Nell’oratorio il vero cuore di Borsano

La struttura della parrocchia, a pochi metri dal disastro, si è trasformata in una vera e propria unità di crisi grazie ai volontari. Tutti, dagli sfollati ai soccorritori, hanno trovato accoglienza, nello spirito che è proprio di don Mauro

esplosione a busto arsizio, il giorno dopoAncora una volta il vero cuore di Borsano, comunità di quasi diecimila abitanti, è stato la parrocchia. Il grande motore della solidarietà pulsava nei locali dell’oratorio (nella foto la famiglia Zhu con gli psicologi nel cortile), adibiti a unità di crisi dove hanno trovato spazio e accoglienza gli sfollati, i volontari della protezione civile, i Vigili del Fuoco, il sindaco e gli assessori ma anche la stampa. Per tutto il giorno, mentre fuori si lavorava alacremente per tentare di salvare la vita alle persone rimaste intrappolate sotto le macerie della palazzina crollata al numero 9 di via San Pietro, nei caldi locali del bar trovavano rifugio le persone che erano state allontanate precauzionalmente dalle proprie case. Al piano superiore si susseguivano gli incontri tecnici e di coordinamento tra sindaco e forze di sicurezza, nel campo sportivo è atterrato l’elicottero della Croce Rossa pronto a trsportare i feriti mentre nei locali della ex-bocciofila si allestiva la camerata per poter riposare durante la notte, tra un turno e l’altro.

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A partire dalle 8 di ieri mattina Ornella e altri dicei volontari hanno lavorato senza sosta per offrire accoglienza e umanità alle persone disperate: «Ancora una volta Borsano si è dimostrata una comunità solidale – ha sottolineato Ornella, consulente legale della parrocchia – e la parrocchia con i suoi volontari è stata capace di offrire un importante sostegno a tutte le attività che si sono svolte». A mezzogiorno di ieri, grazie alla collaborazione della rosticceria di fronte alla parrocchia hanno servito cibo per 50 persone.

Il ringraziamento del sindaco durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio, giovedì, era più che meritato. L’oratorio di Borsano ieri, nel giorno più difficile che il paese abbia vissuto negli ultimi anni, ha funzionato come vera e propria unità di crisi. Tutti si sono messi a disposizione di tutti senza remore e senza fare alcuna differenza tra italiani e stranieri: «Borsano ospita un numero importante di stranieri – sottolinea Ornella – qui siamo abituati e la linea di don Mauro Magugliani è da sempre improntata all’accoglienza e all’assistenza dei più bisognosi. Come caritas siamo attivi nei confronti di marocchini ed ecuadoriani che qui sono numerosi. Discorso a parte per i cinesi e ieri ne abbiamo avuto la conferma: stanno molto sulle loro, ieri abbiamo offerto la possibilità di bere un tè caldo ma hanno gentilmente declinato l’offerta. Quello che mi ha colpito – prosegue Ornella – è la loro dignità e compostezza di fronte ad una tragedia che li ha colpiti duramente». In molti non sapevano che lì viveva una famiglia cinese proprio per la loro capacità di autosufficienza. Mai sono stati visti avvicinarsi alla caritas, tutti hanno un lavoro e la casa spazzata via dall’esplosione era di proprietà della famiglia Zhu, acquistata con la fatica e con il sudore.

Il cuore di Borsano pulsa ancora oggi e già dalle 7 il bar è aperto per offrire un momento di ristoro, pausa e socialità per tutti mentre gli sfollati tornano a prendere le proprie cose in attesa della verifica della stabilità degli edifici che sancisca in maniera definitiva il rientro nelle abitazioni per chi può. La famiglia Zhu, invece, una casa non ce l’ha più e alle 9,30 era ancora in via San Petro, unita più che mai e accompagnata da due psicologi della Prociv. Forse hanno chiesto aiuto, una volta realizzata la tragedia, mentre all’inizio della via, attaccato ad un palo, c’è il manifesto funebre di Stefania, la diciannovenne rimasta vittima dell’esplosione. Probabilmente l’ha affisso la famiglia per lanciare un segno che dice: «Anche se non ci vedete il nostro dolore è qui, con Stefania».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Dicembre 2009
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