Corte dei Conti, il peggio è alle spalle… tranne per chi dovrà pagare

La situazione si è chiarificata con la firma deglia ccordi per le restituzioni

L’interminabile incubo Corte dei Conti sembra giunto a una svolta decisiva nelle ultime settimane. Quella passata ha visto siglare gli accordi che hanno consentito di ridurre le restituzioni richieste a un gran numero di dipendenti comunali per aumenti o promozioni irregolari. Vi aveva fatto accenno anche il sindaco Gigi Farioli, in apertura di consiglio comunale venerdì sera. Lo sforzo profuso ormai da due anni in qua per venire a capo di una situazione favolosamente complessa e ridurre il danno erariale al minimo possibile ha fruttato indubbiamente un risultato. Il gruppo di lavoro raccolto intorno al segretario-direttore comunale Giacomo Rossi, con i consulenti del Comune, hanno delimitato i termini della questione e soprattutto ridotto gli esborsi cui saranno comunque tenuti in parecchi. Nè la politica, almeno nella figura del sindaco Farioli, estraneo alle contestazioni della Corte e alle messe in mora, si è tirata indietro dall’assumersi responsabilità – sia pure con il tatto richiesto dalla coabitazione dei partiti di maggioranza.

«Gli accordi sono finalmente stati messi nero su bianco e siglati» constata il consigliere comunale Mario Cislaghi, fra quelli che più da vicino hanno seguito questa vicenda, «prima fino al 2003, pioi anche per tutti gli anni successivi». "Tamponata" la situazione, «si soo fatti avere ai dipendenti comunali i prospetti, uno per ognuna delle quattro categorie d’inquadramento contrattuale, con le cifre richieste con e senza l’accordo, e come si era detto, se le prime in media erano sui 2-3mila euro, le secondo arrivavano per le categorie superiori fin sui 30mila. Comunque» ribadisce «non si sono fatti figli e figliastri: ai dirigenti coinvolti nelle restituzioni sono giunte le messe in mora, dovranno sborsare un quinto dello stipendio per un bel po’ di tempo, a seconda delle cifre richieste». Sarebbe alle viste anche una riorganizzazione degli incarichi nei vari settori, secondo voci rimbaazate negli ultimi giorni a Palazzo Gilardoni.

Per i dipendenti non è ancora finita qui perchè si andrà dal giudice del lavoro per vedere se si configuri a loro danno un indebito oggettivo (ossia: sono stati loro dati soldi che non erano dovuti). In tal caso, spiega il segretario e direttor generale del Comune Rossi, sarebbe possibile un’azione di rivalsa in sede civile a favore dei dipendenti e a carico di chi elargì gli aumenti irregolari. Una partita di giro tutta da vedere e che non toglie la rabbia e la frustrazione di quanti, in buona fede, hanno percepito dei soldi che si troveranno costretti a restituire. Ancora più grave, a posteriori, appare il clima di sfiducia che generò l’iniziale sconfessione da parte dei dipendenti degli accordi proposti dall’amministrazione comunale, nel sospetto che vi fosse qualche "gabola". In realtà non c’era nulla da temere, ribadisce con enfasi il consigliere Cislaghi. «Dirò di più: se si fosse data una migliore informazione, in generale, i dipendenti di questo Comune si sarebbero probabilmente risparmiati le peggiori angosce. Le assemblee non sempre sono state gestite bene».

Commenta brevemente l’esito (per ora) anche Alessandro Berteotti del PD. «Questa della Corte dei Conti è ormai un’epidemia, sono coinvolti in varia misura molti altri Comuni, si veda Rho, Legnano, la stessa Milano. Non è motivo di vanto, ma Busto ha dovuto fare da battistrada». Da una vicenda in apparenza semplice di super-stipendi concessi come premi di produzione una tantum ad alcuni dirigenti, in modo perlomeno irrituale, si è poi scoperchiato un vaso di Pandora che si era gonfiato fino a qualcosa come 22 milioni di euro di danno erariale teorico, strappando i più duri commenti a chi si è dovuto trovare a porre rimedio allo sconquasso – per tacere di chi l’ha subito. «È un fatto» aggiunge Berteotti «che dopo il 2002 circa per alcuni anni è mancato un controllo sulle attività di molte realtà locali, essendo stati soppressi i Co.re.co. (comitati regionali di controllo ndr)», aboliti nel 2001 con la riforma del titolo V della costituzione dopo che il loro ruolo era già stato riformulato dalla riforma Bassanini.

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Pubblicato il 02 Febbraio 2009
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