Accam, una “grande opportunità”… che nessuno vuole
Il Comitato Ecologico Inceneritore e Ambiente di Borsano replica per le rime all'assessore regionale Buscemi e insiste: "L'impianto dovrà essere chiuso". Se revamping deve essere, solo lo stretto necessario per rispettare i limiti fino al 2019
Le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale Massimo Buscemi in merito alla vicenda dell’inceneritore Accam nn restano senza eco. A rispondere è il Comitato Ecologico Inceneritore e Ambiente di Borsano, per bocca del portavoce Alessandro Barbaglia. «Siamo molto meravigliati di quanto dice l’assessore» lamenta, «forse dimentica che la convenzione fra il Comune di Busto Arsizio e Accam SpA è stata sottoscritta appena nel novembre 2006, e dalla stessa maggioranza consiliare che ancora regge il governo della città». I contenuti dell’accordo in materia di certificazioni, riqualificazione dell’impianto e del territorio circostante, e soprattutto i vincoli sul numero dei Comuni afferenti al bacino di raccolta (27), al quantitativo di rifiuti e il limite temporale del 2019 per la chiusura e smantellamento dell’impianto «sono stati oggetto di forte dibattito in città». Pertanto, è la posizione del comitato, non è possibile disfarsene come se niente fosse.
«Buscemi parla di "ricadute positive" da una nuova convenzione, ma le uniche ricadute che conosciamo sono quelle dei fumi dell’inceneritore. Cita impegni già presi, che già figurano nel documento vigente. Poi promettere altri milioni di euro sulla carta, da barattare con il territorio, non ci convince». A Borsano, insomma, restano molto scettici, e decisamente sospettosi delle intenzioni degli enti pubblici, per tacere dell’impianto. «Accam ha una storia alle spalle. In anni passati è stato chiuso non meno di 17 volte, perchè da quei camini a tratti usciva di tutto. Anche l’impianto così come lo vediamo oggi è nato già vecchio: investirci tutti quei soldi è pura follia. Si limitino a quelli necessari per rispettare i nuovi limiti che entreranno in vigore nel 2011». Un revamping in piccolo, insomma, da 14 milioni contro 35: ipotesi già respinta dalla dirigenza della società e, indirettamente, dall’assemblea che aha pprovato il revamping completo, pur condizionandolo (a consenso ormai dato) all’impegno di Busto Arsizio al prolungamento della scadenza della convenzione. Che per Buscemi dovrebbe essere sine die.
Accam è una grande opportunità per Busto, ripete la politica: «un’opportunità che nessuno vuole, chissà perchè» ironizza Barbaglia. «La vera opportunità la vogliamo dare noi alla politica, al Comune cme alla Provincia e alla Regione: quella di valutare un nuovo sistema di gestione dei rifiuti, di costo e impatto molto più bassi, un sistema peraltro già sperimentato con successo in varie realtà, di cui è esempio quella di Vedelago in Veneto». Per il comitato non ce n’é: «l’inceneritore va chiuso». Come può la Provincia, chiedono da Borsano, puntarvi tutte le sue carte quando si trova in posizione del tutto eccentrica, a pochi metri (letteralmente) dal suo confine meridionale? «E Buscemi, quando dice che l’impianto sorge in aperta campagna, sa quel che dice? Conosce la zona? Basta che apra Google Earth: se si disegna un cerchio di quattro chilometri di raggio intorno all’impianto, verificherà che ci viviamo in 70.000». Per una densità abitativa media oltre i 1000 al chilometro quadro, basta fare i conti.
«Si può dire quello che si vuole, ma l’orientamento dell’Unione Europea non è per la termodistruzione dei rifiuti» rincarano dal comitato, «è per il riciclo spinto e il ciclo integrato dei rifiuti. E L’Italia continua con le proroghe agli incentivi Cip6 agli inceneritori, a dispetto delle obiezioni europee». Morale: «Ci aspettiamo da Comune, Provincia e Regione che sappiano affrontare i problemi presenti anche guardando a soluzioni che non vanno cercate in un domani, ma sono già qui».
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