“La cassa integrazione per noi è un binario morto”

Cantiere fermo e preoccupazione tra i dipendenti dell'azienda che sta conducendo i lavori

Braccia incrociate e volti preoccupati al cantiere di via Morelli, al confine tra Castellanza e Busto Arsizio, dove si sta costruendo la nuova stazione-fermata di interscambio FS-FNM e ultimando i lavori dell’interramento ferroviario, parte del "nodo" Busto-Castellanza. La De Lieto srl, l’azienda con sede a Napoli che gestisce il corpo principale dei lavori con i suoi 26 dipendenti sul posto, ha inviato quindici lettere di messa in cassa integrazione ad altrettanti dipendenti, tre impiegati e dodici operai. In realtà il cantiere, nei fatti, era fermo già dall’inizio del mese. Non ci sono certezze, ribadiscono a una voce i dipendenti e i sindacalisti (si legga la dichiarazione unitaria dei sindacati). Un forte schieramento di polizia e carabinieri è sul posto dalla prima mattinata: si temeva che potessero essere compiuti gesti clamorosi, o comunque tali da interrompere la circolazione dei treni.

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Dietro la decisione di mettere in cassa integrazione gran parte del personale vi sarebbero problemi finanziari dell’azienda, che ha una decina di cantieri in giro per l’Italia, dicono i sindacalisti, al momento quasi tutti nelle stesse condizioni. Ultimamente, secondo quanto riferiscono i rappresentanti dei sindacati, c’erano problemi con il versamento dei contributi Inps, Inail e della cassa edile, non veniva più pagato neppure il vitto, fin qui garantito da una convenzione con un ristorante, e non si vedevano più nemmeno gli addetti alle pulizie dei servizi igienici del mini-villaggio di prefabbricati dove vivono i lavoratori, in gran parte del sud. «Per molti di noi la cassa integrazione è un binario morto» dice uno di loro. «Se devo tornarmene ad Agrigento, come troverò lavoro? Lì non ce n’è. Intanto qui abbiamo visto scene paradossali: ad un certo momento noi non lavoravamo più, e lavoravano solo le ditte subappaltatrici». Queste hanno altro personale, fino a raggiungere un totale complessivo sulle 80 maestranze impegnate in cantiere: sarebbero numerosi gli stranieri extracomunitari, vengono citati gli egiziani. I quali, si sa, di grandi opere se ne intendono da tempi non sospetti.

Ora, a cascata, inevitabilmente rischia di fermarsi tutta l’attività: e sarebbe una vera tegola. Il primo lotto con lo scavo del tunnel da parte della "talpa" meccanica era stato gestito da un consorizo guidato da Torno, e compiuto in tempi ragionevoli. Nei lavori di ultimazione era poi subentrata De Lieto. Già vi erano ritardi sui tempi inizialmente annunciati per la consegna dell’opera, inizialmente prevista per la primavera di quest’anno, poi slittata a dicembre, anche a causa di un serio incidente nel giugno 2008 che solo per fortuna non aveva avuto gravi conseguenze per nessuno. Se ora le cose si complicano, il "regalo di Natale" della linea interrata e raddoppiata agli esasperati pendolari delle Nord, vittime di ritardi epici su una linea sovraffollata di treni e strategica (Malpensa Express), rischia di saltare.
A questo punto, commenta il sindacalista Flavio Nossa sul posto, una soluzione potrebbe essere, visto che le Nord non avevano ancora versato l’ultima tranche all’azienda, usarla direttamente a garanzia dei redditi dei dipendenti in attesa che subentri la cassa integrazione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Ottobre 2009
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