La crisi colpisce duro: “13.500 cassintegrati in provincia”

Se ne è discusso in un incontro indetto dal PdCI a Villa Tovaglieri cui hanno preso parte i sindacalisti CGIL Gianmarco Martignoni, Mario pagani, Mauro Negri. Numeri pesanti e in rapidissima crescita: migliaia i posti perduti o a rischio nelle ultime settimane, è crisi anche per l'industria del Bustocco

La crisi colpisce pesantemente in tutta la provincia e a pagare come sempre è il lavoratore, da tanti artigiani in difficoltà fino all’operaio che vive con lo spettro della perdita del posto. Se ne è parlato giovedì sera in un incontro organizzato dai Comunisti Italiani a Busto Arsizio presso Villa Tovaglieri, una serata a metà strada fra politica e attività sindacale.

Gianmarco Martignoni per la segreteria provinciale CGIL parla di «crisi spaventosa che si diffonde in modo rapidissimo: in provincia di Varese in gennaio contavamo 13.500 cassintegrati, 3500-4000 fra contratti di solidarietà e cigs in deroga, e altri 7-8000 lavoratori che hanno perso il posto per contratti non rinnovati».
Martignoni ricorda che in provincia «ci sono 25-26.000 aziende artigiane senza ammortizzatori sociali: qui e nel commercio, il dipendente di questi tempi va a casa e stop». L’esigenza di allargare la rete di supporto per chi cade nella disoccupazione è pertanto sentita. Il tutto mentre la crisi devastante del settore auto, pressochè dimezzato, si riverbera a cascata su tutta l’industria, e mente l’edilizia, così vivace nelle nostre zone, al momento vede spesso restare invenduta oltre metà dei nuovi alloggi. «Invenduto vuol dire non finito: niente lavoro per l’idraulico, l’elettricista, il piastrellista. Altro che straordinari in nero, oggi faticano a mettere insieme le 40 ore». Il quadro politico è pessimo: «il governo più antisindacale degli ultimi 60 anni», la spaccatura con CISL e UIL dopo la mancata ratifica da parte di CGIL dell’accordo quadro e lo sciopero della scorsa settimana. Non manca un duro j’accuse: «la CGIL viene isolata, mentre la CISL gioca la sua partita per diventare il sindacato di riferimento del governo e del PD». Al centro per Martignoni il problema dei redditi da sostenere con ammortizzatori sociali e politiche fiscale progressive, «quelle che perfino Obama in America può attuare, mentre qui l’idea non passa». 

Relativamente al Bustocco, i numeri esposti per la FIOM Busto Arsizio-Ticino Olona da Mario Pagani sono pesanti, non solo in assoluto ma per la loro rapida escalation nelle ultime settimane. «In trent’anni non ho mai visto una situazione così grave» confessa il sindacalista. «Nel settore metalmeccaico il Bustocco conta circa 240 aziende e circa 4000-4200 dipendenti. Tra mobilità, licenziamenti, casse integrazioni (cig) ordinarie e straordinarie, sono coinvolti al momento circa il 14% degli impiegati dal settore». Dato che parla da sè. «A fine 2008 si contavano circa 160 lavoratori in mobilità, incluse scadenze di contratti non rinnovati; la cig ordinaria coinvolgeva circa 150 lavoratori nei giorni del natale che sono diventati sui 360-380 oggi. E parliamo di una media di 80-85 ore di cassa integrazione mensile, in un quadro in cui di fatto, checché ne dica la legge, la cig non copre più di un 60% dello stipendio. Su una paga media del settore tra 1200 e 1300 euro, se uno lavora solo due settimane al mese gliene restano in tasca 850-900». Miseria, tasche vuote. E il peggio potrebbe essere dietro l’angolo. «La cig ormai interviene anche nelle aziende più grandi, alcune pronosticano di essere costrette a ricorrervi entro un paio di mesi, di questo passo». Anche il settore artigiano, che per giunta non gode di quegli ammortizzatori sociali che sono l’amaro pane quotidiano del lavoratore in tempo di crisi, soffre molto. È Pagani a citare un recente intervento di Marino Bergamaschi, direttore dell’associazione artigiani, sulle banche che rifiutano il credito al piccolo imprenditore. Una situazione figlia di «un sistema pazzesco e insostenibile, fatto di assenza di regole e ricerca della convenienza a tutti i costi. Per giunta è passata l’idea che si possano fare scelte al di sopra delle proprie possibilità» sintetizza Pagani, identificando nella CGIL la sola forza sindacale in grado di dare la necessaria unità a tutti i lavoratori.

La serata, che visto relatore anche Mauro Negri per il direttivo provinciale di Filcem-Cgil, ha avuto fra il pubblico anche l’ex parlamentare cassanese del PdCI Maria Agostina Pellegatta e il consigliere provinciale di Rifondazione Comunista Giampaolo Livetti, intervenuti nel dibattito constatando il momento di estrema difficoltà delle sinistre in un contesto ideologico di massa dominato dalla destra e la necessità di rilanciare un modello diverso di società e di produzione. L’introduzione politica a cura del segretario cittadino del PdCI Cosimo Cerardi era stata tesa a smascherare il modello di sviluppo che ha portato alla presente crisi, solo gabellata, sostiene, per un effetto negativo della finanziarizzazione contrapposta ad un fantomatico "capitalismo reale". Contro sfruttamento e divide et impera padronale servono per Cerardi unità compatta e coscienza di classe. Idee riprese concludendo per la segreteria provinciale del partito da Gino Fischietti, che ricordava anche le difficoltà di Malpensa.

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Pubblicato il 20 Febbraio 2009
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