Accam, il revamping costa 35 milioni: i Comuni soci prendono tempo

Riconvocata per il prossimo 2 marzo l'assemblea, il nodo della convenzione con Busto viene al pettine, il 2019 "sta stretto". Tariffe in aumento del 30%?

L’assemblea dei soci Accam, riunitasi lunedì sera a Busto Arsizio nella sala consiliare di Palazzo Gilardoni, ha preso visione del progetto da 35 milioni di euro per il revamping dell’inceneritore-termovalorizzatore di Borsano, decidendo di rinviare al 2 marzo prossimo il voto. Troppo grosso il boccone da mandar giù d’un fiato, specialmente quando si parla di cifre di questa portata – nè piace l’idea di dover aumentare le tariffe di conferimento del 30% circa in prospettiva. Manifesta quindi la cautela dimostrata soprattutto dai Comuni minori tra i 27 dell’ex consorzio, con l’isolata eccezione di Fagnano Olona, unico ad opporsi, con l’assessore Roberto Raccanelli in rappresentanza del sindaco Rossi, alla riconvocazione dell’assemblea.

Il problema di fronte al quale si sono arenati i rappresentanti dei Comuni soci è presto detto. La convenzione fra Accam SpA e il Comune di Busto Arsizio scade nel 2019, data che pende come una spada di Damocle (così il sindaco di Cardano al Campo e consigliere provinciale del PD, Mario Aspesi) sulle prospettive dell’ammortamento di una così ingente spesa. Che secondo quanto riferito dal presidente di Accam Paolo Cicero è indifferibile e indispensabile, pena la cessazione totale dell’attività entro tre anni. Sempre a detta di Cicero, peraltro, «non è scritto da nessuna parte che nel 2019 la convenzione non sia più rinnovabile».

Nella sua presentazione degli interventi previsti l’ing. Dell’Acqua ha illustrato i passi avanti tecnologici che il cosiddetto revamping permetterà. Anche dal punto di vista delle emissioni: il che, considerando quanto passa dai camini, incluso un 5% di rifiuti  ospedalieri o speciali non pericolosi, è comunque desiderabile. Le tonnellate bruciate annualmente resterebbero sostanzialmente le stesse (da 125.000 a 128.000), il rendimento enrgetico passerebbe dal 16 al 22%, da 60 a 75 megawatt di energia elettrica, più il vapore utilizzabile per teleriscaldamento. Quest’ultimo non è progetto da azienda che preveda di fare i bagagli da qui a dieci anni: non è un caso che nei giorni scorsi si rincorressero voci di revisione della convenzione Accam-Comune nel senso di allungarne la scadenza. Per l’amministrazione comunale l’assessore Franco Castiglioni ha tenuto però a precisare che si intendono comunque rispettare i termini dell’accordo esistente, quasi a rassicurare i borsanesi, mai entusiasti del vicino inceneritore.

Tornando sul piano tecnico, il fronte emissioni è tassativo: o si rispettano le prescrizioni regionali o si chiude nel 2011. I valori annunciati per molti inquinanti sono anche al 90% in meno dei limiti di legge (50 e qualcosa in meno per gli ossidi di azoto, NOx). Si toglieranno tecnologie ormai superate come lo spray dryer o atomizzatore e la torre a umido, elementi di un ciclo in parte a umido, sostituendoli con un "ciclone" per abbattere le polveri e un reattore a bicarbonato di sodio e carboni attivi. Resterà il filtro a maniche, ingrandito e ammodernato. Interventi della massima rilevanza riguarderanno la caldaia e un carro-ponte, del resto «l’impianto comincia ad avere la sua età» si è detto. In definitiva quattro saranno gli interventi principali: l’abbattimento fumi (21% sui 35 milioni di investimento previsti), l’intervento sul ciclo termico mirato anche a preservare i discussi incentivi CIP6, in scadenza, e i certificati verdi (53%); la citata sostituzione del carro-ponte, della caldaia ed altri interventi, ad esempio sul fronte della sicurezza (20%); gli interventi per il teleriscaldamento (6%, la parte più semplice). Quanto al finanziamento, così Cicero, bisognerà assumere mutui, offrendo in garanzia gli introiti da vendita di energia elettrica. I prossimi anni saranno da vacche magre, con perdite invece di utili, anche perchè i lavori fermeranno per qualche mese l’impianto, ma a regime la redditività dovrebbe essere garantita.

Interventi insomma dovuti, in parte già annunciati nel 2007, ribaditi poi la scorsa primavera con un’enfasi sulla gestione dell’umido non più udita, fra le proteste dei borsanesi e la disponibilità di Legnano a parlare di un compostaggio sul proprio suolo, poi ribadita anche in assemblea. Fra gli altri temi che hano fatto capolino anche il possibile ruolo delle partecipate comunali bustesi, legnanesi e gallaratesi – la famosa lettera d’intenti a tre non è passata inosservata, la richiamava Aspesi – e la volontà di chiedere ai soci di mettere a disposizione propri terreni per un sistema integrato di gestione dei rifiuti, rilanciato da Castiglioni per Busto. I sindaci dei Comuni minori, da Marnate a Lonate Pozzolo, hanno opposto un secco no all’ipotesi di aumenti della tariffa di smaltimento rifiuti che graverebbero su cittadini già colpiti dalla crisi. Il sindaco di Lonate Gelosa insisteva poi sul riconoscimento del disagio ambientale («ce ne intendiamo, fra Malpensa e depuratore») per chi vive nell’area dell’inceneritore. Isolata Fagnano, con Raccanelli a chiedersi dove sia la logica di un rinvio su un piano da chiesto tempo dai soci.

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Pubblicato il 10 Febbraio 2009
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