Borsano: “la piazza è un caos, anche i mezzi di soccorso ci si sono persi”

I negozianti ricordano al Comune che il commercio si spegne per mancanza di passaggio da quando piazza Toselli è stata chiusa, tagliando in due il rione. E anche i soccorritori avrebbero avuto difficoltà

Scene di disorientamento da urbanistica alla bustocca,anzi alla borsanese. Succedeva giovedì mattina subito dopo l’esplosione di via San Pietro, mentre i mezzi di soccorso affluivano. A descriverle sono i negozianti di piazza Toselli, ormai furenti dopo anni di declino del movimento e degli affari – da quando, nel 2004, la piazza fu "riqualificata". Operazione poi ripetuta in piazza Giovanni XXIII a Sacconago, con esiti non migliori – ma almeno lì non c’erano negozianti a lamentarsi. Da un punto di vista estetico ci si è guadagnato, visto che al parcheggio selvaggio sono subetrate panchine e alberi, ai fumi di scappamento il ronzio delle biciclette: ma per chi lavora sulla piazza è stato un problema. E anche per chi arrivava da fuori, fidando nella (dubbia) infallibità dei navigatori satellitari. Ci casca persino Google Maps, che indica i sensi unici ma non l’intransitabilità della piazza. Chi non conosce la zona, può vedere come stanno le cose solo di persona, o… dal pc con l’ottimo Google Earth (si veda la foto, risalente al 6 maggio 2008). I mezzi in arrivo dalla direzione di via Canton Santo, con i conducenti convinti della traversabilità della piazza, hanno così dovuto farsi spiegare la strada per… circumnavigare mezza Borsano. Non sarà come passare Capo Horn controvento, però un’ambulanza, a quanto ci dicono, ha dovuto caricare una ragazza perchè facesse da guida in questa terra sconosciuta allo stradario "in tempo reale". Purtroppo per le vittime, Andrea e Stefania, era già tardi comunque.

Non è tardi invece per ripensare all’organizzazione della piazza, martellano i commercianti. Qui non è la stampa che va a caccia di "spigolature" nel quartiere ferito dal dramma: sono i negozianti che vanno a caccia di giornalisti, e se ne trovano uno, lo catechizzano a dovere. «Picchiate, picchiate duro» ci dice il più esasperato, Giuseppe Tarantino, padrone della ferramenta. «Sono due mesi che ho chiesto un appuntamento al vicesindaco e ancora aspetto. Non mi bastava la faccenda della Rutil di Lonate Ceppino (in cui è creditore, ndr), no: qua se va avanti così, con la piazza chiusa, rischiamo di chiudere anche noi, e ho quattro operai. Il sindaco e gli assessori quando sono venuti qui sono passati dall’altra parte, da piazza Gallarini, per non vedere. Anche Ascom, dica qualcosa».
Nella tabaccheria-ricevitoria, Fabio Carraro ha a sua volta qualcosa da dire. «Quando si è fatto l’intervento sulla piazza non si era saputo nulla di preciso. Si era fatto un incontro, prima, ma non fummo invitati noi esercenti. Quando abbiamo cominciato ad eccepire, ormai era tardi. Contiamo a questo punto che si riapra un passaggio, è assurdo far fare certi giri dell’oca, il quartiere è troncato in due». Laddove prima vigeva la legge della giungla (d’asfalto), ora c’è una piazzetta tanto gradevole per pedoni e ciclisti quanto scomodissima per chi si muove in auto. A riprova che la cultura della "mobilità dolce" è tutta da creare, i negozianti lamentano perdite paurose di giro d’affari. Può essere che non sia solo la piazza: anche la crisi, i super e ipermercati ci hanno messo del loro, è chiaro. Ma il -40% che Fabio denuncia è cifra allarmante. Come lo sono le chiusure di esercizi di quello che dovrebbe invece essere un centro naturale di determinate attività. «Ha chiuso il panettiere, Colombo; poco distante da qui ha chiuso un bar; anche il circolo San Pietro è stato costretto a vendere, ora c’è un asilo privato». Segno, se non altro, che un po’ di vita c’è. Ma è vita a quattro ruote, fin dalla più tenera età. «Intanto ci manca anche l’illuminazione, siamo stanchi di bussare in Comune e di avere solo impegni vaghi».

In edicola Salvatore Mendola e Giovanna Borrometi si uniscono al coro degli scontenti. «Piazza Toselli fu chiusa raccogliendo delle firme di residenti, ma contro la volontà dei commercianti» ricorda. «Qui non è come in centro» («non siamo in piazza del Duomo» dirà Fabio), «nel complesso ancora ce la caviamo come edicola, ma non c’è il passaggio di prima. manca completamente il parcheggio tra l’altro» – qui tutte le vie sono strette ed è comunque difficile immaginare dove poterla lasciare, l’auto. «Qualche speranza se non altro ce l’hanno data, mostrandoci una bozza di progetto per risistemare l’area». Per garantire il passaggio sul lato nord della piazza basterebbe abbattere un paio di panettoni, trasferire una pianta o due, allargare uno scivolo. I sensi unici potrebbero essere rivisti.

Frattanto, via San Pietro, che sbocca sulla piazza, è tornata alla normalità dopo i giorni delle macerie. Quasi tutte le case sono di nuovo abitate, le auto passano a venti all’ora, quasi sfiorandole. Il civico 9, distrutto dall’esplosione, pare uno scavo di Pompei. Dietro le inferriate che delimitano la zona pericolante, un gatto si ferma, la zampetta a mezz’aria, sorpreso da un flash. Per lui, almeno per lui, la vita, è dove le auto non passano.

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Pubblicato il 09 Dicembre 2009
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