimenti tutto diventa più equivoco.

                                                                                                            Sergio Moriggi

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Pubblicato il 17 Gennaio 2009
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