Centro dialetti sotto attacco, l’ex sindaco Tosi lo difende

Il centro aveva ricevuto 280mila euro statali "spalmati" su dieci anni dal 2005: non li ha utilizzati interamente, ma non è possibile sbloccarli. L'ex primo cittadino, presidente del centro, ribatte alle critiche

I Molini Marzoli sono una struttura importante, luogo di convegni e incontri pubblici di grande rilievo che hanno ospitato ministri e personaggi di spicco, sede di un distaccamento dell’università dell’Insubria di Varese, periodicamente assediato dagli animalisti della Lav. È insomma una struttura viva e vissuta, il cui rilancio e utilizzo prende forma sotto le amministrazioni monocolori leghiste targate Gianfranco Tosi. Non tutto vi è andato liscio, vedi la vicenda del Polo Scientifico Tecnologico Lombardo (PSTL), a un passo dalla definitiva liquidazione come già indicato dalla Provincia di Varese nei mesi scorsi. Un altro ente, o meglio associazione, che ha sede presso la struttura ed è talvolta citato polemicamente come esempio di utilizzo discutibile di risorse pubbliche è il Centro delle Culture Lombarde, destinato a studiare e documentare i dialetti locali della nostra regione nella loro ricchezza storica e, sembra, perdurante vitalità. 

Se la vicenda del PSTL è dolorosamente nota, quella del centro dialetti appare paradigmatica ed è al centro di una polemica spicciola tornata d’attualità in questi giorni, complici le baruuffe interne al centrodestra. L’ex sindaco Gianfranco Tosi, indicato come uno dei protagonisti “dietro le quinte” degli ultimi terremoti al vertice di Palazzo Gilardoni, è infatti il presidente del centro dialetti. Fu una scelta chiaramente di marca leghista quella di creare un centro di documentazione sulle lingue locali della tradizione, dopo un secolo di repressione e colonizzazione linguistica ad opera dell’idioma nazionale. La Lega ha sempre difeso i dialetti e le identità locali: e se per farlo capire ha dovuto ripeterlo in italiano, pazienza. Che però i ben 280mila euro spalmati su 10 anni di finanziamento statale concessi a partire dal 2005 restino tuttora in parte inutilizzati, nell’impossibilità di dirottarne parte ad usi più proficui, ad esempio per il fondo famiglia e lavoro, come chiedeva parte del consiglio comunale, specialmente ora che le casse del Comune e le tasche dei cittadini piangono più che mai, ha creato qualche discussione.

Risponde punto per punto proprio Gianfranco Tosi, nella sua veste di presidente del centro (quello onorario è il Senatùr Umberto Bossi). «Tutto falso» ribatte Tosi a quanti da più parti indicano il centro come una scatola vuota creata per mera ideologia, per giunta chiusa e deserta. «Il centro è accessibile, c’è una segretaria che lavora a part time, la mattina o il pomeriggio. La biblioteca (che pure sarebbe un prezioso ausilio per gli studi linguistici ndr) è a sua volta accessibile a richiesta, c’è tra l’altro anche una ricca documentazione audiovisiva, in parte raccolta o fruibile proprio grazie a strumenti acquisiti utilizzando parte di quei fondi statali». Il centro dialetti è nato nel 2000, ha quindi già anni di attività alle spalle e «ha prodotto importanti pubblicazioni come il lessico dei dialetti lombardi, la relativa grammatica comparata, l’antologia della poesia dialettale. L’anno scorso abbiamo pubblicato un Cd in cui le poesie in lingua locale sono lette da cultori della materia. Inoltre abbiamo organizzato vari incontri e conferenze, fra cui anche una sulla Bibbia in bresciano (sic! Ndr), anche con letterati di spessore come Franco Loi». Sembra però che la partecipazione di pubblico fosse alquanto scarsa.Non così ai corsi di dialetto, tutto sommato graditi: «Ne abbiamo tenuti un paio, nel 2007-2008, con 35-40 iscritti». E i dati regionali, non si sa bene quanto influenzati dal desiderio di dire a chi sta in alto quel che vuole sentirsi dire, indicherebbero una perdurante vitalità dei dialetti lombardi nell’uso vivo, sorprendentemente proprio nel Milanese, terra d’immigrazione e fusione. «Abbiamo attualmente in corso un lavoro molto complesso sulla toponomastica lombarda»: la non facile arte di stabilire origine ed evoluzione dei nomi delle località, dei fiumi, delle città.

«In ogni caso», precisa Tosi, «ogni anno mandiamo relazione di quanto facciamo al Comune». Che però dopo la fine della sua amministrazione monocolore leghista (2002) sembra essersi sostanzialmente disinteressata, complice soprattutto negli ultimi anni il cambio al timone della cultura, dalla leghista Ruffinelli al ciellino Fantinati. Il centro ha sede in locali messi a suo tempo a disposizione dal Comune senza affitto – ma proprio dalla Lega ultimamente è venuto il richiamo a che chi usa immobili comunali paghi, vedi Pro Patria.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Marzo 2009
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