Via libera all’ammodernamento dell’inceneritore

L'assemblea dei soci vota a favore dell'investimento da 35 milioni di euro per il revamping. Busto si impegna a modificare entro il 10 luglio la convenzione con Accam per prolungare la vita dell'impianto, mitigando ammortamenti e tariffe

Passa in assemblea dei soci il revamping o ammodernamento dell’inceneritore Accam. Passaggio importante quello votato – per punti – dai rappresentanti dei Comuni, a larga maggioranza: contrarie San Giorgio su Legnano e Fagnano Olona, astenuta San Vittore Olona. Un passaggio, però, in qualche misura sofferto, perchè l’impegno è molto consistente con i suoi 35 milioni di euro di investimenti che andranno rastrellati con mutui. In più l’intera operazione viene in qualche modo a dipendere dalla promessa di Busto Arsizio di addivenire a una modifica della convenzione esistente con Accam entro e non oltre la data ultimativa del 10 luglio, e possibilmente prima – si è parlato di maggio – in modo da poter riconvocare l’assemblea come proposto da Nicola Mucci (Gallarate) per rivalutare gli aspetti finanziari – ammortamenti e tariffe. 

I contrari all’estensione della vita operativa dell’impianto, presenti fra il pubblico e già visti con tanto di mascherina in consiglio comunale, sono già sul piede di guerra; e qualcuno ha fatto notare che l’assessore Franco Castiglioni, anche questa volta delegato dal sindaco, si è assunto precisamente la responsabilità che il consiglio comunale aveva di fatto negato al sindaco appena qualche giorno fa. Visti i chiari di luna dell’ultimo consiglio comunale in maggioranza, poi, c’è poco da stare allegri. In ogni caso alla fine sarà il consiglio a dire la sua sulla modifica della convenzione, e Palazzo Gilardoni è decisa a fare la sua parte con il suo sì all’operazione revamping.

La seduta è stata pubblica ma si è svolta in parte anche, diciamo così, a quattr’occhi: prima di entrare, con la "chiacchierata fra sindaci" così definita da Mucci e da Mario Aspesi (Cardano al Campo), e verso la fine con una pausa di circa un quarto d’ora durante il quale i ventisette fra sindaci e assessori delegati si sono confrontati per trovare un testo che "salvasse capra e cavoli". Compito non semplice, perchè i nodi venuti al pettine erano sostanziali. Riguardavano ad esempio l’eventuale prolungamento nel tempo della convenzione, richiesto da più parti (si parla del 2025 anzichè il 2019) per rendere sopportabili le tariffe di smaltimento, altimenti destinate a un brusco aumento dell’ordine del 30-35%. Un aumento non accettato da San Giorgio su Legnano che chiedeva di avere prima certezze sull’atteggiamento di Busto e i tempi di scadenza della convenzione. Sempre la debolezza della voce "garanzie" induceva all’astensione San Vittore Olona. Sul prolungamento della scadenza nasceva invece la contrarietà di Fagnano Olona, che con l’assessore Roberto Raccanelli voleva slegare il revamping dal prolungamento della convenzione.

Ma in discussione è in prospettiva l’ubicazione stessa dell’impianto: se Busto dovesse decidere di chiudere nel 2019, caso ipotizzato da Mucci, bisognerà da subito attivarsi con Provincia e Regione per le complesse pratiche e autorizzazioni relative ad un’altra location. Si è riflettuto anche sulla possibilità, che potrebbe divenire tacita realtà, di un revamping "a due fasi": prima gli interventi urgenti ed essenziali per non chiudere entro fine anno, poi, solo dopo l’imprimatur bustese alla modifica della convenzione Busto-Accam SpA, quelli più complessi . «Questo è un impianto che sta in piedi, dobbiamo difenderlo tutti»: così Aspesi, favorevole anche al progetto di cooperazione in vista tra Busto, Gallarate, Legnano, Lonate e le rispettive partecipate in vista di un sistema integrato per la gestione dei rifiuti. Al coro di «Busto non va lasciata sola» una voce veniva data anche alla Provincia, sempre alle prese con il suo Piano rifiuti da cui Accam «non può restare avulsa».

Per Accam SpA il direttore generale ingegner Piergiorgio Cominetta illustrava la necessità e urgenza degli interventi proposti, cercando di rispondere alle perplessità emerse. Si scopriva così fra l’altro che la crescente percentuale di plastica fra i rifiuti bruciati ha corroso prima del tempo i tubi della caldaia da rimpiazzare, a causa dell’acido cloridrico prodotto. Da settembre la linea 2 dovrà chiudere per qualche tempo per la sostituzione: e fra i costi dello smaltimento in discarica (a a 140 euro a tonnellata) di quanto non sarà possibile bruciarvi e un budget 2009 (approvato) che risulterà in rosso di 300.000 euro, come illustrato dal presidente Paolo Cicero, si inizieranno a sentire i costi dell’operazione che mira ad estendere la vita dell’impianto. A Busto piacendo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Marzo 2009
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