Un informatore comunale da 13.200 euro a numero: dal PD arriva l’altolà
Una mozione chiede di ridiscutere il Piano della comunicazione, una delibera di revocare la determina che stanzia ben 132.000 euro per la pubblicazione di soli 10 numeri, da qui al 2011, del previsto nuovo "house organ" di Palazzo Gilardoni
Il Comune stanzia i fondi per dotarsi di uno house organ (leggasi giornalino) all’altezza dei tempi, l’opposizione frena: altolà, si spende troppo. Succede a Busto Arsizio, dove il gruppo consiliare del Partito Democratico propone una mozione e una delibera sull’argomento. Oggetto del contendere è la robusta cifra investita tramite apposita determina dirigenziale (il cui testo è scaricabile dal sito del Comune): ben 132.000 euro, "spalmati" su tre anni, per realizzare in tutto 10 numeri del periodico, da distribuire a tutte le famiglie della città. Partner del Comune in questa attività, che è solo parte di un più complessivo progetto di comunicazione, è il gruppo cui fa capo uno dei maggiori quotidiani nazionali, come si legge nella stessa determina. Il ricorso ad un così importante soggetto editoriali, sempre secondo il testo della determina, trova la sua ragion d’essere in una "esigenza di promozione della Città oltre i suoi confini" che "deriva sia dal ruolo di leadership della Città, riconosciuto alla Stessa dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nell’ambito dell’Area Vasta, sia dall’alta qualità delle manifestazioni culturali, alcune delle quali di valenza nazionale come il B.A. Film Festival, e delle iniziative ad esse connesse". Nonchè nella esperienza accumulata dal gruppo in consimili progetti per enti pubblici ("specifica e unica competenza tecnica") e nel suo caratterie di multimedialità.
Nella mozione del PD, urgente e a risposta orale – risposta comunque da attendersi quando la politica si risveglierà dal letargo estivo – nonchè da far passare in commissione, i consiglieri comunali Erica D’Adda e Alessandro Berteotti rilevano un costo pari a "13.200 euro a numero" impegnato con la citata determina "all’interno di un Progetto comunicazione di cui non si conoscono le linee direttrici". Il piano di comunicazione comunale vede le sue linee guida allegate alla delibera 267 del 12 maggio scorso. Mentre la delibera è pubblicata sul sito del Comune, non lo è l’allegato che i consiglieri stanno cercando di procurarsi per vederci chiaro e farsi un’idea complessiva del progetto, nell’ottica di svolgere la loro funzione di controllo dell’attività amministrativa.
Considerata la difficile situazione economica, "e la responsabilità morale nella spesa dei soldi pubblici, che non dovrebbero contemplare manie di grandeur oggi del tutto fuori luogo oltre che fuori stile”, bacchettano D’Adda e Berteotti nel testo della loro mozione, nonchè l’opportunità che il consiglio comunale "sia informato nel modo più esaustivo e opportuno, vista la decantata volontà di partecipazione e comunicazione espressa dalla Giunta, la quale dovrebbe coinvolgere anche i rappresentanti istituzionali, eletti dai cittadini", si chiede di poter avere una discussione "ampia e approfondita". Ciò tanto sull’argomento specifico in oggetto quanto Piano di comunicazione nel suo complesso.
Quanto infine alla delibera consiliare, a firma dell’intero gruppo consiliare, essa è di una brevità lapidaria: si limita a proporre, in poche righe, di "revocare l’assenso all’iniziativa in oggetto, rivedendo modi e strumenti di comunicazione più consoni ai bisogni della città e ponderati nella spesa".
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