“Nessuna parificazione tra partigiani e repubblichini”

Mozione del gruppo consiliare del Partito Democratico e dei consiglieri Marta Tosi e Mario Cislaghi contro il ddl 1360/2008 che istituisce l'Ordine del Tricolore

Si avvicina il 25 aprile e puntualmente è tempo di polemiche. Ancora non si sa se il capo del governo si degnerà o meno di presenziare alle celebrazioni della Festa della Liberazione, che ricorda l’impegno del movimento partigiano italiano, valido ausilio alla vittoria alleata nella Seconda Guerra Mondiale e premessa del ritorno alla democrazia. Intanto anche a Busto Arsizio l’atmosfera si scalda e gli animi restano suscettibili. Sabato è stato fatto annullare un concerto di gruppi ispirati all’estrema destra al Museo del Tessile, troppo scomoda la vicinanza con la data del 25 aprile. Un parallelo si può estendere a quanto accadde in gennaio, quando sulle bancarelle del mercatino dell’antiquariato comparve mercanzia "per nostalgici" che indignò non pochi nell’imminenza delle celebrazioni della Giornata della Memoria. Anche in quel caso fu il sindaco Farioli a intervenire a tutela del buon nome della città e soprattutto delle sue memorie storiche legate al periodo resistenziale.

È in questa luce che va letta anche una mozione di indirizzo firmata dal gruppo consiliare del Partito Democratico e dai consiglieri del gruppo misto (minoranza) Marta Tosi e Mario Cislaghi. L’atto prende di mira una proposta di legge, il ddl 1360/2008 presentato alla Camera dei Deputati per istituire l’Ordine del Tricolore da conferire a quanti per almeno sei mesi hanno servito nelle forze armate impegnate nel conflitto nel 1940-45, agli ex partigiani delle formazioni "regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà", "nonché ai combattenti nelle formazioni dell’esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945”. Naturalmente l’ultimo capoverso ha provocato più di qualche perplessità.

"Le scelte della politica non possono prescindere dai giudizi della storia e (…) la storia ha condannato il nazifascismo, esperienza ideologica e di governo che ha funestato l’Europa e precipitato l’umanità intera nel baratro del secondo conflitto mondiale, che si concluse con la sconfitta di quell’infame modello" premette la mozione, ricordando che la Città di Busto Arsizio è medaglia di bronzo al valor militare per le azioni svolte dai partigiani durante la Resistenza. Il ddl 1360 parificherebbe di fatto i combattenti della Guerra di Liberazione e i militi della Repubblica Sociale Italiana, notano i firmatari, aggiungendo che "le formazioni militari della Repubblica Sociale Italiana (GNR, Brigate Nere, X Mas, SS italiane, bande autonome come la “Muti”, la “Koch”, la “Carità” etc.) agirono al servizio dell’occupante tedesco, in funzione essenzialmente di repressione antipartigiana e di guerra ai civili, rendendosi responsabili di rastrellamenti, torture, fucilazioni, incendi di interi paesi, stragi di persone inermi, deportazione di cittadini italiani antifascisti e di fede ebraica nei campi di concentramento e sterminio tedeschi".

In più "il legittimo governo italiano (quello del Re, ndr), il 13 ottobre 1943 aveva dichiarato guerra alla Germania e (…) quindi la militanza nella RSI si configurava come un vero e proprio tradimento della Patria; in nessun Paese europeo occupato dai nazisti sono previsti riconoscimenti od onorificenze per chi ha combattuto a sostegno dei cosiddetti governi collaborazionisti". Considerando che "il 25 Aprile di ogni anno la Repubblica ed il popolo italiano celebrano la Festa della Liberazione per ricordare ed onorare tutti coloro che scelsero di combattere per liberare la Patria dall’occupante tedesco e contrastare il progetto nazifascista, e che con il loro sacrificio hanno consentito all’Italia di riconquistare la libertà e la democrazia e di riscattare la propria dignità di paese civile", la mozione delle opposizioni "respinge con fermezza il tentativo di equiparare tutte le parti in lotta nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943, perché non deve essere fatta alcuna confusione fra carnefici e vittime, fra oppressori e combattenti per la libertà" e ritiene il disegno di legge "insostenibile sul piano del giudizio storico ed illegittimo su quello giuridico, in quanto la Repubblica Sociale Italiana non fu riconosciuta da nessun altro Stato se non dal Terzo Reich a cui era asservita", oltre che "oltraggioso nei confronti di tutti gli Italiani che, schierandosi contro il nazifascismo, contribuirono all’affermazione dei principi dell’Antifascismo e della Resistenza, che stanno alla base della nostra Costituzione". Pertanto, si invita il sindaco a farsi promotore di un’azione presso il Parlamento affinchè il ddl 1360/2008 non venga approvato.

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Pubblicato il 20 Aprile 2009
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