I temi della cittadinanza attiva

Urbanistica e richiesta di spazi di attività sociale e libera espressione predominano fra le discussioni udite a "C'è + Busto"

La cittadinanza attiva: forse è questo il frutto più importante dell’"operazione piano strategico" varata ormai più di un anno fa dall’amministrazione Farioli per consultare la città sulle scelte per il futuro. Il centinaio di persone che sono intervenute sabato per le discussioni di gruppo conclusive di "C’è + Busto" non sono affatto stati un magro risultato, dopotutto. In una città in cui è tuttora difficile trascinare allo Speroni più di millecinquecento persone a vedere una squadra che lotta in testa alla classifica e ha i Fofana, Toledo e Correa che danno del tu al pallone, non stupisce che non si radunino folle oceaniche per temi ben più concettosi di una partita. 

Non possiamo dire quale uso sarà fatto dall’amministrazione di quanto emerso nella "due giorni". Il Comune ha messo il rinfresco, un centinaio di bustocchi le idee – che come sempre si scontreranno con la realtà della fattibilità tecnica, dei soldi a disposizione, della volontà politica. Vale forse la pensa trarre qualche somma. Se andiamo ad esaminare nel dettaglio i report di cui è costituito l’instant book vediamo che a questa piccola "massa critica" di bustocchi passata al setaccio dell’impegno, piace, e molto, parlare di urbanistica e dintorni. Forse perchè è un tema di cui si è in qualche modo percepito un lungo abbandono, seguito da un’improvvisa fiammata con la prospettiva del Piano di Governo del Territorio e delle Grandi Opere alla bustocca – area delle Nord, "campus" di Beata Giuliana, e gli interventi a venire sullo stadio Speroni. Il destino delle ex Nord in particolare ha visto il gruppo di discussione più numeroso e più "maturo" per età (dai 18 agli 83 anni i partecipanti: c’è chi guarda al futuro). Il desiderio condiviso è la "ricucitura" urbanistica della città, con un commercio tradizionale a misura di passeggio invece dei grandi e alienanti centri commerciali, e spazi a verde. Il modello del multisala – e proprio un multisala sarà fra gli elementi centrali del progetto proposto da Tecnocovering – non piace. Condiviso invece il desiderio di vedere allargata la zona pedonale del centro: purtroppo di difficile attuazione, richiedendo una vera rivoluzione copernicana della mobilità cui i bustocchi in genere,  amministratori in testa, non sembrano pronti.

Un secondo filone rilevante è quello sociale, nel senso della voglia di stare insieme, sia essa in oratorio (con l’apposito gruppo che discuteva delle attività attuabili) come nei parchi o in strutture adatte ad accogliere i giovani. La città, dai report di questi gruppi, appare adeguata più alle esigenze di anziani e bambini piccoli che non a quelle dei ragazzini più grandicelli e dei giovani, carenti di spazi per attività fisica, ludica e socializzazione. I giovani chiedono aree o edifici ora abbandonati e in attesa di destinazione da poter recuperare e utilizzare per il tempo libero. Sbocchi ad una libera espressione spesso compressa e incanalata entro steccati vecchi e nuovi, politicamente graditi e connotati, o costretta all’"esilio" in realtà vicine e più accoglienti. E se il termine "centro sociale", da anni ridotto a sinonimo ufficiale di cannabis, antagonismo e devastazioni, terrorizza la politica locale, varrà forse la pena di ricordare che anche quella denigratoria di "Busto ospizio" non è una bella nomea. Il giusto mezzo va cercato partendo dalla cittadinanza attiva dei ragazzi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Febbraio 2009
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