Esce il nuovo giornalino comunale: mezza opposizione non ne sa niente

All'oscuro della pubblicazione alcuni gruppi di minoranza. "Non è il classico notizario comunale" fanno sapere dal Comune. I gruppi potranno scrivervi a rotazione, su una sola mezza paginetta

Il nuovo giornalino comunale è in uscita con un "numero zero" ma molti nell’opposizione non ne erano a conoscenza. La pubblicazione prende le mosse da quel Piano della Comunicazione filtrato in sordina in piena estate e che destinava risorse non trascurabili – 132.000 euro – a questo fine istituzionale. Il bimestrale BustoArsizio24 è impaginato secondo lo stile de "Il Sole 24Ore": è infatti con il prestigioso quotidiano economico che il Comune ha stretto importanti accordi di collaborazione per la redazione e impostazione grafica del giornalino.


Otto pagine, sei uscite l’anno in carta riciclata, è in distribuzione da ieri nelle case dei bustocchi, al costo per il Comune e i contribuenti di 13.200 euro a singola uscita, da ammortizzare attraverso la vendita degli spazi pubblicitari, per una voce annuale di spesa in bilancio comunque non del tutto trascurabile. Compensata però dal fiore all’occhiello di una collaborazione "eccellente" con la stampa che conta. Oltre a una singola pagina strettamente consiliare (troppo poco, come si vedrà), ad ogni numero dedicata ad un tema – si è partiti con ambiente e l’energia – il giornalino contiene l’editoriale del sindaco e "pezzi" vari su questioni di interesse non puramente comunale. Così si parla di infrastrutture stradali e ferroviarie in due pagine, con intervista all’assessore regionale Raffaele Cattaneo; di tessile, con i pareri di Marco Reguzzoni e di Michele Tronconi; e ancora di altre iniziative di Comune e Agesp per la famiglia, la cultura, lo sport.

«Non è un normale notiziario comunale» spiegano dall’ufficio stampa di Palazzo Gilardoni. È stato anche definito uno house organ, e se non è zuppa, è pan bagnato. Ma non ha il consueto comitato di redazione che comprende tutti i gruppi consiliari. Per questo un unico gruppo di opposizione, il PD, ha potuto scrivere il suo contributo, dietro richiesta non sua ma dell’amministrazione.
Il fatto è che sul giornalino c’è un’unica pagina destinata all’attività del consiglio comunale.  Su quell’unica pagina ci sono due colonne: una dedicata alla maggioranza, l’altra all’opposizione.
In teoria, nelle varie uscite i gruppi dovrebbero potersi esprimere… a rotazione. Sfortunatamente abbiamo in consiglio comunale due gruppi di maggioranza e, tecnicamente, sei di opposizione, contando anche la formale, ma di fatto nulla divisione Busto Civitas/Busto dei Quartieri e il gruppo misto, unito solo di nome nelle persone di Mario Cislaghi e Marta Tosi.
Risultato: per uscire con il primo numero, il sindaco ha contattato entrambi i gruppi di maggioranza per un intervento condiviso, e il solo PD per l’opposizione. Una scarpa e una ciabatta, dal punto di vista di chi oggi cade dalle nuvole. «Ma come, non ne sapevamo niente» fa Antonello Corrado per Rifondazione Comunista; in coro lo seguono l’ex sindaco Luigi Rosa per Busto Civitas («nè io nè il collega Fontana ne eravamo informati») e un irritato Audio Porfidio per La Voce della Città – «ma come si può confrontarsi solo con una parte delle minoranze? Non è corretto» dice, annunciando interrogazioni a raffica.
Per il PD, che tra l’altro con il sistema "a rotazione" verrebbe praticamente azzittito per gran parte dell’anno (perdendoci più di tutti), Valerio Mariani ricorda le perplessità già espresse: «Sono tre anni che non si scrive nulla, ci è stato chiesto un articolo e l’abbiamo fatto. Mi sembra però che il progetto sulla comunicazione in avvio di consigliatura non fosse questo, e in ogni caso il consiglio comunale» concede «dovrebbe avere più spazio delle 3400 battute o giù di lì che ci sono state chieste». Proprio il PD per primo era saltato sulla sedia chiedendo conto dello stanziamento di 132.000 euro per i dieci numeri previsti (qui la risposta del sindaco), e aveva contestato il piano della comunicazione voluto dal Comune.
Un caso di divide et impera? A pensar male, dice il divo Giulio, si fa peccato, però facilmente ci si azzecca. E più d’uno ha già l’impressione che il consiglio comunale sia stato in qualche misura privato di uno strumento di comunicazione che di norma gli competerebbe.


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Pubblicato il 29 Ottobre 2009
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