Polizia locale allo specchio, fra rilancio d’immagine e quotidiane difficoltà

Si festeggiava mercoledì anche a Busto la ricorrenza di San Sebastiano, patrono del corpo. Assemblea e brindisi comune, con un pensiero al tema della formazione del personale e uno al rapporto con i cittadini

Festa anche a Busto Arsizio in occasione della ricorrenza di San Sebastiano, patrono del corpo della Polizia Locale. Scelto forse non a caso, viste le frecciate che sui vigili urbani piovono regolarmente. Non l’elaborata occasione pubblica vista in altre realtà del Varesotto, ma un ritrovo fra colleghi, con un’assemblea per affrontare i temi del momento e un brindisi e una mangiata in una nota birreria-pub giovane e trendy di via Lonate per sollevare gli spiriti, non sempre alti in un mestiere che offre avare soddisfazioni e una buona dose di impopolarità e grane da risolvere. Il momento festivo non dimentica la necessità di riflettere sulla propria missione. 
Alla stampa locale i sindacalisti di SdL-intercategoriale espongono un quadro in chiaroscuro. Fausto Sartorato per gli agenti "indigeni" bustocchi, e Antonio Barbato, direttore della Scuola di formazione del corpo a Milano (la maggiore d’Italia), lanciano qualche riflessione sui rapporti con le amministrazioni e con i cittadini. «Questa festa è un riconoscimento minimo per chi quotidianamente è sulla strada, a contatto con la gente, purtroppo anche multandola, ma ci sono regole da far rispettare» premette Sartorato. «Abbiamo tenuto un’assemblea, mi spiace che il sindaco non abbia speso una parola, non dico qualcosa di più, per l’occasione, però l’assessore alla sicurezza (Fazio ndr) è stato attento e disponibile per quanto gli era possibile». Al concorso per sei posti da agente di Polizia Locale si presenteranno in oltre 400 (le iscrizioni sono ancor aperte): com’è che Busto "piace" tanto nonstante grane sindacali e beghe politiche? «Succede mentre dal governo ci ripetono che non c’è la crisi… Ecco la realtà: la caccia al posto fisso».  Possibilmente in divisa, con fischietto, paletta e blocchetto a portata di mano.

Barbato è, a modo suo, in tour promozionale. Due libri recano la sua firma: "Genesi ed evoluzione della Polizia Locale", un vero trattatello storico di tutto rispetto, con riferimenti alle singole realtà di vari Paesi del mondo; e "Deontologia professionale e servizio della Polizia Locale", un agile manuale per la formazione del personale. Numerose le copie distribuite gratuitamente: e i volumi saranno prossimamente promossi anche a Varese. Barbato è uno con una storia alle spalle: mobbing subito e denunciato, lotte durissime (anche in tribunale) in particolare con l’amministrazione del sindaco Albertini, licenziamento a causa delle vertenze insorte per la sua attività sindacale e reintegro per ordine del giudice. «Sulla formazione dell’agente di Polizia Locale non si spende molto» osserva «cerchiamo comunque di portarla avanti. Ai miei detrattori per ragioni politiche ho mostrato, tenendo duro a dispetto di tutto, che sapevo fare il mio mestiere con competenza. Ora con questi libri cerchiamo di fare cultura, ma sì diciamolo: un marketing del corpo di Polizia Locale, perchè no». Uno anche "mediatico" Barbato come si vede, da buon sindacalista: anzi, raccomanda anche come trattare con i giornali, fra i suggerimenti ai colleghi contenuti nei testi. Oltre a rinverdire la storia dei vigili urbani, «un corpo antichissimo, che di fatto esisteva già nell’impero romano».

L’automobilista e il vigile: rapporto complicato. Peggiorato, da qualche tempo? «Oggi i conducenti di veicoli sono più stressati di quindici, vent’anni fa. Aumenta la suburbanizzazione, il pendolarismo» analizza sempre Barbato. «Più code, più traffico. È cambiato anche il rapporto in relazione all’infrazione: è percepita come meno grave. Si passa col giallo, a rischio magari di causare un mortale per due minuti in meno di viaggio, non si indossa il casco o la cintura di sicurezza, ma senza comprendere il rischio per la sicurezza propria ed altrui». L’automobilista forse è più concentrato sul rischio per il portafogli, che con le varie supermulte avverte come una minaccia molto concreta. Dimentica intanto quanto i duri numeri ci insegnano. «A Milano ogni anno muoiono 100 persone in incidenti stradali, contro 36 per omicidio. Servizio di prossimità, sicurezza, sono buoni concetti, ma vogliono dire anche e soprattutto attenzione alla strada, non solo andare a sbaraccare il campo nomadi». Le esigenze della politica si scontrano con quelle reali: l’insicurezza percepita con quella effettiva. Non si tollerano la mendicità al semaforo o l’assembramento in condizioni indegne di paesi civili; ma si tace di fronte alla strage terribile delle vittime della strada, per lo più giovani e giovanissimi, considerandola un tributo inevitabile al regno della velocità.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Gennaio 2010
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