Raccolta differenziata, Busto “al palo”

Rifondazione pronta a dare battaglia contro l'ipotesi del revamping di Accam: "Ragioniamo invece su come rilanciare la raccolta e spingerla ben oltre il 50%, come già fatto ad esempio a Cassano Magnago"

Sulla raccolta differenziata Busto Arsizio non è più tanto d’esempio come una volta; ha compiuto ad esempio nel 2007 un passo indietro, solo in parte recuperato lo scorso anno. Questo quanto Rifondazione Comunista fa notare, "mettendo le mani avanti" in vista della discussione sul revamping dell’inceneritore Accam, prevista mercoledì in commissione. Dai dati raccolti da Mauro Castiglioni nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio provinciale sui rifiuti urbani, relativi al 2007, la raccolta differenziata in città si era attestata a fine anno al 52,5% del totale, il 5% in meno che nel 2006. Il tutto classificandosi al 108° posto (su 141) della classifica provinciale dei Comuni "virtuosi", allora capitanata da Ranco con il 75,4%. Quello della difficoltà ad accrescere la raccolta, ad "andare oltre" e tornare ad essere Comune riciclone come ai bei tempi dei primi anni Duemila, era un problema cui già si accennava in casa Agesp, giustificandolo con la complessità della tipologia di raccolta e la necessità di un’ulteriore mobilitazione della cittadinanza. L’assessore all’ambiente Alberto Armiraglio ci riferisce che a fine 2008 la raccolta a Busto ha raggiunto il 53,6% circa, «più quanto viene conferito al centro multiraccolta in zona industriale e a sua volta selezionato e differenziato». Insomma, un minimo di ripresa c’è stato, ma non si decolla.
Quanto ai costi, un altro elemento che viene messo in luce da Rifondazione, una statistica sui costi medi di smaltimento espressi in euro per abitante dimostrerebbe come, al crescere della percentuale di raccolta differenziata, diminuisca il prezzo per cittadini e amministrazioni. I Comuni che superano il 60% in media spendono 85,56 euro, quelli che arrivano tra 40 e 60% 90,99 euro (Busto ne spendeva nel 2007 105,2). La correlazione è meno univoca per i grossi centri, dipende da fattori diversi ed ha probabilmente anche a che fare con le dimensioni dei Comuni, favorendo quelli più piccoli, cui è notoriamente più facile raggiungere percentuali più alte. La morale comunque recita che la raccolta differenziata spinta paga.

«Alla luce di questi dati» commenta il consigliere comunale Antonello Corrado «chiederò oggi in commissione se si sia ragionato su una scelta fondamentale. È il caso cioè di investire su un grosso impianto, con una spesa da 35 milioni che vuol fra l’altro dire che Accam da Borsano non se ne andrà mai, o non piuttosto su una raccolta differenziata spinta e sostenuta con convinzione? Lo dico perchè la necessità reale di incenerimento del bacino Accam è già oggi la metà della capacità dell’inceneritore» sostiene Corrado. «Al territorio serve un grande impianto che bruci anche CDR o uno molto più piccolo, e non necessariamente qui? Per noi l’obiettivo è rifiuti zero, parlo di esempi californiani, di San Francisco, non di Cuba o della Russia. A due passi da noi c’è Cassano Magnago, è bastato parlare di farci un compostaggio e si sono scatenati: 74% di raccolta differenziata e oltre. Si chiarisca quindi a che gioco giochiamo: vogliono portare a Borsano tutta la monnezza della provincia di Varese? Lo dicano, altrimenti seguiamo tutti l’esempio cassanese». Corrado prosegue sul tema del rischio di Borsano come unica destinazione dei rifiuti: «Il piano provinciale rifiuti varesino è naufragato in Regione: non ci sono gli impianti di smaltimento dei vari subambiti. La conseguenza è intuibile, anche se taciuta. Bisogna ragionare in termini di reali necessità e di riduzione del danno ambientale, non di soldi, questa è la nostra posizione».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Febbraio 2009
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