Pro Patria, per Zoppo dimissioni con rancore
"Non avrò pietà di nessuno" dice il patron confermando le dimissioni da presidente. "Se la cordata c'è, si faccia avanti prima che accada tutto". Lunedì 30 assemblea dei soci, mercoledì l'udienza fallimentare in tribunale
Prosegue lo psicodramma della Pro Patria: l’ultima puntata, dopo la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura, sono le dimissioni del presidente Giuseppe Zoppo, attorniato dall’ostilità dei tifosi e stretto da presso dall’indagine della Guardia di Finanza sui conti della società. A questo punto l’assemblea dei soci prevista per lunedì dovrà prendere atto di questa novità. Già cinque diversi creditori si erano presentati in tribunale a inizio marzo a chiedere il fallimento della società che non aveva pagato loro il dovuto; con l’intervento della procura bustese è evaporata anche la possibilità di parare il colpo inducendoli a più miti consigli avviando dei pagamenti.
La notizia dell’intenzione di Zoppo di dimettersi si è diffusa venerdì in serata, l’intressato dichiara prerò di averla annunciata già ventiquattr’ore prima. «Mi sono rotto le scatole» dichiara duro e tranchant come sempre. La sua è una scelta definitiva: non si rimangerà l’annuncio delle dimissioni («non faccio parte di quel tipo di persone…»). La "cordata" che dovrebbe subentrare? Zoppo l’aveva sempre liquidata con sufficienza, ancora adesso non si smentisce e ringhia l’ennesimo avvertimento: «Vedremo: se ci sono saltino fuori, e gli conviene saltar fuori prima che succeda tutto, perchè non avrò pietà per nessuno di quelli che sono stati coinvolti in questa vicenda». Il presidente dimissionario ha tenuto duro per settimane cercando di uscire da questa storia con una buonuscita, ma i suoi margini d’azione sono sempre più limitati. La "cordata", alla cui testa ci sarebbe un nome non secondario dell’imprenditoria lombarda, di certo non si farà avanti per rilevare la società prima che il fallimento sia ufficializzato.
Formalmente alla testa della società biancoblu da novembre, azionista di maggioranza dallo scorso luglio dopo aver rilevato la Pro Patria dai Vender (la GdF indaga anche su questa compravendita), Zoppo è passato in pochissime settimane dall’essere un beniamino dei tifosi, cui offriva il sogno di uno stadio interamente nuovo e di una società con ambizioni almeno di serie B, a sentirsi dire chiaro e tondo di andarsene, in rotta totale anche con i giocatori, che da fine 2008 non hanno percepito stipendi e contributi. A fare da spartiacque, l’emergere dei primi problemi finanziari già in autunno e le cautele e perplessità della stessa amministrazione comunale che lo aveva accolto a braccia aperte quale nuovo acquirente della società. All’orizzonte anche una possibile penalizzazione, o peggio (retrocessione, secondo i pessimisti), della squadra proprio per la vicenda dei contributi: andrà regolarizzata la posizione della società entro il 30 aprile. Intanto mercoledì prossimo si terrà in tribunale l’udienza fallimentare, aprendo l’ennesimo mese di passione in casa Pro Patria. In tutto questo bailamme, ciò che sorprende è semmai la buona tenuta della squadra, guidata da un Franco Lerda evidentemente dotato di nervi d’acciaio.
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