“Gli insensati trasferimenti di servizi pubblici ad AGESP spa”

Pubblichiamo le considerazioni del consigliere comunale Porfidio sul trasferimento dei servizi comunali all'ex municipalizzata comunale

Riveviamo e pubblichiamo una nota di Audio Porfidio, consigliere comunale del Movimento “La Voce della Città:

Apprendiamo dalla stampa locale che l’ex calzaturificio “Borri” verrà adibito ad uffici di AGESP spa essendo divenuta insufficiente l’attuale sede per ospitare la plètora di dipendenti in servizio tanto da divenire ormai la “succursale” del Comune di Busto Arsizio a ragione dei molteplici servizi pubblici trasferiti (ed in corso di trasferimento) dal Comune all’Azienda di famiglia (piscina comunale, campo sportivo, pista di atletica, raccolta rifiuti urbani, pulizia e manutenzione delle strade e del verde pubblico, lavori pubblici, gestione del patrimonio comunale, gestione dei parcheggi pubblici, gestione del complesso Palapiantanida, ecc.), servizi destinati ad aumentare nel tempo indipendentemente da una seria quanto opportuna valutazione del rapporto costi/benefici.

La “moda” di alleggerire il Comune della gestione della maggior parte dei servizi pubblici di base sta portando i Comuni alla deriva per via della lievitazione inevitabile dei costi e fabbisogni di risorse sempre più crescenti per poi essere traslati sul groppo della comunità. Quali i motivi di tali decisioni? Semplice, l’equazione del luogo comune <dipendenti comunali = fannulloni e impreparazione> funziona sempre, sicchè il passo è breve per giustificare una iniezione di mentalità manageriale(!?) ad opera di un’Azienda a struttura privatistica che si muove sul mercato con strumenti più snelli, sburocratizzata.

Peccato, però, che, al momento di decidere tali esternalizzazioni, i nostri acuti Amministratori comunali non prestano molta attenzione ai benefici di ricaduta sui cittadini in termini di qualità dei servizi resi e in termini di riduzione delle tariffe applicate. Sarebbe bastato motivare al meglio il personale del Comune, con assessori all’altezza di combinare al meglio i fattori a disposizione, per ottenere i migliori risultati senza bisogno di svilire ulteriormente le tante professionalità potenzialmente presenti.  Percorrendo la storia degli affidamenti in house dei servizi pubblici del nostro Comune, raramente abbiamo potuto registrare, poi, un sostanziale miglioramento del servizio con una riduzione delle tariffe, anzi; la ragione, purtroppo, stà proprio nell’inesistenza del rischio imprenditoriale dal momento che gli Amministratori di queste Aziende (non eletti o scelti per meriti specifici, ma nominati dai Partiti con logiche clientelari!) sono irresponsabili dei risultati gestionali potendo porre a carico del bilancio comunale (e, quindi, della collettività!) le eventuali perdite di gestione. Non solo, manca perfino il rischio di fallimento dal momento che, nella denegata ipotesi di scioglimento della Società o di sua trasformazione, interverrebbe comunque il Comune a garantire la continuità del servizio (con i soldi dei cittadini, anche questa volta!), in barba ai principi dettati dall’economia di mercato! Credo che chiunque sarebbe in grado di gestire un’Azienda con tali prerogative, soprattutto se la politica clientelare pregusta la facilità con la quale si possono aggirare le regole pubblicistiche imposte agli Enti Pubblici in materia di assunzioni di personale o di procedure d’appalto! Inoltre, le operazioni di esternalizzazione dei servizi non hanno mai prodotto risparmi sul fronte della spesa di personale per il Comune, né tantomeno sul numero dei suoi dirigenti che, a questo punto, dovrebbero registrare un surplus rispetto ai (pochi, sic!) servizi rimasti da gestire! Se, effettivamente, si procede di questo passo, si finirà per fare a meno tanto della Giunta quanto del Consiglio Comunale, visto che un buon Sindaco potrà benissimo gestire politicamente le poche funzioni rimaste. Certo, i soloni della politica imputano tale trasformazione del ruolo del Comune in una sorta di Ente di programmazione territoriale, omettendo di spiegare che un sistema di tal fatta faciliterà la gestione clientelare e corrotta della Pubblica Amministrazione, scientemente svenduta agli organismi satelliti della Politica. Purtroppo, la riforma sulla gestione dei servizi pubblici giace da tempo in Parlamento e si può capire la ragione per via dei grossi interessi in gioco. E, intanto, noi paghiamo! Paghiamo anche profumatamente decisioni avventate come quella del BAFF a Busto Arsizio tanto che il Ministro Brunetta (bontà sua!) riconosce che ormai il Cinema è diventato un’industria e, come tale, non andrebbe finanziato con contributi statali e, aggiungo io, comunali! (rif. Corriere della Sera del 27/07/2009). Perché privilegiare allora una scuola di Cinema al posto, ad esempio, di una scuola di Musica? Forse perché fa più notizia o forse perché è tutto un Cinema, compresa l’Amministrazione di Busto? La Lega Nord è legata fortemente a tale progetto tanto che ha chiesto e ottenuto di realizzare a Milano la “cittadella del Cinema”, con oneri a carico di Roma ladrona, per diffondere le cc.dd. culture lombarde attraverso proiezioni dialettali; a parte le perplessità per questa “deriva” leghista di voler a tutti i costi spaccare il Paese con iniziative che tendono a duplicare gli eventi nazionali e padani al solo fine di ricercare una pseudo-identità culturale tutta propria, preludio al futuro e agognato separatismo, non vedo come possa inserirsi in questo assurdo gioco al rialzo del prezzo anche il BAFF di Busto Arsizio, collocato a pochi chilometri da Milano! Forse per sostenere il dialetto bustocco? E cosa potranno dire, poi, Rho, Monza o Legnano con i loro dialetti trascurati? E’ davvero avvilente assistere a tali schizofrenie obbligandoci a porre l’attenzione verso le cadenze dialettali (ai miei tempi usate da persone di scarsa cultura…!)senza che ci si accorga che, oggi, i nostri ragazzi a scuola non sanno più scrivere l’italiano!!

E, intanto, paghiamo. Paghiamo, altresì, la decisione insensata di far installare la videocamera che sorveglia l’accesso nel primo tratto di via Roma che è costato a tanti automobilisti bustocchi la bellezza di 280.000 € in cento giorni per multe rivelatesi, in molti casi, illegittime per il solo capriccio voluto da questa Amministrazione incapace di porre al centro degli interessi la tutela dei cittadini, ritenendo invece opportuno vessare con multe inutilmente elevate a carico dei disabili che transitano in quel tratto pur avendo esposto regolarmente il tagliando come prescrive la legge. L’invenzione escogitata dal Comune consiste nel ribaltare l’onere della prova, addossando all’inconsapevole automobilista disabile l’onere di dimostrare successivamente, a multa notificata, il possesso del diritto di transito, obbligandoli ad inutili spese e lungaggini burocratiche!  Davvero incredibile!!

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Pubblicato il 29 Agosto 2009
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