La città scopre un nuovo silenzioso eroe del bene: il dottor Habermann
Aladar Habermann, medico ungherese trapiantato in città dal 1933, salvò molti perseguitati, ebrei e non, da morte certa durante la Seconda Guerra Mondiale, aiutandoli a sfuggire alle grinfie dei nazifascisti. La sua storia è emersa solo recentemente
Di recente il direttore del museo storico della Guardia di Finanza, tenente Gerardo Severino, ha segnalato al sindaco Gigi Farioli l’opera svolta da Aladar Habermann, medico ebreo ungherese morto nel 1974 a Busto Arsizio, dove era vissuto sin dagli anni Trenta, per aiutare e assistere profughi ebrei e perseguitati dal nazifascismo nel territorio della provincia di Varese.
La storia del medico, trasferitosi dalla Germania a Busto nel 1933 dopo la presa di potere di Hitler, è emersa solo qualche tempo fa in occasione delle ricerche svolte proprio dal museo storico della Guardia di Finanza sui militari del Corpo che si distinsero nelle attività umanitarie a favore dei profughi e dei perseguitati. In particolare, approfondendo le vicende di Giulio Massarelli, finanziere a cui è stata concessa dallo stato di Israele la medaglia di “Giusto tra le Nazioni” nel 2008, si è appreso che Massarelli riuscì a salvare molti ebrei facendoli fuggire in Svizzera proprio grazie all’aiuto del dottor Habermann.
A questo elemento si sono aggiunti i documenti messi a disposizione dalla figlia Anna Maria, documenti rimasti nascosti nel doppiofondo di una vecchia cassaforte fino al 1984, anno della scomparsa della seconda moglie di Habermann, la bustocca Rosa De Molli.
La documentazione è una sorta di promemoria che il dottore fornì dopo la guerra alle autorità italiane per ottenere la cittadinanza: una raccolta di testimonianze delle persone che insieme a lui avevano fornito aiuti alla resistenza e ai profughi per dimostrare di “meritare” la cittadinanza che poi otterrà nel 1950.
Da questa documentazione emergono i nomi di coloro che il medico ospitò a casa sua, sia persone perseguitate per motivi razziali, sia partigiani. C’è anche la storia di Luciano Vignati di Busto Arsizio, prigioniero delle SS a Cernobbio e liberato grazie all’intervento di Habermann, e di altri prigionieri delle SS detenuti a Como e a Sondrio che tornarono in libertà per il suo interessamento. Tra le carte anche i contributi che il medico diede alla causa della Resistenza aiutando sia dal punto di vista economico sia professionale non pochi partigiani, le loro famiglie e i giovani che disertavano la leva della repubblica sociale. Le ricevute rilasciate dal convento dei Frati minori di Busto e di Dongo e gli scritti dagli onorevoli Luigi Morelli, Enrico Tosi e Natale Santero testimoniano anche le attività svolte da Habermann, con la collaborazione della moglie che lo aveva introdotto negli ambienti della Curia filo-partigiana, per il funzionamento delle mense per i poveri e per altre forme di assistenza promosse dalla curia milanese.
Il tenente Gerardo Severino sottolinea che Habermann salvò in Italia tante vite umane, mentre perdeva i suoi cari rimasti in Ungheria, tra cui anche il figlio primogenito Tamas scomparso in un lager nazista.
Cogliendo il suggerimento del tenente, nei giorni scorsi la giunta ha deliberato di proporre la concessione a Habermann di una ricompensa al Merito Civile: la richiesta verrà inoltrata al ministero degli Interni tramite il prefetto Simonetta Vaccari.
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