“Sull’immigrazione il Pd non deve aver paura”

Giuseppe Civati ha presentato alla libreria Borgano il suo libro dedicato al fenomeno migratorio in Lombardia

Il Partito democratico non sa comunicare o non ha niente da comunicare? È questa la domanda centrale intorno alla quale si è sviluppato un dibattito appassionato ieri sera, lunedì 30 novembre, in occasione della presentazione di "Regione straniera. Viaggio nell’ordinario razzismo padano" (ed. Melampo, 12 euro, 152 pagine) di Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd. Nella Galleria Boragno un pubblico sicuramente autoselezionato, come spesso capita in queste occasioni, composto principalmente da dirigenti, militanti e simpatizzanti locali del partito ha ragionato con l’autore in merito al fenomeno dell’immigrazione in Italia e in Lombardia, ma anche al ruolo e agli errori del Pd. «In questa regione ci sono tanti stranieri (sono 904.816 all’1 gennaio 2009 secondo Istat, ovvero il 23 per cento sul totale degli stranieri in Italia, ndr) – esordisce l’autore -. Formigoni ha scelto la strategia di non affrontare il problema e di appaltarlo alla Lega. Ma anche il Pd ha scelto di non occuparsene per paura. Ieri, dopo la proposta di Castelli di mettere la croce sulla bandiera, mi sarei aspettato una presa di posizione molto più forte da parte del mio partito».

Difficile secondo Civati e alcuni dei presenti intervenuti con domande, riflessioni e provocazioni contrastare la Lega sul piano comunicativo. «Il luogo comune è diventato ormai la proposta politica ed è difficile recuperare terreno. Ora anche Gianfranco Fini si è appropriato di questi temi. Mi spiace, ma finché non mi dice che cosa ci faceva al G8 di Genova e se lui è il Fini dei tortellini o della legge Bossi-Fini non gli crederò». È quindi in questo contesto politico che il Pd sembra avere difficoltà , "balbetta a annaspa" sostiene un signore dal pubblico, a trovare una posizione comune e chiara e un modo per comunicarla. «Dovremmo almeno dire qualcosa – provoca l’autore -. Insomma far vedere che ci siamo, che siamo presenti e imparare a sfatare i luoghi comuni. Una soluzione potrebbe essere sfidare la Lega a ragionare sull’utilità delle sue proposte. Non è vero che gli immigrati mettono a rischio il nostro sistema di welfare o che le ronde servono. Iniziamo a fare infomazione corretta e a rispondere con proposte. Non le "ronde democratiche", un’idea che non perdonerò al Pd, ma un investimento economico e non solo sulle associazioni di vicinato. Pensiamo al caso del "comitato delle sedie" a Milano e prendiamo esempio da li». Per Civati l’unico terreno sul quale si può, se non vincere subito, giocare è quello delle «proposte concrete. Gli ideali e il buonismo non bastano in un paese incattivito. Certo ci sono delle cose giuste da fare a prescindere, ma dobbiamo anche renderci conto che la gente ha paura e vede lo straniero come un "ladro di futuro". Per questo il Pd deve iniziare ad esserci, così come lo è la Lega, sul territorio, con umiltà».

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Pubblicato il 01 Dicembre 2009
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