Ferno-Lonate: “La navetta? E’ fortissima”, ma semivuota

Inaugurato due settimane or sono, il collegamento su ferro Busto-Malpensa è ancora poco utilizzato da fernesi e lonatesi. La potenzialità tuttavia c'è: e anche il gradimento da parte dell'utenza, sembra

Ferno-Lonate, la ex stazione fantasma, resta per ora relativamente sottoutilizzata, anche una volta fatta entrare in funzione dopo dieci anni di attesa dal suo completamento.
Peccato, perchè la navetta Busto-Malpensa piace e torna utile, sia pure per un’utenza ancora limitata. A due settimane dall’inaugurazione in pompa magna del servizio, dalla "navetta" scendono in pochi: comprensibile per un collegamento che comunque non è diretto. Da Milano, tuttora, si fa prima in auto, eccetto che all’ora di punta. Cionostante in biglietteria ci fanno sapere che in mattinata sono stati staccati una trentina di biglietti. I treni sono quasi puntuali. Alle 17,22 dalla direzione di Busto scende in tutto e per tutto una ragazzina, attesa dal papà. Un’ora dopo scenderanno in cinque o sei.

Federico ha perso il treno verso Busto, aspetta un’ora in sala d’attesa. Di Ferno, abita vicino alla stazione: ha passato dieci anni a chiedersi a cosa servisse. Ora vive gran parte della settimana a Milano, dove studia a Brera. «La navetta l’ho provata due volte, è fortissima» dice. «Prima a Busto dovevo farmi accompagnare, più di un quarto d’ora in auto. Adesso in meno di cinque minuti sei lì. È presto per dire se viene più o meno gente, devo dire che è già più di quanto ci aspettavamo. Pensavo che avremmo avuto un paio di navette al giorno nelle due direzioni, uno ogni ora direi che va bene».
Deborah («con l’acca») ed Elisa («senza», a scanso di equivoci…) sono due amiche adolescenti in arrivo da Busto. Se per Federico la navetta è strumento di suo settimanale, per loro è ormai un elemento quotidiano. «La prendiamo la mattina per andare a scuola, il pomeriggio per andare a trovare gli amici». Buone notizie per Busto, che con quella stazione Nord vicina al centro città può farsi polo attrattivo interessante, grazie a una nuova mobilità. Gli studenti poi sono per ora il pubblico di riferimento del servizio, più che i pendolari. «Sono ancora in pochi a usarla la navetta però» ammettono le due giovanissime «perchè noi abbiamo l’istituto vicino alle stazioni, arriviamo lì alle otto, ma altri con gli orari che ci sono e un solo treno non possono arrivare in tempo». E allora via ancora di motorini, moto, bus, accompagnamenti in auto.

Linda e moderna anche dopo gli anni dell’abbandono, forse un po’ asettica, la stazione fa un po’ un effetto da deserto dei Tartari fra un treno e l’altro. Non può essere documentata per immagini, almeno all’interno. Verboten. «Perchè?» «Perchè lo dico io» è la risposta. In realtà un motivo c’è: un regio decreto del 1941, poco noto, che all’epoca aveva qualche comprensibile ragione militare (si era nel pieno della seconda guerra mondiale e del regime fascista). Mai abolito, è stato "rispolverato" con i giri di vite delle norme antiterrorismo per i cosiddetti "siti sensibili". Vietato fotografare treni, stazioni e così via. Diritto di cronaca limitato, e spallucce dei malintenzionati di ogni risma, cui nei luoghi davvero "sensibili", in quanto affollati, basterà un cellulare per aggirare impunemente la norma. In verità, per fotografare il modo c’è: basta avere una preventiva autorizzazione. Altrimenti, ciccia.

Ce ne facciamo una ragione e non pubblicheremo immagini della navetta voluta dall’assessore regionale Cattaneo per ovviare ai ritardi dell’interramento di Castellanza e porre fine alla grottesca situazione che vedeva sfrecciare nella stazione un Malpensa Express ogni mezz’ora senza mai fermarsi. Dio sa quanta fatica ha fatto la stessa Busto Arsizio , con i suoi ottantamila abitanti, ad ottenere prima una, poi due fermate orarie del semivuoto "treno dedicato" che collega Milano e l’aeroporto, ex hub in cerca di rilancio. A Ferno e Lonate intanto, l’apertura della stazione ha cambiato almeno in  parte le abitudini locali, in attesa che con l’apertura del tunnel di Castellanza l’intero tronco ferroviario veda portate a pieno regime le sue potenzialità. Si aspetta insomma che il brutto anatroccolo della "stazione che non c’era" diventi cigno

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Pubblicato il 31 Ottobre 2009
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