“Un anno dopo lo sfratto, siamo ancora divisi”

Il destino di una famiglia che per morosità ha perso la casa popolare, stretta fra redditi irregolari e affitti impossibili

C’era una volta una famiglia come tante, che viveva nelle case popolari… c’era, e quasi non c’è più. A vari mesi dallo sfratto, degli ex inquilini che ci hanno chiesto l’anonimato vivono ancora in una situazione di netta precarietà per il presente e per l’avvenire. E divisi, sotto tetti diversi gran parte del tempo. È lei, madre di figli ancora minorenni, a ricapitolare la situazione. "Buttati fuori" dalla casa in cui risiedevano da molti anni causa una protratta situazione di morosità, resa definitiva dalla perdita del lavoro del capofamiglia, si sono ritrovati divisi. Lei dalla madre con i ragazzi, lui dopo i primi tempi persino in auto, tramite amici si è in breve, per fortuna, trovato una qualche sistemazione.
Con la necessità improvvisa per chi fin lì se l’era cavata, sia pure a buon mercato, grazie ai regolari stipendi di lui, è giunta l’arte di arrangiarsi. Entrambi i coniugi, non più ragazzi, hanno ritrovato un impiego: precario, precarissimo, in ambo i casi. Anzi: ufficialmente invisibile e inesistente. Eppure qualche centinaio di euro lo porta. E a lui ha portato anche un tetto sulla testa, cortesia del datore di lavoro ma lontano vari chilometri da quello di moglie e figli. Questo è quanto.
«Al momento siamo una famiglia divisa, il nostro unico desiderio è di tornare ad avere un tetto comune» dice la donna. Sì, ma come? «Non abbiamo fatto altre domande ad enti vari: viste le esperienze, se dobbiamo "dare da mangiare" a qualcuno, tanto vale che sia un privato». Gli affitti però sono proibitivi. E dal gorgo del lavoro sottopagato e senza diritti ben difficilmente si esce. Intanto «i servizi sociali ci sentono a volte… e soprattutto no». E scatta la rabbia, fatta di parole forti e giudizi aspri, di chi da un anno è in attesa di un colloquio con le massime autorità comunali che per un motivo o per l’altro fin qui non è riuscito ad avere. E per carattere non è abituato a sopportare e subire.
Ci risparmiamo le invettive, facciamo la tara all’ira di chi "è rimasto indietro"; ci ricordiamo che non è solo, ma è una magra consolazione. Altri li seguiranno presto, se l’andazzo non cambia, avvertono preoccupati coloro che seguono queste situazioni da vicino. Si dirà che per ora sono pochi, ma le morosità sono numerosissime. Gli enti pubblici hanno seguito una linea di rigore e recupero degli affitti, i privati hanno tenuto i prezzi a livelli difficilmente compatibili con le magre paghe dei più. Se gli sfrattati non diventeranno un domani legione, dal settore privato a quello pubblico, lo si dovrà a un’opera che rimane affidata alla politica, nazionale e locale, più e prima che ad un’economia che, lasciata a se stessa, arranca e annaspa nel vuoto.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 19 Gennaio 2010
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.