Servizi sociali, un Piano di Zona da 7 milioni di euro. Quattrocento i minori assistiti

Presentato dall'assessore Crespi lo strumento triennale di gestione. Preferenza per le soluzioni di assistenza a domicilio, responsabilizzazione dell'utenza. Corrado (Rifondazione): "No a tagli all'area minori, criteri qualitativi per la scelta delle coop di assistenza"

Il Piano di Zona, che regola su base triennale i servizi resi dal Comune nell’ambito sociale, prende forma. In commissione congiunta famiglia e servizi sociali è stato l’assessore Mario Crespi a relazionare ai commissari sullo strumento di gestione e coordinamento degli interventi, particolarmente importante in questo momenti di accresciuti bisogni e urgenze. I principi fondanti, potremmo chiamarla la "dottrina Crespi", erano stati esposti già un paio di mesi or sono e sono ribaditi integralmente nel documento, complesso, elaborato ed analitico. Ispirazioni principali sono la centralità della famiglia, con la scelta preferenziale di non spezzare l’unità dei nuclei preferendo l’assistenza a domicilio a quella in strutture, il ripudio di una pura e semplice assistenza cronica in favore di una progettualità in grado di puntare al rilancio della persona in difficoltà, e la responsabilizzazione dell’utenza di fronte anche ai costi che comunque i servizi comportano. Anche la distribuzione di denaro a pioggia viene rigettata in favore dei voucher sociali, più mirati al bisogno specifico. Importante la colaborazione con tutte le realtà territoriali, oltre ottanta le associazioni coinvolte.

In soldoni, il Piano di Zona 2009-2011, basato sul principio del budget unico, impegna qualcosa come 7,4 milioni di euro, con un lieve aumento della spesa. La riscontrata diminuzione delle risorse statali e regionali (sul 10%) non è di entità allarmante per Crespi; gli aiuti restano, così come gli indirizzo politici precisi dati dagli enti superiori. In realtà le risorse sono in gran parte locali: lo Stato contribuisce per il 9%, la Regione per il 19%, la Provincia per lo 0,3%.

Busto anche grazie ai privati che offrono servizi che in altre realtà non ci sono, precisa Crespi, offre servizi sociali di qualità. Il quadro sociale del resto è in rapido mutamento: non vi è solo l’elemento della crisi economica, con le molte persone e famiglie in difficoltà a causa dell’improvviso emergere della disoccupazione, delle casse integrazioni e così via, anche l’immigrazione pone sfide sempre nuove, e le mappature effettuate in passato vanno costantemente aggiornate. Fra le necessità citate vi sono un osservatorio sociale, una guida ai servizi, un portale sociale.

Varie tra le scelte presenti nel Piano (Busto fa distretto a sé, date le dimensioni, a differenza di altre realtà che si coordinano sulla base di comuni esigenze, da qui il nome di piano di zona) vanno ricondotte anche ad esigenze di cassa. Il piatto piange, le finanze del Comune non sono brillanti e non si può scialare. Crespi ha illustrato quale sia il costo del mantenimento di persone in strutture convenzionare. Un anziano in una RSA (residenza sanitaria assistenziale) costa 15.700 euro annui, per i minori le spese salgono alle stelle: 10.400 euro in un centro diurno, 33mila euro in una struttura residenziale. E il Comune a fine 2008 ne assisteva ben 399. Non meraviglia quindi che l’assessore magnifichi l’assistenza a domicilio e, ad esempio, la positiva esperienza dell’affido familiare, realtà importante, da pubblicizzare e potenziare nei limiti del possibile. Nè stupisce la riduzione del 6% delle relative risorse, spostate verso l’assistenza agli adulti. Un altro punto chiave ribadito è la stretta e proficua collaborazione instaurata con le realtà associative presenti sul territorio: anche qui torna il problema economico, con Crespi che annuncia a breve nuovi protocolli d’intesa in cui si volterà pagina, dimostrando sensibilità al problema minori anche dal punto di vista finanziario. Anche per i rapporti con l’Asl sono previsti cambiamenti: il primo tavolo di distretto tenutosi ha già ottenuto una modifica negli impegni dell’azienda sanitaria.

È stata proposta anche una mozione d’indirizzo a firma di Antonello Corrado (Rifondaizone Comunista), e sulla quale l’assessore ha espresso un primo parere di massima non negativo. Contestando ogni interpretazione puramente economicistica, il consigliere chiede di privilegiare, nella scelta delle cooperative che svolgono servizi di assistenza diurna o di ospitalità in particolare a minori in situazioni di difficoltà, quelle che si adeguano a particolari criteri. Tra questi l’assenza di un fitto turnover del personale (leggi: no a contratti a tempo determinato), la presenza di personale medico qualificato anche per il sostegno psicologico, e una progettualità forte e in costante aggiornamento. Questo anche per sottolineare ilc arattere strategico dell’assistenza ai minori, da non penalizzare assolutamente.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Aprile 2009
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