Conti che non tornano e Accam rimandano il consiglio a settembre

Oneri di urbanizzazione che non entrano fanno saltare il banco nella maggioranza e il voto della nuova convenzione Accam non è più urgente. Il centro riciclo può aspettare e la politica va in vacanza già a luglio

La revisione della convenzione Accam sembra non essere più un’urgenza e il voto sul nuovo testo, che dovrebbe allungare la vita dell’inceneritore di Borsano dalla fine prevista nel 2019 sino al 2025 e oltre, potrebbe addirittura slittare a settembre. Con buona pace dell’asserita assoluta indispensabilità di provvedervi. Ad oggi, infatti, non è stata e non sarà convocata una nuova commissione ambiente e nemmeno la data precisa del prossimo consiglio comunale (previsto nella settimana tra il 15 e il 22 luglio) è stata ancora comunicata. Dietro questo rinvio c’è sia la questione dell’inceneritore che la ormai ventilata da più parti manovrina di aggiustamento dei conti relativa a mancati introiti da oneri di urbanizzazione (si parla di una falla nel bilancio di previsione di circa 4 milioni di euro). Ciliegina sulla torta sarebbe anche il voto, a questo punto obbligato, sulla delibera di indirizzo per uno studio di fattibilità di un centro di riciclo proposto dal consigliere Corrado nello scorso consiglio comunale e per "errore" del presidente del consiglio Speroni tolto dall’ordine del giorno. Una serie di ostacoli che toglierebbe la voglia di fare politica a chiunque.

LA CONVENZIONE – Meglio le vacanze anticipate, sembra di capire dagli umori di Palazzo Gilardoni, dopo che negli ultimi giorni la maggioranza si è confrontata in maniera serrata. Prima sul testo scritto dall’assessore allo sviluppo Franco Castiglioni, poi su quello proposto dal consigliere Pdl Diego Cornacchia che ha alzato la posta con Provincia e Regione, se è vero che l’intenzione dei due enti è quello di raddoppiare la capacità dell’inceneritore borsanese col revamping e farlo diventare inceneritore unico della provincia di Varese. La scelta dei consiglieri del Pdl in particolare, che hanno apprezzato la proposta di Cornacchia, è quella di confrontarsi con i livelli superiori per capire se le richieste avanzate in convenzione sono ottenibili.

I CONTI – Nel frattempo sul fronte finanziario c’è da far quadrare i conti: la gelata nel settore edilizio, che più di tutti sta risentendo della crisi, ha svelato che le previsioni di incasso dagli oneri di urbanizzazione siano da rivedere al ribasso e, in un Comune fortemente indebitato come quello di Busto Arsizio, queste notizie hanno il sapore del lutto nazionale. Soprattutto quando tutti gli sforzi sono protesi a far calare il debito tenendo la città in stand-by da molti punti di vista: asfaltature, manutenzione, personale ridotto, ecc. Nemmeno i due piani integrati di intervento che avrebbero dovuto ridare slancio a Busto Arsizio, approvati con tanta fatica, sembrano muovere un passo: sia la piazza Vittorio Emanuele che l’area delle Nord, infatti, sono ancora nelle condizioni in cui erano prima che si approvassero i piani e nemmeno l’ombra di un cantiere porta un po’ di fresco nella torrida estate di Palazzo Gilardoni.

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Pubblicato il 10 Luglio 2009
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