I maestri del design italiano sui tessuti bustocchi

Ponti, Fontana, Pomodoro, Baj negli anni '50 sbarcavano il lunario creando per Luigi Grampa. Ora la figlia ha ripreso in mano quei disegni divenuti opere d'arte a livello mondiale




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Quando Giò Ponti disegnava tessuti 4 di 10

Oggi sono i punti di riferimento del design mondiale, vanto tutto italiano, ma agli inizi degli anni ’50 non li conosceva nessuno. Giò Ponti, Lucio Fontana, Giò Pomodoro, Emanuele Luzzati, Aligi Sassu, Enrico Baj hanno una cosa in comune: aver disegnato tessuti per la Jsa di Busto Arsizio. Oggi hanno tutti una fondazione dedicata a ciascuno di loro ma nel primo dopo guerra è stato Luigi Grampa, imprenditore del tessile bustocco, a credere per primo nelle qualità di questi grandi designer, pittori, disegnatori. Con la sua Jsa sbaragliava la concorrenza producendo tessuti di grande impatto per la bellezza e la particolarità dei suoi disegni. Cinquant’anni dopo la Jsa non c’è più ma c’è Fede Grampa, figlia di Luigi, donna di grande carattere e capacità che ha voluto credere nel sogno del padre e ha rispolverato quei disegni che ancora oggi raccontano di un’Italia proiettata nel futuro grazie alla sua creatività: «Li abbiamo rispolverati e devo dire che sono di un’attualità incredibile – spiega Fede Grampa nella sua piccola azienda di Busto che oggi si chiama Tre80 – la Jsa non c’è più ma qui è rimasto quello spirito imprenditoriale che sa guardare avanti e una vera e propria galleria d’arte fatta di tessuti firmati da grandi nomi del design e della pittura. A gennaio abbiamo presentato i tessuti stampati con i disegni di 50 anni fa e abbiamo riscosso un buon successo. Sull’onda di quel successo ci siamo convinti che era il caso di tornare a produrli».

E così hanno fatto. Negli anni ’50 il padre, sempre presente alla Triennale di Milano, lanciò un concorso di idee per nuovi disegni per tessuto e giunsero bozze da tutto il mondo, fu così che la Jsa trovò queste incredibili collaborazioni. Oggi quelle stampe girano ancora il mondo, apprezzate dagli arabi e dai russi che acquistano. Tende, divani e tappeti riportano quei colori e quei tratti che avevano già affascinato cinquant’anni prima e ancora oggi sopravvivono alle mode e ai capricci del mercato. Un ritorno al passato che allora era futuro e che ancora oggi dice la sua. Fede Grampa ne parla con l’orgoglio di chi porta sulle spalle un’eredità importante, quella di un’intera classe imprenditoriale fatta di grandi uomini e grandi idee: «Abbiamo capito che c’era ancora spazio nel mercato per le cose belle – dice ancora Fede Grampa – per questo facciamo fare i tappeti in Nepal. Non perchè la manodopera costi meno ma perchè lì lavorano ancora a mano». Altissima qualità e design d’autore sono gli ingredienti di questa piccola azienda con sei dipendenti che presto aprirà anche uno show room a Milano. La crisi si batte anche così anche se, quando la Tre80 ha deciso di rimettere in produzione questi disegni, nulla faceva ancora presagire quello che poi è successo.: «Siamo stati fortunati – ammette in conclusione Fede Grampa – ma questa è la dimostrazione che spesso le aziende hanno dentro di sè la capacità e le qualità per superare questo momento di difficoltà. Grazie a questa collezione e grazie al genio italiano noi ci siamo salvati».

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Pubblicato il 03 Agosto 2009
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